lunedì 5 marzo 2018 - Yvan Rettore

Lo Stato italiano, antifascista ma non troppo

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Purtroppo la Legge Scelba risulta incompleta riguardo ad una repressione completa ed efficace delle entità di ispirazione fascista previste nel nostro paese. Tale normativa infatti è prevista unicamente contro quelle formazioni politiche che ricorrono chiaramente ed in modo inequivocabile ad atti destinati a sovvertire l'ordine democratico costituito, ricorrendo a gesta di violenza ed intimidazione. 
Su questa base ad esempio fu sciolto "Ordine Nuovo" nel 1973. 
 
Tutte le altre forme di commemorazione o manifestazione di simpatia (dal saluto romano alla vendita di cimeli) nei confronti dell'ideologia fascista invece risultano ammessi. 
In Germania (paese sicuramente più serio del nostro) invece, la normativa contro la ricostituzione del Partito Nazista è stata estesa anche ai raduni e a forme espresse di appoggio all'ideologia nazista e quindi non si riduce alla repressione della sola attività di matrice eversiva. 
Purtroppo, nel nostro paese, il 25 aprile del 1945 ha segnato sì la fine del Regime, ma il blocco intero dell'apparato burocratico dello Stato fascista è passato incolume nella nuova Repubblica italiana, diventandone un tarlo da cui non si è riusciti finora a guarire. 
Prova di questo fu il fatto che durante la Prima Repubblica, l'MSI poté operare in modo indisturbato e che la maggior parte dei membri delle forze dell'ordine si riconoscono ancora oggi nell'ideologia fascista, ben sapendo che comunque vada le istituzioni non faranno mai nulla contro di loro. 
I drammatici fatti di Genova del 2001 e le tragiche vicende di Di Lenardo, Aldrovandi e Cucchi sono lì a dimostrarlo!


Yvan Rettore




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