lunedì 3 novembre 2014 - Angelo Cerciello

Luminal e il vuoto del mondo postmoderno

Atmosfere surreali, immagini di un sogno onirico, questo e altro contraddistingue “Luminal” di Andrea Vecchiato, film basato sui romanzi “Destroy” e “Luminal” della scrittrice italiana Isabella Santacroce. Il nome di Santacroce viene accostato al movimento letterario dei “cannibali”, movimento sviluppatosi verso la fine degli anni 90 del 1900.

Luminal narra la storia di un’amicizia tra due adolescenti in un mondo di eccessi, di droga, di vita notturna. Demon e Davi sono due prostitute che fanno un’esperienza oltremodo eccessiva del mondo delle droghe chimiche. La loro vita si svolge di notte, in un viaggio senza fine tra locali notturni di Parigi, un viaggio dell’eccesso in cui si incontrano facoltosi clienti inclini a perversioni sessuali di ogni genere. La famiglia è stata dimenticata da tempo dalle due adolescenti e i giorni si susseguono uno dopo l’altro caratterizzati da una mancanza totale di senso e di prospettiva.

Perché deve sempre arrivare mattina”, la frase emblematica del film che colpisce per la sua totale assurdità, film in cui i personaggi della storia sembrano anime perdute in un universo psichedelico, un universo dai contorni sgargianti e sfuggenti. Il film rende in modo magnifico le storie di Isabella Santacroce, storie dark e iper-tecnologiche, storie ai confini con la più aberrante fantasia, storie di inarrestabile adrenalina e smisurata trasgressione.

Demon e Davi però sono anche angeli perduti e dannati in una notte dai contorni non definiti, angeli perduti e dannati alla ricerca di calore e contatto umano in un mondo freddo e distaccato, un mondo terrificante e assurdo in cui vivere, un mondo dove domina la perversione, la depravazione al massimo livello, la follia, il parossismo.

Luminal è il ritratto di un futuro metropolitano scandito dal vuoto esistenziale, dalla solitudine e dall’alienazione. Luminal parla del post-moderno, parla di frammentazione della coscienza, parla di sottoculture e di malattia mentale. La narrazione della storia si dipana in atmosfere notturne che suggeriscono lo slittamento del tempo in una dimensione narcotizzata, una dimensione aliena, confusa e caotica.

Demon e Davi sono alla ricerca di amore, alla ricerca di libertà: l’eccesso, le droghe, l’alcool, la loro vita sconclusionata, tutto trasmette la loro voglia di violare gli schemi con il fine di recuperare una purezza perduta, con il fine di tornare nell’alveo materno da cui sono “sputate” fuori in un mondo crudele, macabro, un mondo senza pietà.

Il vuoto è la nota predominante sullo spartito della loro vita: vuoto post-moderno, vuoto post-umano, vuoto senza fondo, un immenso baratro che risucchia e inghiotte.

 




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