venerdì 25 ottobre 2013 - antonio cianci 251039

Le ignobili contraddizioni della politica

Caro presidente Napolitano, invocare la dignità della persona e la civiltà, per segnalare la condizione carceraria e concedere in un sol colpo amnistia ed indulto, mi sembra esagerato. La verità, forse, è che dall’alto della vostra condizione di privilegiati, con scorte, segretari, famuli ed inservienti, per la distanza, non riusciate a vedere la dignità di un paese che, ripiegato su se stesso, ansima, soffre, sbuffa e tira la carretta anche per voi.

E dov’è la dignità di quei diseredati che affollano le periferie e dormono nei cartoni, negli angiporti delle stazioni, nelle autovetture con tutta la famiglia? I detenuti almeno hanno un pasto caldo ed un tetto, anche se stanno scomodi, ma tutti gli altri? Quelli che hanno perso il lavoro, che sono falliti per colpa della pubblica amministrazione, che si son suicidati per disperazione, non hanno dignità? E quali sono le priorità di un paese in bolletta?

Abbiamo fatto la legge sul femminicidio, per proteggere le donne, sempre più perseguitate, violentate, vilipese, ma nello stesso momento vogliamo rimettere in circolazione i loro aguzzini. Ma dobbiamo difendere la dignità delle donne e degli offesi o quella dei malfattori? E nella tragedia dei migranti di Lampedusa, dov’è la dignità: nella eroica abnegazione di quelle persone che hanno prestato e continuano cristianamente a prestar soccorso a quelle folle di disperati, o nelle idiote e sterili diatribe ideologiche tra fazioni politiche?

E dove vede Lei, Presidente, la dignità della classe politica e della classe dirigente nello spettacolo indegno di Alitalia, che è stata distrutta dai soliti responsabili e fatta pagare ai cittadini? E sono indice di dignità gli scandali, la corruzione, la criminalità, fenomeni per cui siamo in testa a tutte le classifiche e ci fanno disprezzare e deridere?

Il Paese sente il peso della propria dignità offesa, umiliata dalla vostra arroganza, dalla vostra insensibilità, dalla vostra ignoranza, dalla vostra inutilità. La pervicacia con cui avete dissestato, disamministrato e distrutto questo nostro paese gettandolo nella miseria, non è segno di dignità, ma di cecità, inettitudine, spudoratezza. Basta guardare intorno al degrado del territorio, dei monumenti, delle infrastrutture, per capire che civiltà e dignità sono altrove.

Per ipocrisia, siete – per dirla con il Manzoni – come il dottor della legge che carica gli altri di pesi che lui non toccherebbe neppure con un dito.




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