giovedì 15 gennaio 2015 - soloparolesparse

Leprechaun Origins ci riporta agli anni ’80

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Leprechaun origins porta nel titolo il suo destino. Zach Lipovsky ci riporta infatti immediatamente alle atmosfere degli horror anni ’80 e lo fa con maestria e senza perdersi nulla. Ripropone tutte le caratteristiche tipiche di quel genere (che adoro) e ci regala un bel tuffo nel passato. Detto quanto sopra, vi sarà ovvio che si comincia con quattro ragazzi, due coppie, in vacanza, che raggiungono un paesino sperduto dell’Irlanda. Qui vengono avvicinati da uno degli abitanti che promette loro una visita a delle antiche rocce, i primi manufatti della storia irlandese, poco o nulla conosciuti. I quattro non si fanno sfuggire l’occasione e si ritrovano ben presto isolati nel nulla, chiusi in una casa e braccati dal Leprechaun, il simpatico folletto irlandese che protegge la sua pentola d’oro. Solo che qui (ovviamente) di simpatico l’ometto ha proprio poco ed ha tutte le intenzioni di mangirasi il quartetto.

Storia tipica: il villaggio sacrifica i visitatori per tenere buona la bestia. Costruzione della vicenda altrettanto tipica. Il Leprechaun è qui una bestia antropomorfa che nulla ha a che vedere col simpatico gnomo maledetto vestito di verde che ricordavo, ma rende bene l’orrore della faccenda grazie ad effetti speciali molto ben fatti e per nulla ironici. Anche se poi l’ironia non manca in alcune sequenze (ed anche questo è tratto tipico). Da segnalare la spina dorsale sfilata, la tipa accettata per errore ed un paio di altre situazioni interessanti. Molto sangue, moltissime fughe avanti e indietro nel bosco, pochi nudi e niente sesso. In realtà all’inizio Stephanie Bennett e Melissa Roxburgh ci provano ma sono i due maschietti a tirarsi indietro (cose strane del mondo del cinema). Oh… segnalo il curioso inizio e non perdete i titoli di coda… fino alla fine!




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