mercoledì 27 marzo 2019 - Camillo Pignata

Lorenzo Orsetti, così muoiono e lottano i compagni: nel silenzio

«Si spera che questa volta il mondo non si girerà dall’altra parte» Diceva Lorenzo in una intervista a radio onda rossa. Ma il mondo si è girato dall’altra parte. Nessuna commemorazione per Lorenzo, solo l’Anpi fiorentina vuole ricordarlo.

Nessun riconoscimento per i suoi compagni che, con lui, hanno combattuto in Siria. Hanno cercato, invece, di farli passare per Foreign fighters. E la stampa fascista, si è distinta in questa operazione mediatica vergognosa. E ora un una misura di prevenzione, la sorveglianza speciale, in quanto “pericolosi”, attende i compagni di Lorenzo.

Poco o niente sappiamo di Lorenzo Orsetti e dei suoi compagni che hanno combattuto contro l'Isis. Non sappiamo chi sono, perchè sono andati a combattere in Siria contro l’Isis. Non l’abbiamo saputo dalle istituzioni, dalle forze politiche di maggioranza e di opposizione, che sono stati assenti.

Abbiamo saputo da Alessandro Orsetti, ospite a Mezz'ora in più, che Lorenzo e i suoi compagni appartengono ai centri sociali, e che sono andati e si sono impegnati in Siria per combattere, per la libertà, l’uguaglianza, per i diritti fondamentali della persona, per “l'emancipazione della donna, la cooperazione sociale, l'ecologia sociale e, naturalmente, la democrazia.

Lorenzo e compagni sono andati in Siria a combattere contro il fascismo, perché l'Isis, l’Islam radicale e fascismo si assomigliano molto. Entrambi sono contro i gay, i diritti di autodeterminazione delle donne, entrambi per il fondamentalismo religioso, per il disprezzo dei diritti universali dell’uomo, entrambi usano i social per attirare nuovi adepti.

Lorenzo e compagni non combattevano solo contro il fascismo, ma anche partecipavano al Rojava, per tentare di unire i popoli curdi, arabi, assiri, yazidi, armeni, che abitano nella regione attraverso un’idea politica comune, un’ideologia di rispetto reciproco per le diversità etniche, religiose e di genere.

Un impegno cosmopolita, di democrazia e di futuro. Troppo, per un paese provinciale, con rigurgiti fascio razzisti, impegnato ad inseguire le battute, gli spot elettorali, le frasi ad effetto, anche di signore che non fa politica ma pubblicità, che non fa il ministro degli interni, ma il piazzista.

 




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