venerdì 27 gennaio 2017 - Elena Ferro

Luoghi di culto, luoghi di streghe a Piverone

Lo ammetto, dal sovrannaturale mi sono sempre sentita attratta, chi non lo sarebbe. Per semplice curiosità, paura o ricerca personale.

Insomma, le ragioni possono essere molte perché la verità è che, a parte le convinzioni dogmatiche che pure hanno un valore per chi le accetta come tali, non sappiamo, non abbiamo alcuna contezza di cosa ci ruzzoli intorno ogni giorno, intorno a noi, alle nostre esistenze.

Ma sappiamo che esiste, anche se non lo percepiamo.

La realtà esiste nella mente umana e non altrove.
(George Orwell)

La realtà è quella cosa che, anche se si smette di credervi, non scompare.
(Philip K. Dick)

Ha ragione Orwell o Dick? O entrambi?

 

La realtà è dunque soggettiva o oggettiva?

Una bella domanda. Qualunque cosa decidiate di rispondere, sappiate che ciò che definite per la realtà varrà anche per l'irrealtà, perché sono speculari.

Prendete la storia delle masche, le streghe piemontesi. Donne ai margini della società cui le credenze dei tempi hanno attribuito in sequenza poteri magici, straordinarie capacità di influire sulle vite delle persone, da vive e da morte, poteri di guarigione.

Difficile dimostrare che fossero davvero dotate di tali prerogative, ma anche il contrario. E' così che sono state nella migliore delle ipotesi scartate dalla società e nella peggiore bruciate sul rogo.

Eppure storicamente sono riconducibili a persone realmente esistite, a qualcosa che ci riporta nella realtà delle cose. Talmente reali da consentire a paesini altrimenti ignoti momenti di visibilità enorme, sfruttando la presenza di queste figure, delle masche appunto o dei masconi, i loro alter ego maschili. Paroldo, Levone. Da oggi aggiungiamo anche Piverone?

Cosa ho provato davvero nel bosco delle streghe?

Quando vi ho raccontato la mia incredibile e inaspettata scoperta fatta mentre camminavo nei boschi sopra Sangano, verso il monte Pietra Borga, non avevo idea di cosa avrebbe prodotto.

Avevo trovato un sito che aveva qualcosa di magico e vi ho raccontato come è andata ne Il bosco segreto delle streghe . Quell'articolo è stato pubblicato su una importante testata giornalistica, Pressenza, ha fatto il giro dell'etere, e di questo ne sono felice, anche se non tutti hanno avuto la delicatezza di citare la fonte. Ma questa è un'altra storia.

Quando ho messo piede nell'area antistante al sito non sapevo assolutamente cosa avrei trovato di fronte a me di lì a poco, ma vi giuro che ho sentito qualcosa. Non saprei dirvi cosa di preciso, una sensazione, forse un'ombra fuggire, forse un animale del bosco. Ma c'era energia lì dentro, questo qualunque organismo lo può percepire se non mette barriere.

E' per questo che non mi sono stupita quando ho improvvisamente scorto i menhir e poi i messaggi di persone lasciati lì, appesi agli alberi, sotto forma di filastrocche o nastri di organza. Insomma, qualcosa alle sorgenti del fiume è stato o forse è.

A seguito della pubblicazione di quella storia ho ricevuto alcuni messaggi tra cui, nei commenti all'articolo che trovate qui, quello di Pierluigi, lettore assiduo del blog, che dice che lui una masca l'ha fotografata!

Mi ha colpito. Io ero stata prudente, mentre lui ha buttato lì un sasso. E da quel sasso nasce questa riflessione. Come spesso accade, siete voi lettori con i vostri commenti e suggerimenti che generate le storie che racconto qui, in questo spazio web. In tanti, grazie di cuore, continuate a scrivere e a dire la vostra opinione!

Generosamente Pier Luigi mi ha inviato la foto via mail ed io ho deciso di pubblicarla.

 Ancora streghe

Lo vedete il volto? Sono maledettamente curiosa di saperlo, io stessa ci ho messo un po' e poi, alla fine, l'ho vista! E da allora una domanda mi gira per la testa:

I luoghi possono assorbire l'energia delle persone al punto da portarne il segno?

Capita con gli odori, con i segni fisici, con gli oggetti, ma l'energia può trasformarsi in materia e imprimersi su di essa?

