sabato 29 dicembre 2012 - angelo umana

Love is all you need. La Bier racconta l’amore in costiera

I danesi si divertono a Sorrento, eccome!, nella tenuta di sette ettari coltivati a limoni, dell’imprenditore di frutta e verdura Philip. Susanne Bier ama particolarmente quelle coste, i loro tramonti e le albe, il mare e le rocce, che contrasto con alcuni freddi paesaggi danesi, invero molto pochi.

L’amore ci insegue e prima o poi ci trova, nei film succede sempre, perché è “l’unica cosa che diamo e riceviamo in dosi scarse”. Così succede a Ida, reduce da un anno pesante per la chemioterapia e per aver scovato il marito far l’amore nel divano di casa, con una splendida ragazza dell’età dei loro figli, cosa accettata con molta compostezza. Così succede al piacente ed elegante Philip, “cattivo” negli affari e schivo, senza concessioni al tempo libero da quando – tanti anni fa – rimase vedovo. Egli ritiene di “aver già ballato tutti i tango che poteva ballare” e trova insopportabile le lacrime di chiunque, a lui gli affari riempiono la vita e “i ravanelli sono la priorità”, ma non solo, non può farsi sfuggire “80000€ di cetrioli rumeni”.

I due sono casualmente consuoceri, si conoscono nel parcheggio dell’aeroporto di Copenhagen da cui stanno partendo per l’Italia, al matrimonio – che non si celebrerà - dei rispettivi figli. L’inizio del film è un profluvio di baci di innamorati o di “oggi sposi” al suono di “That’s ammore”, la Bier inquadra perfino un’ape che insemina un fiore.

I due, Ida e Philip, sono i predestinati a innamorarsi. È una commedia degli equivoci che nel dipanarsi finisce per mettere tutte le pedine al loro posto e svelarci verità nascoste. Non troppo banale e non malaccio pur con una trama esile, risate e lucciconi in dosi moderate. Due piccoli richiami ad altri film: anche qui, dato che c’è l’amore, un telefonino viene buttato via, come ne “Le invasioni barbariche”, e rivediamo lo spilungone Ciro Petrone che avevamo visto in “Gomorra”, degno di proseguire la carriera. Il film – dicono i titoli di coda – ha usufruito del credito d’imposta (toh!) ed è stato giudicato opera di interesse culturale: non esageriamo! Sarà perché si faceva la pubblicità a Fiat e al Franciacorta.




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