martedì 18 giugno 2013 - paolo

M5S, decisa "sentenza online" nel processo Gambaro

La senatrice Adele Gambaro rimandata al giudizio dei "grandi elettori".

Alla fine, dopo un penoso travaglio durato complessivamente sei ore, con una diretta streaming prima annunciata e poi, con buona pace della trasparenza, annullata (mi riferisco a quella decisiva in seduta congiunta dei parlamentari pentastellati) la montagna ha partorito il topolino.

Alla senatrice, scusate, alla "cittadina" (fa molto più rivoluzione francese) Adele Gambaro, è stato imputato di avere pubblicamente sputtanato il leader maximo Beppe Grillo. Pena richiesta l'espulsione dal movimento. Il processo, indetto lunedì 15 giugno alle ore 18.00 e conclusosi verso le 24.00, ha rimandato la Gambaro al giudizio definitivo della "Corte Suprema Grillina", ovvero ai 20.000 iscritti al blog-partito di Beppe.

La decisione è passata, secondo fonti giornalistiche, dopo i 79 voti a favore dell'espulsione espressi dai "talebani ", ovvero i duri e puri seguaci del capo, contro i 42 voti dei "dissidenti ", i morbidi a favore dell'assoluzione perché il fatto non sussiste. Ci sono stati pure 9 astenuti di cui francamente non si capisce la ratio, dal momento che si votava su un principio fondante del movimento, il fatto cioè di mettere in discussione il fondatore Beppe Grillo non ovviamente come figura ma come comunicatore.

Quindi, mentre Ponzio Pilato Grillo se n'è lavato le mani non prima però di aver lanciato il suo anatema o fatua che dir si voglia, la sentenza diventerà, come tutta la vita politica del M5S, oggetto di votazione online. Siccome mi sento di escludere che almeno una parte non propenderanno per l'assoluzione, mi chiedo se Grillo chiederà poi anche l'espulsione degli eventuali votanti online "dissidenti", magari indicendo una nuova consulta che, potendo esprimere altri dissidenti, verrebbe poi ecc... Insomma, se non ci danno un taglio, di questo passo rimangono quattro gatti, Casaleggio compreso.

Ma vediamo le ragioni degli uni e degli altri, tenendo presente che i termini "talebani e dissidenti " sono proprio utilizzati dai pentastellati medesimi e non sono una mia invenzione. Fonte rivelatrice Paola Pinna , parlamentare del M5S, di cui parlerò in seguito e sulla quale il talebano Manlio Di Stefano, lo stesso che ha definito Adele Gambaro "elemento tossico e nocivo", si è espresso così: "sembra Cosetta dei Miserabili laureata".

Secondo Nicola Morra e Vito Crimi, due talebani capigruppo al Senato, non si può mettere in discussione colui che ripone il proprio nome (direi meglio il copyright) sul blog-partito. Sarebbe come mettere in discussione il simbolo, la bandiera, la casacca di appartenenza, ovvero la negazione dell'essenza stessa del movimento, della propria identità. Argomento indubbiamente suggestivo se non fosse che il problema è proprio tutto lì, nel senso che è una ammissione di un limite intrinseco nella "governance" del movimento, che si trova tutto appiattito sulla parola del fondatore. Parlare di democrazia con una premessa del genere lo trovo alquanto arduo. Comunque, per statuto (non statuto o per accettazione in sede di adesione al M5S , non sono ammessi ripensamenti ed il reato di "lesa maestà" prevede l'espulsione immediata. In sostanza per un principio di coerenza.

Secondo i "dissidenti ", la strategia comunicativa del fondatore basata su un linguaggio eccessivamente colorito, per non dire triviale, nuoce gravemente al movimento stesso, producendo l'impatto mediatico devastante che ha portato al crollo delle elezioni amministrative. Quindi non è uno strappo alla linea politica ma una critica alla modalità con cui Grillo comunica verso l'esterno riducendo l'area del consenso e creando imbarazzi anche nei rapporti interni al Parlamento. Insomma par di capire che Gambaro ed altri sostengano che, passando dalla fase propulsiva di movimento antisistema a quella di partito politico con responsabilità istituzionali, anche il linguaggio del Beppe deve adeguarsi.

Paola Pinna, evidentemente dissidente, in un'intervista concessa a Piazza Pulita rilascia una dichiarazione al cui confronto quella della Adele Gambaro è zucchero filato. È lei a descriverci l'inferno in cui è piombato il M5S, dove ogni parlamentare è sottoposto a continui test di idoneità sul livello di "fidelizzazione " alla causa, ovvero al capo. Confessa Pinna al giornalista che la intervista: "Ti chiedono (i talebani) perché si vota, o perché no, c'è una brutta atmosfera, subito ti dicono 'allora tu vuoi i soldi, lo fai per la diaria', vogliono delegittimarti" e conclude: "finché ci saranno talebani ci saranno dissidenti", che conforta il mio sospetto di una spirale senza fine. Francamente in confronto l'intervista della Gambaro fa sorridere. Se per lei è stata richiesta l'espulsione, quale sarà la sorte prevista per la povera Pinna? Facendo una proporzione dovrà baciare i piedi dell'oracolo e fare pubblica ammenda, magari confessando l'abuso di alcolici o stupefacenti. Poverina, al limite dello strizzacervelli.

A venire incontro ai "talebani" del M5S, nella stessa trasmissione di Piazza Pulita, è indovinate chi? Walter Veltroni, ma sì proprio lui, Walter l'Africano, uno dei padri distruttori della sinistra italiana. L'argomento è il seguente: tutti i partiti nella fase iniziale si chiudono a riccio, temendo infiltrazioni , strumentalizzazioni ecc... e quindi le espulsioni sono un mezzo per selezionare una classe dirigente del partito omogenea. Ha confessato il disgraziato, ha confessato lo sbarramento di quelli buoni per favorire i polli in batteria e così ci siamo ritrovati in braghe di tela. Con questo giudizio solidale, fossi un grillino farei un fioretto alla Madonna, quando Walter parla tutti si toccano.

Ma adesso che succederà al M5S? E chi lo sa! Ormai il giudizio sulla Gambaro è ininfluente, la spaccatura di fatto è già avvenuta, dubito che Grillo sia in grado di risaldarla. Per farlo dovrebbe abbandonare la linea dello sproloquio e darsi una spennellata di bon ton, assumere un tono istituzionale, partecipare più attivamente e non mandare il comunicato dal blog, ma così potrebbe trasformare i talebani in dissidenti e viceversa e allora... 

Chiudo con una considerazione che a molti può suonare fessa ma chi ha avuto la ventura (o sventura) di leggermi, e giustamente criticarmi, sa che non è una menzogna. Non sono affatto contento se il M5S finisce a puttana in questo modo, non l'avrei mai votato a causa soprattutto, ma non solo, di un difetto di fondo, ovvero la mancanza di democrazia interna, ma la ritengo una occasione perduta. Di positivo c'è da dire che ha messo un bel tarlo (leggi strizza) nel cervello della partitocrazia, rimane tuttavia il rimpianto per quello che poteva essere e non è stato. Adesso ci rimane sperare nella giustizia degli uomini o in quella di Dio.

 




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