giovedì 26 novembre 2015 - paolodegregorio

Lettera aperta a Landini

Caro Maurizio Landini, non ti far coinvolgere nella sommatoria di vari gruppuscoli che cercano di ricostruire una improbabile “sinistra italiana” che non riparte da lotte di massa dei lavoratori, ma da storiche e recenti scissioni di una sinistra in disfacimento identitario, dal “compromesso storico” e da “meglio la Nato che il Patto di Varsavia”, fino al governo Renzi che ha la spudoratezza di sostenere a nome della sinistra il “jobs act”, che rende precario e insicuro qualsiasi rapporto di lavoro.

Tu sei un sindacalista, conosci quel mondo, e dovresti ben sapere quanto è deleteria la divisione del mondo sindacale in sigle che hanno dietro forze politiche precise che, purtroppo, al di là delle panzane sulla autonomia dei sindacati, decidono linee, strategie e tattiche e rendono impossibile l’unità dei lavoratori. Il marcio che vi è tra i partiti politici si è trasferito anche nei vertici sindacali e infatti sono in pochi ad aver fiducia in queste organizzazioni, che semplicemente vanno abbandonate.

Un sindacato unico dei lavoratori, autogestito dagli stessi, con cariche che non durano più di due mandati, totalmente indipendente dai partiti, con dirigenti che non siano iscritti ad alcun partito, con piattaforme e decisioni elaborate dalla base e votate da tutti gli iscritti, elezione dei delegati senza liste calate dall’alto, libera scelta delle avanguardie riconosciute dai lavoratori, è un obiettivo storico che nessuno ha mai perseguito anche perché la logica del potere è quella di concentrarlo in poche mani e non avere istituzioni veramente autonome.

So bene che subito si griderebbe al regime totalitario voluto dai vetero-comunisti, ben sapendo che l’autonomia e l’autogestione sono le forme più alte di democrazia, e ci dovrebbero anche spiegare perché il sindacato unico dei padroni, che si chiama Confindustria, non è mai stato definito totalitario, perché esprime interessi di classe precisi, non è diviso in sigle politiche, proprio come dovrebbe essere il sindacato unico dei lavoratori, il più adatto a difendere gli interessi di quella classe sociale.

Il periodo storico è favorevole, le ideologie sono morte, i partiti in disfacimento, l’etica non c’è più nemmeno nella Chiesa tanto che Papa Francesco sembra un marziano in una curia ricca, corrotta e sessuofobica, quindi dare parole d’ordine di un sindacato unico, autogestito dai lavoratori, potrebbe diventare un brillante punto di riferimento, di fiducia, di rinnovamento profondo a cui potresti mettere la tua faccia che oggi ci appare onesta e fuori dai giochi dei politicanti. La tua “coalizione sociale” mi sa di ambiguo ed astratto. Trasformare i lavoratori in protagonisti sociali, indipendenti dalla politica, mi sembra un grande obiettivo, da meritarsi un posto nella storia.

Saluti e auguri. Paolo De Gregorio

(Foto: Lucio/Flickr)




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