lunedì 10 agosto 2015 - Carcere Verità

Lettera dal carcere di Monza: leader per numero di suicidi. Ecco perché

Qualche mese fa lessi del primato del carcere di Monza, per quanto concerne i suicidi dei detenuti.

Come a voler dimostrare che “niente è per caso”, mi capita tra le mani questa lettera di un detenuto, che in un linguaggio semplice, con lo stupore di un bambino ingenuo, descrive fatti che, a volerlo vedere, spiegherebbero molte cose.

 

Gentile signora Pitaniello, in questo carcere, retto da lei, sono accaduti tanti episodi indegni della società civile e si stanno tuttora verificando. C’era la presenza di una banda formata da alcuni agenti, specifico alcuni… che indossavano la divisa della polizia penitenziaria, dello Stato, la repubblica italiana! praticando ugualmente le atrocità dei movimenti “antidiversità”, dei neofascisti, del Ku Klux Klan, prendendo di mira gli stranieri, che non hanno appoggi esterni, causa lontananza e non parlano bene l’italiano; prendendo di mira anche i ragazzi.

Addirittura istigano alcuni detenuti, favorendoli, concedendogli alcuni privilegi, ad altri negati, per poterli influenzare a commettere atti di violenza ai danni di altri detenuti. E alla fine di ogni pestaggio, il medico di turno viene raccomandato a non refertare niente. Qui di seguito le elenco gli episodi più recenti.

Un ragazzo tossicodipendente italiano ha chiesto aiuto alla guardia carceraria per una visita dal medico, dato che stava molto male. La guardi gli ha risposto “Impiccati”. A quel punto è nata una discussione tra loro. Quella guardia ha aperto la cella ad altri due detenuti, facendoli entrare nella cella del ragazzo sofferente, autorizzandoli col suo comportamento, a picchiarlo e sostando all’esterno, a guardare quel pestaggio, ne rideva. Dopodiché il ragazzo è stato portato via.

Mi chiedo come è stato giustificato a lei lo spostamento di quel ragazzo, tanto da trattenerlo in isolamento per più dei 15 giorni previsti dalla legge? Per lei, signora Pitaniello, il debole non è creduto, anche se giura per tutti gli dei; come nel diritto romano “Possessores sunt potiores, licet nullus jus habeat”: chi possiede, cioè il forte, è il linea di diritto, in condizione più favorevole di chi non possiede, cioè il debole, benché ne abbia diritto.

Uno zingaro aveva chiesto alla guardia di poter avere un po’ di detersivo per pulire la sua cella. Quella guardia gli ha risposto “Nella baracca dove abitavi, facevi pulizia?”. Quel detenuto, non sapendo cosa rispondere, a quell’insulto, si autolesionò, battendo forte la testa contro le inferriate della finestra. Rompendosi la testa.

La fornitura dei prodotti igienici personali e per l’igiene della cella è praticamente nulla! E pur avendo i magazzini del carcere pieni di questi prodotti, la direzione ci obbliga a comprarli, a spese nostre, sulla spesa interna. Questa situazione porta disagio! Un detenuto indigente come me, per mantenere uno stato normale di igiene personale, è costretto a elemosinare questi prodotti essenziali, dai suoi compagni e a dover elemosinarli, si perde la propria dignità.

Signora Pitaniello, la povertà non è un crimine, perché è creata dall’egoismo e dall’indifferenza dell’uomo. Lei deve ritenersi moralmente e istituzionalmente responsabile di ciò che è accaduto a quel detenuto zingaro.

Non è finita qui. Un detenuto macedone di esile corporatura è stato picchiato da molti agenti o secondini (mi chiedo cosa serve dare un altro nome alla rosa, se l’odore rimane lo stesso?) per una banale discussione, provocata da uno degli assalitori. Quel ragazzo, signora Pitaniello, poteva essere suo figlio. Chi vive in una casa di vetro, non scaglia mai le pietre.

Un detenuto ivoriano è stato picchiato e subito trasferito. Durante il pestaggio, una guardia è rimasta con l’occhio gonfio. Senza dubbio le è stato riferito che quel nero lo ha aggredito nell’esercizio delle sue funzioni. E sicuramente quel nero non sarà stato visitato dal medico.

Ho da dirle ancora: i magrebini attualmente si autolesionano per chiederei diritti di base, concessi senza fastidio ed abbondantemente ai superdetenuti “picchiatori” di altri detenuti. Se la legge è uguale per tutti, l’esecutività della pena, deve essere uguale a prescindere dalla razza e dallo status sociale. Non è corretto che alcuni vengano favoriti, per compiere atti di violenza su altri detenuti.

L’aspetto più disumano è che lei stessa direttrice, non accetta lettere dei detenuti in busta chiusa, come previsto dall’ordinamento penitenziario. Le chiedo: è giusto che un detenuto debba per forza mostrare agli agenti, stessi autori delle violenze, la lettera, mettendosi così ancora più a rischio nell’intento di voler comunicare gli abusi subiti?

Poi prima di ogni “summit”, spacciato per consiglio disciplinare vero, capeggiato da lei, con lo scopo preciso di legittimare gli abusi delle guardie sui detenuti, lei manda un ispettore degli agenti di custodia, per raccogliere anticipatamente le dichiarazioni che il detenuto di turno voleva portare a sua conoscenza, permettendo alle guardie di modificare il proprio rapporto, in base alle dichiarazioni del detenuto.

Monza 31 Luglio 2014




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