mercoledì 30 giugno 2021 - UAAR - A ragion veduta

Le sante intercessioni dei politici

La notizia è di qualche giorno fa: papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei santi a promulgare il decreto che riconosce le «virtù eroiche del Servo di Dio Robert Schuman». Ora che è diventato «venerabile» può inoltre scalare gli ulteriori gradini della gerarchia ultraterrena: beato prima, santo poi.

 

Molti considerano il francese Robert Schuman uno dei padri fondatori dell’Unione Europea, insieme all’italiano Alcide De Gasperi e al tedesco Konrad Adenauer. Tutti e tre democristiani. De Gasperi è già diventato «Servo di Dio» nel 1993, e richieste analoghe sono state avanzate per Adenauer. «Servi di Dio» sono inoltre don Luigi Sturzo, fondatore del Partito popolare (l’antenato della Dc), Giorgio La Pira (che voleva far cominciare la Costituzione italiana con una invocazione a dio) e Aldo Moro, che voleva invece costituzionalizzare l’ora di religione. Non sembra che per Giulio Andreotti ci sia tutta questa fretta, ma il messaggio rimane comunque chiarissimo: quando c’erano loro, i democristiani, per la chiesa cattolica era l’età dell’oro.

La politica di canonizzazione dei politici ha peraltro una lunghissima storia alle spalle. Per esempio, un altro Moro, Tommaso, cancelliere inglese nel sedicesimo secolo, fu proclamato santo nel 1935: è famoso per la sua Utopia, una sorta di società “ideale” nella quale, guarda caso, gli atei erano apertamente discriminati. La stessa lista di regnanti che negli ultimi due millenni sono passati dal trono (in vita) agli onori degli altari (da morti) è tanto imponente quanto imbarazzante, e rappresenta un’ulteriore conferma – se ce ne fosse stato bisogno – che la laicità non ha molto a che fare con la dottrina cattolica. Perché la chiesa ha avuto sempre bisogno del potere politico, e ha quindi sempre avuto bisogno di indicare ai fedeli i governanti esemplari del passato – nello stesso tempo cercando, se possibile, di ingraziarsi anche governanti del presente. Un doppio obbiettivo che, ovviamente, era più facile da conseguire con le monarchie ereditarie che con le democrazie.

Curiosamente, oggi che i partiti italiani sono pressoché tutti clericali, nessun loro esponente può ragionevolmente ambire, in futuro, a un percorso di santità. Salvini, Meloni e Berlusconi manco ci provano, naturalmente, ma nemmeno Renzi, Letta o Conte. Adinolfi, Binetti e Casini farebbero ovviamente carte false per un simile riconoscimento, ma i loro consensi da prefisso telefonico rendono l’impresa pressoché impossibile, anche se sono proprio coloro che incarnano perfettamente le ambizioni politiche di Bergoglio. Che il Vaticano sia costretto a rivolgersi al passato è una spia della debolezza, sua e dei politici provenienti dal mondo cattolico.

Certo, gli torna strumentalmente utile quando vuole rivendicare le radici cristiane della Repubblica e dell’Unione europea. Anche se, a ben vedere, l’organizzazione creata nel 1951 dalla trinità democristiana ricordata in precedenza era soltanto la Comunità europea del carbone e dell’acciaio. Come dire: se di radici si tratta, si tratta di radici soprattutto mercantili. Per quelle ideali bisogna invece volgere lo sguardo al laico Manifesto di Ventotene di Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, entrambi ben lontani da essere considerati servi di divinità ed elencati invece tra i Famosi non credenti.

Una confusione creata ad arte, dunque, bandiera miracolosa compresa. Del resto, ‘postulatore’ non è soltanto colui che, nel diritto canonico, chiede la proclamazione di un beato o di un santo: in italiano indica anche chi chiede favori, privilegi e riconoscimenti economici con petulante insistenza. L’ultima ingerenza sul ddl Zan ricade in questa antichissima tradizione. Le radici della diffusione e del potere economico della chiesa risiedono invariabilmente nell’accoglimento istituzionale delle suppliche di innumerevoli postulatori.

Raffaele Carcano

Foto: Wikimedia

 




Lasciare un commento