giovedì 16 marzo 2017 - Slow Revolution

Le emozioni di una “asinara”

La ricerca della serenità d’animo può rilevarsi più semplice di quanto si immagini. A volte basta unmincontro fortuito per cambiare il nostro osservare il mondo, a svelarci nuove prospettive, ad offrirci inedite opportunità di cambiamento. A volte basta incrociare lo sguardo di un asino per assaporare la vita con un gusto più piacevole, per apprendere il piacere della lentezza. E’ capitato ad Alessandra Giordano, giornalista e autrice, che ha narrato la sua esperienza nel libro “L’asino sulla mia strada. Un libro del cambiamento”. E ha voluto omaggiarci di uno scritto nel quale svela l’emozione dell’essere “asinara”.

I giorni con l’asino, una possibilità di lentezza

Capita anche questo: che nel guardarsi intorno un giorno tra pensieri concitati, alla ricerca di un punto fermo, di radici o addirittura di un senso, i nostri occhi incontrino quelli di un asino. E come sempre è, se si è pronti, se si vuol vedere, si trova qualcosa che ti incanta, ti tiene fermo lì, e si fa maestoso nei minuti a seguire. Guardare un asino oggi, negli anni Duemila, seguire i suoi movimenti pacifici, è come guardare noi stessi in uno specchioche ti riporta alle origini. Vedi la tua essenza, quel che era e ancora è, quel che nel tempo è immutato.

Al contempo l’incontro con l’asino oggi, fuori dai campi che lo vedevano protagonista di prezioso lavoro e aiuto per i contadini, e fuori dalle situazioni al limite del maltrattamento, come la spola su e giù a Santorini o le corse nei palii, fuori da tutto questo e restando nell’ambito del rapporto uomo/animale in contesto di possibiledialogo e cooperazione, l’incontro con un asino, si diceva, è spesso accompagnato dal cambiamento. Un cambiamento di approccio alla vita, se non addirittura di vita stessa, che ti guida in avanti mentre tiene saldo lo sguardo alle cose che mai mutano: l’umidità delle sei di sera, la pioggia improvvisa, una stretta allo stomaco o la gioia per un nuovo amore, tanto per dire. Un discorso che potrebbe apparire tanto poetico quanto vacuo se non fosse che chi sta oggi sperimentando una vita con l’asino al proprio fianco per lo più riferisce di un nuovo benessere ritrovato, occasioni di riflessione inedita, senso di rinnovamento e pace, o nel minimo lo stabilizzarsi del ritmo cardiaco. A pieno titolo la vita con un asino segna una delle possibili e tra le più efficaci vie verso una scelta slow.

Prendiamo la macchina (ahimè non sempre i luoghi sono raggiungibili con mezzi pubblici, e la bellissima scelta del camminare richiede un tempo maggiore della domenica fuori porta) e andiamo in uno dei tanti luoghi di montagna o campagna dove ancora si trovano branchi di asini, non certo in totale libertà, ma quasi. Fermiamo l’auto, scendiamo e incamminiamoci verso i recinti. Gli asini da lontano iniziano a volgere, tutti insieme, lo sguardo, il corpo e le orecchie verso di noi. Entriamo. Lentamente, tutti, si avvicinano. Le vibrisse del musone ci sfiorano, indagano, conoscono. Noi, d’incanto, abbassiamo la voce, sentiamo il respiro rallentare, i muscoli rilassarsi. Gli asini accettano la nostra carezza, se siamo lievi. Le loro orecchie sono simbolo e certezza d’ascolto, il loro calore ci fa rivivere l’attaccamento primario, e il tepore della grotta delle origini, e gli occhi…beh, gli occhi sono tutto il resto. Sono la strada che abbiamo percorso fin qua, sono lo specchio della nostra anima, sono il punto da cui ricominciare nella nostra “life map”. Fermarsi e riprendere da lì.

E poi camminiamo di fianco all’asino, e ascoltiamo il rumore di quel piccolo zoccolo.

E poi abbracciamo la testa dell’asino gigante, e sentiremo il papà buono.

