Le alluvioni in Emilia-Romagna e le zone Zps
Pubblichiamo uno stralcio di una intervista a un proprietario terriero emiliano. È stata rilasciata al Resto del carlino. Tra il 2002 ed il 2003 alcune aree del territorio bolognese, compresa la nostra, sono state inserite in zona ‘Zps’, ovvero Zone di protezione speciale dove solo gli enti preposti possono toccare, rimuovere o modificare l’habitat naturale per preservare l’aviofauna.
In poche parole, da allora, noi non ci siamo mai più potuti occupare di spostare tronchi, rimuoverli e bonificare argini. Cosa che prima, invece, si faceva normalmente insieme a tutti coloro che risiedevano o lavorano vicino a queste zone arginali. Chi lo doveva fare, gli enti preposti e le istituzioni, evidentemente però non lo ha mai fatto. E questo è il risultato, l’ennesimo". Anche su fb molti riportano le stesse lamentele. Non si può più nemmeno raccogliere la legna dei boschi senza speciali autorizzazioni. E il risultato è che quella pulizia dei boschi che prima facevano i contadini - che di solito hanno stufe a legna in casa e la legna raccolta la usano per fare andare la stufa - non la fa più nessuno. Sempre su fb circolano immagini del porto di Rimini pieno di pezzi di legno che galleggiano ovunque. Le foto dell'otturazione del fiume Limonte nei pressi di un ponte ferroviario hanno fatto il giro del web. Qualcuno ha tagliato alberi vicino al fiume e li ha lasciati lungo le sponde - probabilmente pensando di avere tempo per portarli via - e se li è presi il fiume quando è ingrossato ed uscito dal suo letto. E questo è un altro stralcio dal Resto del Carlino di una lettera aperta di di Cristina Mazzavillani Muti "Una volta erano le persone innamorate della natura a vigilar sui fiumi e a mantenerne puliti gli argini. Curavano meravigliosi orticelli, vicino all’acqua nella parte bassa degli argini. Una meraviglia! Tenevano pulito e drenato il terreno, facevano a gara tra loro a chi tenesse meglio il proprio orto! E usavano l’acqua del fiume per annaffiare le loro piante e ci tenevano che fosse pulita. Monitoravano quotidianamente lo stato del corso d’acqua. Erano davvero le prime sentinelle, costoro, e spesso abitavano nelle vicinanze del fiume stesso. E tutti godevano dello spettacolo di chilometri di terreno coltivato a ortaggi che poi venivano venduti ai vicini e molti nonni avevano il loro da fare passando l’ultima età in salute e soddisfatti per quell’impegno di cui andavano fieri ed era per loro un hobby che finiva con l’essere prezioso per tutti. Sono arrivati i Verdi! Via gli orti! Restituite la natura agli animali! Avanti con le pantegane, le volpi, gli istrici, le nutrie che traforano gli argini come fanno i castori… E canne invasive, erbacce, rovi, spazzatura nascosta tra i cespugli e tanto altro e sotto i ponti, tra i pilastri che li sostengono, montagne di cannicci, plastica, acqua stagnante perché non riesce a scorrere, puzzolente, invasa da zanzare, vespe, topi, animali annegati… e al primo temporale…"