 

Il monastero della Merlana e i luoghi di culto a Piverone

Il luogo in cui è stata scattata questa fotografia è una cella monastica presso il Monastero della Merlana, uno dei luoghi di culto dimenticati del Piveronese e oggi tornati alla memoria grazie al lavoro certosino di ricerca e documentazione sul campo fatto da Pier Luigi Ollearo, nel volume "Luoghi di culto a Piverone".

Dovrebbero farne un tour, perché ci sono luoghi di grande interesse, non solo storico e architettonico.

Pier Luigi è un personaggio molto noto nel circondario del lago. Si è formato alla scuola dell'Olivetti, fabbrica storica di Ivrea unica nel suo genere, che metteva a disposizione dei suoi dipendenti, operai o impiegati che fossero, una biblioteca, consentendo e incentivando la lettura, lo studio e l'approfondimento.

Parte da lì la formazione di Pier Luigi che insieme all'amore per lo studio e la ricerca ha tenuto sempre un legame saldissimo con il territorio.

Da questo connubio nasce questo documento di straordinario valore storico e culturale perché ricostruisce una presenza antichissima di luoghi di culto appartenuti alle comunità di quel territorio e dentro i quali si nono succeduti riti di una molteplicità di credenze religiose.

17 luoghi di cui fa parte anche il Monastero della Merlana, Un posto che tutti conoscono come "in odore di magia", come confermato dal Bertolotti che nel 1800 scrisse Passeggiate in Canavese, riportando questa nomea.

La Merlana è una località di Piverone ai confini con Zimone, in cui nel XVI° sec. si era stabilita una Comunità di monaci probabilmente laici o terziari, le cui celle oggi sono adibite a ricovero attrezzi agricoli, chiamati “casot da vigna”.

In quest'area conventuale nel 1555 venne eretto un beneficio laicale, con l'onere di una messa per settimana. E' possibile che i monaci avessero alle loro dipendenze qualche "serva" (così i documenti ufficiali ancora nel 1800 definivano le donne che lavoravano nelle case degli altri a servizio, appunto), come ci racconta Umberto Eco ne "Il nome della rosa". Ricordate?

Le masche d'Pivron

Masche, ovvero le "streghe" piemontesi, donne reiette e spesso identificate come facile capro espiatorio di tutti i malanni incurabili, le sfortune e le calamità dei paesi in cui vivevano.

In Piemonte e anche in questa zona ogni paese ha la sua. I sinonimi? Maliarde, maghe e incantatrici, così definite dal dizionario curato da Vittorio di Santalbino in Torino nel 1859, e prima ancora dall'Editto di Rotari (643 d.C.)

«Si quis eam strigam, quod est Masca, clamaverit»

Le masche hanno "abitato" questi luoghi per secoli, anche dopo il medioevo, tanto che vi sono tracce di credenze a loro riferite in moltissime borgate del biellese, del canavese ma anche del cuneese.

Conoscete l'espressione, tipicamente piemontese,

"A j son le Masche" ("Ci sono le masche")

Si utilizza ancora oggi anche se il nostro dialetto si sta ormai perdendo, quando avvengono fatti inspiegabili, o quando cade un oggetto senza che apparentemente sia stata urtato da alcun ché.

 

E se le masche fossero tra noi?

Qualunque risposta abbiate dato alle domande iniziali di questi post intorno all'oggettività e all'immateriale che è intorno a noi, ciò che non possiamo ignorare è che i segni, o le tracce se preferite, dell'esistenza delle masche sono oggettive.

Se esse siano state (o siano ancora) vere e proprie streghe oppure donne con poteri fuori dalla norma, o facili oggetto della paura e della colpa degli altri, esse sono esistite. Se brandivano bastoni o bacchette o scope non è detto che fossero contro qualcosa.

Forse difendevano solo loro stesse.

Ed anche oggi, nel nostro civile e anticonformista mondo moderno, se si presentasse di fronte a noi una masca, come la accoglieremmo?

Io credo di averne incontrata una, ma questa è un'altra storia.

In ogni caso, vale quanto ci ha lasciato Platone

Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile. Sempre.
(Platone)


Potrebbe interessarti anche Il bosco segreto delle streghe




Lasciare un commento