E poi accogliamo lo stesso asino quando da solo poggerà il musone sul nostro petto: non troppo forte, per non farci cadere. Non troppo lieve, per farci sentire che lui c’è. Lui c’è e resta.

E poiché tutto questo accade davvero l’asino oggi è utilizzato sempre più spesso per le terapie di disturbi dell’area relazionale, o per psicomotricità. È l’onoterapia, dal greco onos, asino. Molti psicoterapeuti ne hanno capito l’efficacia, e spostano i propri studi in mezzo alle stalle e alle balle di fieno. A questi interventi si affiancano attività ludiche ed educative che se non possiamo definire “terapeutiche” vanno comunque nella direzione dell’accrescimento di benessere. E quindi indirettamente possono essere utilizzate come “cura” dell’anima e del corpo. Rientrano in questa categoria le mille idee e proposte che gli “asinari” in Italia, e non solo, oggi portano a bambini e adulti. Biblioteche viaggiantia dorso d’asino, laboratori di scrittura del racconto in compagnia di muli e somari, percorsi guidati per la conduzione dell’animale alla longhina, e – se l’asino è d’accordo e con la dovuta delicatezza – passeggiate e anche giochi ginnici in groppa al paziente animale.

Particolarmente interessante l’attività di grooming: un termine che indica l’abitudine, tra animali, a ripulirsi l’un l’altro soprattutto dai parassiti e che viene usata anche per indicare la cura per loro da parte dell’umano, comprendente la striglia, la lucidatura del pelo, la pulizia degli zoccoli e anche una buona dose di piccoli amichevoli massaggini. Pratiche dovute all’animale ma anche utilissime per il nostro relax mentale, a tal punto che strutture come Il Rifugio degli Asinelli di Sala Biellese organizzano Grooming Day ogni mese. E, se la scelta è slow, come non pensare ai trekking someggiati: partire oggi per un cammino a passo d’asino è un’esperienza di rinnovamento esistenziale da molti ritenuta determinante per il valore che acquisisce nell’azione di risveglio di energie sopite e pensieri di vicinanza ai gesti più naturali e perlopiù persi.

L’utilizzo dell’asino per lavoro oggi, ovviamente, è molto modesto rispetto al passato, ma aumentano le persone che acquistano o adottano un asino quale animale da compagnia. E felicemente rispondono alla domanda “Ma tu, con un asino, che ci fai?” con un apparentemente banale “Niente. Non ci faccio niente”. È, quello, un niente che significa tutto. Con l’asino si sta, si vive. Ci si accompagna nelle vicende dei giorni.

Un cammino profondo, che ci insegna ad abbassare la maschera, capire le esigenze dell’altro, rispettare il diverso, saper chiedere aiuto, dare e ricevere affetto, calcolare la giusta distanza ove necessario, prendersi cura ed esserne gratificati, chiedere cura e uscirne rasserenati. Il mondo che vorremmo, mentre un raglio ci spiazza. E allora sì, capita anche questo: che ci si senta in un mondo migliore nell’accogliere nella nostra mano quel piccolo zoccolo, sentire la fiducia dell’animale che accetta una posizione che gli impedisce la fuga, pulirlo da residui di un terreno non sempre adatto al suo essere asino e poi accompagnarlo lentamente a terra, dove lo appoggerà proprio di fianco all’altro zoccoletto, in una posizione così dolce, così asinina, che sembra poesia.

Alessandra Giordano

Alessandra Giordano è giornalista pubblicista e addetto stampa per una casa editrice. È anche Operatore in Attività ed Educazione Assistita con l’Asino. Ha recentemente pubblicato il libro “L’asino sulla mia strada. Un libro del cambiamento” con le Edizioni del Gattaccio di Milano e ha fondato il primo web magazine esclusivamente dedicato a questo animale:www.asinius.it. Nel 2009 ha pubblicato la raccolta di racconti “Cadorna non è una fermata. Momenti Metropolitani” (Viennepierre). www.alessandragiordano.com




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