venerdì 19 agosto 2016 - Olivia B.

Le scie chimiche non esistono, dice uno studio. Verso un debunking serio del fenomeno

Le scie chimiche: queste sostanze che dovrebbero contenere agenti chimici o batteriologici e che vengono vaporizzate sulla popolazione e sulla vegetazione. Per controllarci o per avvellenarci. O entrambi, anche. 

Uno studio dice che sono una bufala. O meglio: la stampa dice che uno studio dice che le scie chimiche sono una bufala. Cosa racconta questa ricerca che, in ogni caso, non chiude certo la questione, ma apre, invece, a tante domande? 

Le scie chimiche sono una bufala? La macchietta, semplicistica e semplificata, della questione vede uno scontro tra, da una parte, i cosidetti complottisti e, dall'altra, quelli che leggono un sacco e sono molto informati. I secondi hanno il ditino alzato e spiegano, i primi gridano frasi sgrammaticate e ne sanno sempre una più del diavolo. In mezzi tanti, troppi, che per pigrizia, ignoranza o disinteresse dicono "boh". 

Ora, finalmente, arriva uno studio che dovrebbe essere tranchant. O almeno così è presentato dagli articoli della stampa, che spesso è invece imprecisa nel raccontarcelo.

E qui è il primo problema: la stampa (italiana, ndr) titola più o meno così: "Le scie chimiche sono una bufala, lo dice uno studio", ma poi ce lo racconta in maniera imprecisa e frettolosa. E senza contesto. 

Alcuni esempi di articoli usciti (e la lista non è e non vuole essere esaustiva). 

Qui il Fatto (che omette due dei tre istituti che si sono occupati della ricerca), Il Foglio (che fa un articolo spocchioso per dire "tanto i complottisti non credono a nulla gne gne" ma non mette nemmeno un link allo studio o alle percentuali che cita), La Stampa, che è imprecisa sulle università e nella descizione dello studio (non si basa solo sulle foto) o, anche, il Corriere, che liquida la questione con un articolo troppo corto e poco approfondito. Tutti citano l'esempio di un ricercatore che ha notato tracce troppo alte di bario negli esperimenti. E questo non è vero, per esempio. 

Quindi, arriviamo allo studio in questione. 

Si tratta di un lavoro realizzato in collaborazione tra ricercatori della University of California Irvine, del Carnegie Institution for Science e della Ong Near Zero. L'idea era quella di sottoporre a una verifica scientifica quello che i sostenitori delle scie chimiche difendono con tanto fervore: che gli aerei, quasi sempre militari, rilasciano nell'atmosfera sostanze nocive, per l'uomo e per la natura, con scopi diversi, che vanno dalle malattie fino ai cambiamenti negli ecosistemi.

I coordinatori della ricarca hanno contattato 77 ricercatori che si occupano di clima, geologia e soggetti correlati: gli esperti sono stati selezionati a seconda del numero di citazioni dei loro articoli scientifici negli ultimi 20 anni. 

Questi esperti, divisi in due gruppi, hanno dovuto esaminare e verificare le prove portate a sostegno della teoria delle scie chimiche: foto, video e dati scientifici (campioni di terreno, aria..). A seconda delle loro competenze hanno dovuto occuparsi delle tracce degli aerei o dei livelli di inquinamento. Il tutto per rispondere alla domanda "Ci sono elementi per provare l'esistenza di un programma segreto di scie chimiche o ci sono altre spiegazioni possibili?". 

Lo studio, e i suoi risultati, sono stati pubblicati la scorsa settimana sulla rivista "Environmental Research Letters". Qui lo trovate completo. 

Cosa hanno concluso? 76 ricercatori hanno risposto in maniera negativa, ovvero non ci sono, secondo loro, prove a supporto di questa teoria; uno, invece, ha dato una risposta positiva. 

Sulle foto la risposta è unanime: si tratterebbe di variazioni nella condesazione del vapore, della temperatura o del livello di kerosene, dicono. Dove non c'è unanimità invece, è nel gruppo che si occupava di analizzare i campioni: per la maggioranza gli "strani" tassi di sostanze chimiche presenti nella terra o nell'aria (alluminio, per esempio) si possono spiegare con l'inquinamento o con depositi naturali; una minoranza dei ricercatori non sa dare una spiegazione tranchant, appunto; un solo ricercatore dice che potrebbe trattarsi di un programma segreto legato alle scie chimiche. 

Ma il bario allora di cui parla la stampa? Questo non viene dallo studio, ma da una domanda esterna alla ricerca. I coordinatori dello studio hanno chiesto ai 77 esperti se qualcuno di loro nella propria carriera professionale si era mai trovato di fronte a prove che sostengono la teoria delle scie chimiche.

Uno dei 77, lo stesso di cui sopra, ha risposto di aver incontratro tracce di bario nell'atmosfera, in regioni in cui nel suolo queste erano molto deboli. 

Quindi? Gomblotto?

Come sempre uno studio scientifico dà un parte di risposta, porta elementi seri e verificati alla discussione e contribuisce a un dibattito basato su elementi razionali. Questo studio non ha come obiettivo quello di far cambiare idea ai complottisti: "Il nostro scopo non è quelli di influenzare coloro che credono a un programma segreto che rilascia prodotti chimici (...) ma di realizzare un lavoro sostenuto da fonti che possa essere utile al pubblico". Perché, dicono gli autori, citati da Mashable, anche nella comunità scientifica la teoria delle scie chimiche sta prendendo (un po') piede. 

E fuori dalla comunità scientifica? Uno studio del 2011 realizzato su 3.105 persone residenti negli Usa, in Canada e in Gran Bretagna è abbastanza indicativo: il 2,6% degli intervistati crede alle scie chimiche, mentre il 14% pensa che queste teorie siano parzialmente vere. 

Uno degli autori dello studio, Ken Caldeira (nel video sotto, dal sito Science et Avenir) ammette, per esempio, la sua difficoltà rispetto alla questione. Caldeira, è un climatologo che lavora sul riscaldamento globale: "Quando mi chiedono cosa penso delle scie chimiche rispondo che mi sembrano tutte bestialità ma non sono uno specialista (...) Mi sono allora reso conto che non esistono studi scientifici che si interessano realmente a questo argomento" che invece è così ben "documentato" da coloro che le difendono. 

E, in effetti uno studio realizzato su 77 esperti, non sarò certo in grado di convincere qualcuno che crede alle scie chimiche che la sua visione del mondo è sbagliata. Ma può certamente essere un primo passo per una letteratura scientifica che prenda sul serio il fenomeno e si pogna come obiettivo un serio debunking. 

Importante, infatti, è prendere sul serio i cosidetti "complottisti" e fornire un'informazione che sia completa e documentata in modo da poter discutere su un livello di parità (in termini di argomenti) e soprattutto, fornire a chi non ha un'opinione, gli strumenti per crearsela.

E' l'imprecisione, mista spesso alla spocchia, nell'informazione alimenta e crea il clima di diffidenza verso l'informazione "ufficiale". E che porta acqua al mulino del "complottismo". 

Foto: Wikipedia




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