venerdì 25 gennaio 2013 - Trilussa

Liste d’attesa e paura della malattia

La malattia, anche banale, non è più un evento inevitabile da sopportare ma una sciagura che ci sconvolge la vita, mina il nostro equilibrio, sconvolge la nostra stessa esistenza.

Oggi sono andato a fare una radiografia di controllo per un piccolo problema ortopedico.
Una normale radiografia di un ginocchio per cui ho pensato che la spesa non fosse così grande da dover fare l’impegnativa e prenotare la prestazione con il SSN. Ho quindi telefonato ad uno studio privato di radiologia per prendere un appuntamento. Venga pure mi è stato detto, non facciamo prenotazioni, venga prima delle 17,30.

Sono arrivato e mi sono stupito di trovare la sala d’aspetto, di solito semivuota (sono andato altre volte) piena di pazienti in attesa. Vocianti e chiassosi (molte erano donne, ma non mi accusate di maschilismo, le donne chiacchierano di più, forse hanno molto di più da dire e forse bisognerebbe dar loro più ascolto... ecco mi sono ripreso!).

Ho chiesto al radiologo che mi ha chiamato dopo circa ben due ore di attesa se era sempre così pieno. “Da un po’ di tempo è sempre così” mi ha risposto. Forse qui da noi la crisi non morde in modo troppo diffuso e il costo di una radiografia, qualche decina di euro, è alla portata di molti. Una Risonanza Magnetica od una PET hanno un costo per molti proibitivo ma una ecografia od una mammografia sono, come dicevo, alla portata ancora di molte tasche.

Questi sicuramente è il primo motivo considerando che una radiografia od una ecografia in una struttura pubblica comporta sia un ticket da pagare che spesso una lunga fila dal medico per fare l’impegnativa (nel caso di radiografie, trattandosi di raggi potenzialmente pericolosi, i gabinetti radiologici anche privati la vogliono comunque). 

Il secondo motivo, non meno importante e forse decisivo sono le lunghe file di attesa per ogni tipo di esame strumentale. Questo può essere riferito a due motivi che si sommano peggiorando in modo drammatico la situazione. Da una parte sicuramente la poca efficienza del servizio sanitario pubblico (accentuata dalla riduzione del finanziamento alla Sanità) ma dall’altra un crescente e progressivo eccesso di richiesta da parte dei cittadini-pazienti.

Con il dissesto finanziario dello Stato arrivato al limite della bancarotta molti servizi pubblici hanno visto falcidiare le loro disponibilità economiche. Lo Stato taglia i fondi alle Regioni le quali a loro volta non possono fare altro che tagliare i servizi. Quello sanitario è quello che assorbe la maggior parte delle risorse pubbliche ed è anche quello dove si riscontrano al momento i maggiori disagi per il cittadino che ha bisogno di cure. Ritardi in termini di ricoveri ospedalieri e interventi chirurgici programmati, lunghe file per le prestazioni ambulatoriali, scarsità di assistenza territoriale, ridotta disponibilità di personale e di beni collegati all’attività sanitaria.

Per il secondo dobbiamo confessare che oggi non accettiamo più di essere ammalati.
Al minimo accenno di malessere non solo corriamo dal medico ma chiediamo di sapere immediatamente cosa abbiamo pretendendo altrettanto rapidamente di guarire. Perché non possiamo essere malati, non possiamo più permettercelo. Da ammalati non possiamo andare al lavoro, non possiamo passare a prendere il nipote che esce da scuola, non possiamo accudire la madre inferma, non possiamo andare in piscina, dobbiamo saltare il corso di ballo o non andare a pilates, non possiamo uscire per andare al cinema.

La malattia è diventata un avvenimento troppo estraneo alla nostra vita così intensa e veloce per essere accettato con rassegnazione. Dobbiamo subito sapere qual è il problema per poterlo subito risolvere.
Abbiamo il raffreddore e forse un po’ di febbre? Nessun problema, andiamo al bar e chiediamo un po’ d’acqua calda, ci versiamo la bustina e via… di nuovo in forma! Questo ci viene insegnato come il comportamento corretto da tenere, non andare a letto dopo una bella tazza di latte e miele come diceva la nonna.

Abbiamo un problema medico, un improvviso mal di vita? Ci vuole subito la radiografia, l’ecografia o, meglio, una bella Risonanza, meglio se con richiesta di urgenza.

Potrebbe anche andare bene se altre centinaia di cittadini, nello stesso momento e per lo stesso mal di vita, non desiderassero anche loro una bella Risonanza allungando oltre misura le liste di attesa e rischiando di ostacolare l’accesso di chi magari ne ha un assoluto bisogno.

Se il tempo della fatalità delle malattie appartiene ormai ad un passato remoto oggi si rischia esattamente l’opposto. Mentre un’opera di prevenzione è sempre auspicabile e fondamentale per la nostra salute la richiesta impropria ed esagerata di accertamenti dimostra una paura esagerata della malattia. La malattia vista non più come una cosa naturale e inevitabile, di solito banale, passeggera e sopportabilmente breve, ma come una specie di mostro da evitare sempre e comunque e che mina il nostro equilibrio, sconvolge la nostra stessa esistenza, intralcia la nostra routine quotidiana.

Una condizione questa capace di creare uno stato d’ansia, diventando così essa stessa causa di malattia.




Lasciare un commento