martedì 29 dicembre 2020 - angelo umana

Lessons of love

Un film piccolo, semplice, in astratto di minor categoria ma che augurabilmente potrebbe vincere tra i 10 film che ArteKino festival ha offerto in streaming questo dicembre 2020. Tutti film europei, ritratti di vite e luoghi diversi, attuali e giudicati da una giuria di giovanissimi. 

Lessons of love è il solo italiano, molto semplice, fatto con un tratto lieve e sensibile, nessuna violenza o scena truculenta: una piccola rappresentazione di vita qualunque, in un paese senza nome ma che sembra del nord Italia, forse alle estreme propaggini di qualche città che – chissà perché – piace presumere brianzola. Un angolo reale d'Europa, come del resto sono altri 8 della rassegna. Siamo in un posto prealpino, il protagonista è Yuri, un ragazzone 30enne che aiuta il padre nell'allevamento di mucche e si presta anche alla muratura, vuole prendere in affitto un appartamento e sapremo perché. Si può immaginare che la vicinanza ai buoi educhi alla calma, questo ragazzo ha una forza tranquilla e non mostra mai aggressività, ha la dote caratteriale dell'attesa. Da Carducci: “T'amo o pio bove; e mite un sentimento di vigore e di pace al cor m'infondi”, e Yuri a volte abbraccia i suoi animali, gli trasmettono la loro quiete e pazienza. Il suo passatempo di quasi ogni sera è intenzionale, frequenta un localino dove si consuma da bere e si passa il tempo osservando ragazze che si muovono con la musica, la famosa lapdance. Attraenti e discinte, forse da intrattenercisi dopo (pagando?), ma una sola è quella che gli interessa, c'è comunicazione tra i due, si frequenteranno in privato. Lo ha detto Yuri a suo padre: uno a un certo punto non ha più voglia di star solo … e a quegli occhi e quel corpo lui pensa. Non ci sarà alcun lieto fine o celebrativo, del resto suo papà gliel'aveva detto: l'amore è cinque minuti, e poi?

 

Che vada il film nelle sale, quando si potrà, varrà la pena. Senza clamore, senza scene spettacolari né troppo pronunciate, vite semplici, da amore segreto al buio e futuro immaginato. Dialoghi per lo più fatti di occhi e di sguardi, tutto s'indovina. La buona fattura è della regista Chiara Campara, appena 33enne che presentò già il film al 76° festival di Venezia 2019; l'interprete principale è Leonardo Lidi e “quegli occhi e quel corpo” sono di Alice Torriani. Gli attori sono condotti con autenticità e naturalezza. Giancarlo Zappoli, critico esperto di myMovies, ha scritto che nella sceneggiatura (della Campara) “bastava poco” di più, ma tutto era già molto. Celebration!




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