venerdì 6 gennaio 2012 - paolo

Ma cos’è questa crisi?

E' vera crisi o è solo tutta suggestione? Ormai da un paio di mesi su tutti i media, pubblici e privati, imperversa inesorabile e sfiancante la lamentazione della crisi che attanaglia il nostro paese.

E' un bollettino di guerra aggiornato giorno dopo giorno sullo spread con i "bund" tedeschi che ci costa, di interessi da pagare, cifre esorbitanti oltre a paventare il rischio di un default come la Grecia.

Chiudono migliaia di partite iva, il mercato interno è in recessione ormai conclamata con un -0,2% di previsione sul PIL 2012, il precariato è in aumento così come la disoccupazione data oltre l'8%, con le solite riserve su come viene stimata dal momento che anche coloro che per disperazione non si iscrivono più nelle liste di collocamento vengoro trattati statisticamente come occupati (solita perla tutta italiana).

Le ore di cassa integrazione, crudo indicatore del malessere delle nostre aziende, nel 2011 si sono avviate a sfiorare la soglia di 1 miliardo, nel sud oltre il 30% dei giovani al di sotto dei 35 anni è ufficialmente disoccupato con punte che sfiorano il 50% in certe aree tradizionalmente sofferenti; al nord gli imprenditori si suicidano perché non possono pagare gli stipendi ai loro dipendenti.

Insomma, per farla breve, il quadro economico generale del paese è sotto una tempesta che non risparmia nessun settore e nessuna parte del territorio nazionale, con disomogeneità a macchia di leopardo ma colpendo duro ovunque. Eppure appena due mesi orsono, ufficialmente per bocca del nostro (mai compianto) ex primo ministro Silvio Berlusconi e la sua triade di grandi "economisti " Tremonti, Sacconi e Brunetta, l'Italia stava meglio di tutti gli altri paesi europei, eravamo quasi ricchi avendo un patrimonio procapite superiore a Germania, Francia ,Inghilterra e ovviamente a tutti gli altri sfortunati paesi che non potevano vantare una squadra di così valenti ministri.

Silvio Berlusconi, giornalmente sulle testate mediatiche di cui dispone direttamente o indirettamente, ovverossia quasi tutte, invitava gli italiani ad essere ottimisti e a "spendere, spendere, spendere ". A chi si permetteva di fargli notare, forse troppo timidamente, che mentre lui straparlava il paese stava andando allegramente a p****, il beffardo ribatteva che tutto era frutto della propaganda dei soliti "comunisti" sabottatori, nemici del paese, squadernatori del grande e tradizionale ottimismo italico che ha fatto le fortune del nostro paese e che bastava guardare i ristoranti tutti pieni per scoprire l'inganno.

Insomma era tutto frutto della suggestione, nefanda e biricchina, di quei farabutti che volevano minare il governo del "fare", il governo che si apprestava a varare infrastrutture bibliche come la TAV ed il ponte sullo stretto di Messina, dal probabile nome di "Ponte Silvio" a memoria per i posteri del grande "statista", magari un po' discusso, ma senz'altro il più grande che l'talia abbia mai avuto.

Poi improvvisamente, ad un passo dal crollo, davanti alla cruda realtà che descriveva matematicamente lo stato del paese, di fronte al commissariamento che l'Europa ci ha imposto, pidiellini e leghisti, inseparabili compagni di merende, hanno ceduto il passo al Presidente Giorgio Napolitano che in fretta e furia ha battezzato il nuovo governo di salvezza nazionale presieduto da Mario Monti. E qui siamo oggi.

Un epilogo frustrante che però non ha impedito a qualche impunito dell'ex maggioranza di dire che sì, va bene, loro lo sapevano, erano al corrente della crisi in atto ma la negavano per non demoralizzare gli taliani, per non infondergli la sfiducia che avrebbe creato ulteriore crisi. Insomma lo facevano per il nostro bene. A pensarci bene abbiamo vissuto gli ultimi anni come dentro al ritornello di Rodolfo De Angelis, antico cantautore e musicista dei primi decenni del Novecento che con i suoi "pararaparapa, bubu, bebe" dava colore e ritmica alle sue composizioni.

La sua canzone più famosa, interpretata con maestria unica, è senza dubbio "Ma cos'è questa crisi?", una specie di scioglilingua dai ritmi vertiginosi. Ecco, gli italiani hanno vissuto in un "caffè concerto" gli ultimi tre anni, ma adesso tutti sappiamo, finalmente, cos'è questa crisi e chi dobbiamo ringraziare. Speriamo che nessuno se lo dimentichi.




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