martedì 2 agosto 2016 - Antonella Policastrese

Le Rivoltelle a Crotone. Dammi una lametta che mi taglio le vene

“Dammi una lametta che mi taglio le vene”. Siamo in Calabria e forse più che svenarsi da soli, le vene te le possono tagliare in vari modi, pur di togliere dalle balle chi non è gradito.

Le Rivoltelle, band rock femminile che porta sul palco brani di denuncia, è stata tagliata fuori dall’esibizione a Rossano, in occasione della festa di S. Pio. Una data annullata su due piedi, mossa che non sappiamo quanto sia convenuta agli organizzatori per via della penale da pagare quando s’incorre in queste cancellazioni dell’ultimo momento.

Supponiamo che, trattandosi di una festa di Paese, il comitato organizzatore sia quello parrocchiano, di conseguenza la giustificazione data dagli organizzatori sembra quanto mai aleatoria. Offesa alla morale religiosa, ma siamo sicuri che si tratti di questo? Appellarsi ad un fatto sessuale non tiene come scusa e chissà se il caso non nasconda altri più reconditi motivi. Sappiamo che il repertorio di questa band è di denuncia ed ultimamente le ragazze hanno dedicato un pezzo molto forte al Procuratore Capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, per le sue inchieste scottanti a livello di ndrangheta e massoneria, in una terra dove la tradizione finisce con lo sposarsi con comportamenti che nulla hanno a che vedere con l’etica o la morale cattolica. In Calabria anche le band devono seguire determinati canali privilegiati e, se all’inizio la bravura è un fatto determinante per guadagnare visibilità, in un secondo momento, se non ci si aggrega a qualche carro, si fa di tutto per mettere i bastoni tra le ruote ai ribelli, a chi non si adegua ed accetta determinate imposizioni. Conoscendo la storia di questa terra, vivendoci, si fa presto a capirne i paradossi e le anomalie che emergono in ogni settore sociale. Detto ciò, in una Calabria dove le manifestazioni a favore dei gay vengono fatte e partecipate, con una chiesa che tutto sommato non discrimina ma accoglie, buttarla sul fatto sessuale è anacronistico e surreale. Chissà se dietro la motivazione fornita dagli organizzatori non si nasconda qualcos’altro, anche perché le rivoltelle sono un gruppo molto conosciuto e di conseguenza metterle ai margini significa offuscarne la popolarità e la bravura. In pratica ci piacerebbe capire quale gruppo è stato chiamato al loro posto e se non sia giunto il momento di scandagliarla la realtà di questa regione dove tutto è programmato, determinato e ad emergere devono essere “i figli di” o “del mi manda Picone”. 

Assistiamo quotidianamente all’amarezza di tanti giovani, bravi, che nel momento in cui osano spiccare il volo hanno puntualmente tagliate le ali. Un esempio per tutti? Rino Gaetano, cantautore crotonese, che aveva con la sua terra un rapporto di amore ed odio. Non gli piaceva definirsi crotonese e non aveva tutti i torti. Solo dopo tanto tempo, dopo la sua morte, il suo mito su Crotone continua a vivere, ora che non c’è più e gli si nominano strade e si costruiscono statue in suo onore, riconoscendolo come un artista unico della sua terra. Crotone, che vive di musica, teatro ed arte, non cerca i suoi talenti scavando nella spazzatura. I talenti devono avere una connotazione ed un’appartenenza. Allora sì che si costruiscono ponti d’oro. In caso contrario bisogna trovare il modo di far fuori chi è realmente bravo e deve essere fermato. Mi sa che le Rivoltelle e quanto loro successo siano vittime di questa realtà. Sì, dai “dammi una lametta che mi taglio le vene”.




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