martedì 7 agosto 2018 - Salvo

Le tanto attese elezioni presidenziali palestinesi

E’ da anni oramai che si parla in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza di elezioni legislative, di elezioni presidenziali e di referendum sul cosiddetto “Documento dei detenuti”. Elezioni che dovrebbero portare ad una nuova composizione del Consiglio legislativo dell’Autorità Nazionale Palestinese, ad un nuovo presidente dell’Anp e all’accettazione di un dialogo intrapalestinese, che rispecchia in molti punti il Piano di pace arabo. A livello esterno riguarda i confini tra Territori palestinesi e Israele, ovvero i confini entro le linee del 4 giugno 1967 con Gerusalemme Est come capitale dello Stato Palestinese, il ritorno dei rifugiati, la libertà per i detenuti nelle carceri israeliane e il riconoscimento implicito dello Stato d’Israele. Mentre a livello interno il documento si focalizza sulla libertà di stampa, sui diritti delle donne e sul pluralismo politico. 

Elezioni evocate e che ogni volta hanno scatenato una resa dei conti tra Hamas, che governa la Striscia di Gaza, e al Fatah che è il partito del presidente Abu Mazen e del governo nella West Bank. Proprio Abu Mazen viene indicato come “stanco e non talmente forte da imporre la sua leadership”.

Da circa due anni si parla di una probabile candidatura di Mohammed Dahlan, come uomo dotato del necessario carisma per mettere ordine nella caotica politica palestinese. Viene considerato l’uomo forte legittimato dal Presidente egiziano al Sisi, dalle Monarchie del Golfo e da Israele. Dahlan nel giugno del 2007 ha affrontato la guerra civile, imposta da Hamas nella Striscia di Gaza per via del decreto del governo retto da Ismail Haniye, sul controllo delle Forze di Sicurezza che ha innescato i combattimenti tra la Forza Esecutiva creata da Hamas e Forza Preventiva dell’ANP comandata da Dahlan. Dopo la decisione di quest’ultimo di abbandonare apparentemente la politica e di riparare in Egitto successivamente si è trasferito negli Emirati Arabi Uniti e oggi si parla di un suo ritorno alla politica attiva in grande stile.

Nei mesi precedenti si è parlato di incontri tra i capi dei Hamas e l’esponente di al Fatah per ricomporre la frattura in nome dell’unità e del rinnovamento tra l’ANP e il Movimento Islamico. Resta da vedere se i due attori politici pensano ad una strategia a lungo termine o solo a rimanere a galla nella lotta per la sopravvivenza politica. 

Salvatore Falzone




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