mercoledì 20 febbraio 2013 - UAAR - A ragion veduta

Le questioni bioetiche nel confronto elettorale

L’Uaar prosegue l’analisi dei programmi elettorali per macro-temi. Dopo l’istruzione e la ricerca, è ora il turno della bioetica. Durante l’ultima legislatura, l’unica questione laica affrontata in aula è stata quella del testamento biologico. Promosso su richiesta esplicita delle gerarchie ecclesiastiche, il ddl Calabrò consisteva in realtà in una legge contro il testamento biologico, perché negava esplicitamente la libertà di scelta dell’individuo. Il progetto ha tuttavia raccolto in parlamento larghi consensi trasversali (Lega, Pdl, Udc, area popolare del Pd) e, se non è stato approvato, è stato soltanto a causa della fine anticipata della legislatura.

Tali forze esprimono ancora adesso la propria contrarietà a un riconoscimento esplicito delle direttive anticipate di fine vita nella legislazione (diritto che la giurisprudenza ha invece già riconosciuto in occasione del caso Englaro). Il fronte opposto, quello favorevole all’autodeterminazione dei cittadini, è composto da Fli (che contesta sia “l’idea che anche sulla vita e sulla morte si possa decidere a maggioranza”, sia l’uso “politicamente fanatico e tendenzialmente fondamentalista dei ‘valori non negoziabili’ sui temi eticamente sensibili”), radicali, sinistra e Movimento Cinque Stelle. Secondo Sel, è “indispensabile una legge che stabilisca con norme chiare ed efficaci le condizioni del rapporto tra il paziente e il suo diritto a ricevere delle cure, per garantire davvero la piena libertà dell’individuo fino all’ultimo giorno della sua esistenza”. Più sfumata la posizione del Pd, che riportiamo integralmente: “Su temi che riguardano la vita e morte delle persone, la politica deve coltivare il senso del proprio limite e il legislatore deve intervenire sempre sulla base di un principio di cautela e di laicità del diritto. Per evitare i guasti di un pericoloso “bipolarismo etico” che la destra ha perseguito in questi anni, è necessario assumere come riferimento i principi scolpiti nella prima parte della nostra Costituzione e, a partire da quelli, procedere alla ricerca di punti di equilibrio condivisi, fatte salve la libertà di coscienza e l’inviolabilità della persona nella sua dignità”. Si ricorda che l’opposizione al ddl Calabrò è stata condotta, nello scorso parlamento, dal senatore Pd Ignazio Marino.

I radicali (che si presentano sotto le insegne della lista Amnistia Giustizia e Libertà) e il M5s sono favorevoli anche al riconoscimento legislativo dell’eutanasia. I “grillini” si sono inoltre esplicitamente espressi a favore dell’uso degli oppiacei nella lotta contro il dolore e per la “depenalizzazione e legalizzazione della sterilizzazione volontaria, sia maschile che femminile”.

La questioni del fine vita si intrecciamo inevitabilmente con quelle dell’inizio della vita. La formula wojtyliana della “difesa della vita dal concepimento alla morte naturale” è stata fatta propria dalla legge 40 per quanto riguarda “i diritti del concepito”, e la “difesa della vita” è citata esplicitamente in diversi programmi, da quello di Lega-Pdl a quello del Centro Democratico, che si presenta alleato con Pd e Sel. Fratelli d’Italia chiede la “piena applicazione della legge 194 sull’aborto“, ma “nella parte che tenta di rimuovere le cause economiche e sociali che portano a rinunciare alla maternità”. Il Pd chiede invece che ne sia garantita la “piena applicazione”, Rc la “piena attuazione”.

Altro tema eticamente “sensibile” è quello della fecondazione artificiale. Gli schieramenti sono sostanzialmente gli stessi. La recente presentazione di un ricorso, da parte del governo Monti, contro la sentenza di primo grado della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (ricorso poi rigettato dalla Corte) ha evidenziato come Scelta civica, il cui programma non si è espresso sui temi etici, sia sostanzialmente favorevole al mantenimento della legge 40, un testo liberticida che numerose sentenze della giurisprudenza italiana, nonché per l’appunto europea, hanno sostanzialmente demolito. “Piena libertà per la fecondazione assistita” viene chiesta dal M5s, “una legge nuova e giusta” da Sel, il superamento “degli aspetti giuridicamente insostenibili” dal Pd.

La legge 40 e il testamento biologico sono stati oggetto di una delle dieci domande poste ai principali candidati premier da Dibattito Scienza. Silvio Berlusconi e Mario Monti non hanno risposto, Beppe Grillo – Movimento Cinque Stelle hanno invece suscitato una controversia in merito alla risposta alla domanda sulla sperimentazione animale. Oscar Giannino, dopo aver sostenuto che “Fare per Fermare il Declino non ha, per scelta esplicita, espresso posizioni vincolanti per i propri aderenti su tematiche che riguardano la sfera bioetica”, ha aggiunto che “questo non impedisce di riconoscere come la legge 40, in virtù dell’impostazione ideologica di cui è figlia, si possa caratterizzare come una sorta di corpo estraneo nella legislazione nazionale e comunitaria, e che quindi sia necessario un suo adeguamento ai principi del diritto europeo”, mentre per quanto riguarda il testamento biologico ritiene che “sia necessario un passo indietro del legislatore che restituisca questa materia delicata al rapporto privato medico-paziente [...] liberando lo Stato dal ruolo improprio di monopolista etico per il quale è necessariamente inadeguato”.

Antonio Ingroia ha affermato di voler “mettere fine al fenomeno del ‘turismo riproduttivo’ causato da una legge misogina e confessionale che ci allontana dalle migliori politiche europee”, e di voler “regolamentare il testamento biologico e il fine vita e consentire la piena libertà e autonomia della ricerca scientifica”. Pier Luigi Bersani ha infine ribadito il diritto della persona “a essere curata ma anche di non esserlo affatto rifiutando o chiedendo di interrompere le cure (articolo 32)”, la contrarietà del suo partito a un’eutanasia “che preveda un ruolo attivo del medico nell’interrompere la vita”, e l’intenzione di promulgare “una buona legge” che ponga fine al “turismo riproduttivo”.




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