lunedì 28 dicembre 2020 - Natale Salvo

La vera epidemia? E’ quella del consumo di alcolici!

17.000 morti annui. Una strage. E’ quella che si compie con il consumo scorretto di alcolici, ovvero eccessivo, fuori dai pasti e in età precoce.

E’ questa, sì, un guerra. Ma una guerra che abbiamo già deciso di perdere. Il business è business ! Quasi nessun mass media ne diffonde i dati, per non perdere inserzionisti. Nessun partito politico si schiera contro i produttori, distributori e commercianti al dettaglio di bevande alcoliche e superalcoliche.

Ed i dati non si fermano ai 17.000 morti annui ( il numero di decessi di persone di età superiore a 15 anni per patologie totalmente attribuibili al consumo di alcolici è stato pari a 1.290, l’80% uomini ) [2]. Nel 2016, nei Paesi dell’Unione Europea compresi Norvegia e Svizzera, oltre 290 mila decessi sono stati causati dall’alcol.


5.097, invece, gli incidenti stradali per i quali almeno uno dei conducenti dei veicoli coinvolti era in stato di ebbrezza [4].

Le crisi acute da intossicazione alcolica, sono state causa principale o secondaria di 40.083 accessi in Pronto Soccorso ( il 9,7% hanno meno di 17 anni ).

Solo il 10% degli alcolisti si cura

Nel 2018, il SSN hanno preso in carico 65.520 alcoldipendenti, di cui 17.887 nuovi utenti ( 230 utenti totali sotto i 19 anni, 4.485 utenti totali di età compresa tra i 20-29 anni ). Ma si tratta della “punta dell’iceberg”. Sono oltre 4 milioni di binge drinkers [ in nota 3 spiego chi sono ] e circa 600.000 consumatori “dannosi” con diagnosi suggestiva di alcoldipendenza in need for treatment” [ che dovrebbero curarsi, NdT ] [1].


Queste informazioni sono tratte dal sito dell’Istituto Superiore di Sanità e dalla relazione che, lo scorso 1 dicembre, come ogni anno, il Ministero della Salute trasmette al Parlamento. Sono pubblici, quindi.

I tecnici denunciano come occorra « contrastare efficacemente e tempestivamente la diffusione di fake-news da parte di alcuni settori della produzione » di bevande alcoliche : « non esistono livelli di consumo alcolico privi di rischio » [1]!

Il messaggio del “bere responsabile”, ad esempio è « ambiguo ».

Bere alcolici? Un lento suicidio, celebrale e fisico specie per i giovani

Quello che va detto chiaramente – scrive l’Istituto Superiore di Sanità – è che il « consumo di alcolici va evitato almeno fino ai 25 anni, in quanto interferente con l’atteso sviluppo e la connessa rimodulazione (pruning) cerebrale danneggiata dal consumo di alcol ( e sostanze psicoattive ). Un danno irreversibile cui i giovani possono e devono essere sottratti » [2].

Invece, aggiungono, « rimane critico il consumo di bevande alcoliche tra i giovani, anche minorenni: nella fascia di età 11-24 anni è diffusa la consuetudine di bere alcolici fuori dai pasti, con una frequenza anche infra-settimanale e non solo nel week-end, a conferma del consolidamento di un consumo abituale e rischioso per il 17,2% dei giovani tra i 18 e i 24 anni di età (22,6% maschi e 11,1% femmine) ».

L’alcolismo, un costo sociale ed economico destinato ad aggravarsi

Il tema, per i ricercatori, assume particolare attualità oggi, con l’altra pandemia in corso, quella del virus Covid-19. Studi condotti durante l’epidemia di SARS (primi anni 2000) « hanno evidenziato un aumento del disagio psicologico dovuto all’incertezza, all’isolamento sociale e al disagio psicosociale come potenziale meccanismo che ha portato […] ad un aumento del consumo di alcol dopo un anno dalla conclusione dell’epidemia e nei tre anni successivi ».

« I danni alcol-correlati infine non coinvolgono i soli consumatori. Le conseguenze del consumo di alcol si ripercuotono sulle famiglie e sulla comunità in generale a causa del deterioramento delle relazioni personali e di lavoro, dei comportamenti criminali (ad esempio vandalismo e violenza), della perdita di produttività e dei costi a carico dell’assistenza sanitaria », aggiunge la relazione [4] .

In merito ai costi diretti al carico del Sistema Sanitario pubblico, la relazione del Ministero della Salute del 2019 precisa come « nel 2018 il consumo complessivo a carico del SSN dei medicinali impiegati nel trattamento della dipendenza da alcolica ammonta a quasi 6,4 milioni di dosi. Nell’anno 2018 la spesa farmaceutica dei medicinali impiegati nel trattamento della dipendenza alcolica a carico del SSN ammonta a circa 8,97 milioni di euro ».

Ipotesi politiche per i parlamentari di buona volontà, se ci sono

Che ne farà il Parlamento di questa relazione?

Prenderà coraggio ed eleverà a 25 anni il divieto di consumo oggi previsto solo per i minori d’età dalla legge n. 189/2012 oppure, seguendo la legge sul divieto di fumo, ne vieterà il consumo nei luoghi pubblici [4] ?

Vieterà la pubblicità delle bevande alcoliche sui mass media oggi solo limitata per i minori in base alla legge n. 125/2001 [5] ?

O, più facilmente, pilatescamente, se ne laverà le mani e si limiterà ad assoldare qualche influencer amico per qualche inutile saltuario spot in tivù ?

Ci sono epidemie di serie B, temo.

Fonti & Note:

Credits : Photo by federica ariemma on Unsplash

[1] Istituto Superiore di Sanità, “Il rischio alcol nell’era post-COVID: una riflessione per il futuro

[2] Istituto Superiore di Sanità, “Consumo di alcol nel 2018: i dati della Relazione al Parlamento 2020

[3] binge drinking : “ modalità di consumo alcolico che comporta l’assunzione in un’unica occasione e in un ristretto arco di tempo di quantità di alcol molto elevate, è diffuso maggiormente tra i giovani di 18-24 anni. I giovani lo praticano soprattutto nei contesti della socializzazione e del divertimento collettivo, spesso bevendo volontariamente fino ad arrivare all’ubriachezza e all’intossicazione alcolica ”.

Per l’IARC l’alcol è cancerogeno classe 1

[4] Relazione del Ministro della salute al Parlamento sugli interventi realizzati ai sensi della legge 30.3.2001 n. 125 “legge quadro in materia di alcol e problemi alcol correlati” :

« I principali danni da alcol si riscontrano soprattutto per il fegato (epatiti alcoliche, steatosi, cirrosi), per il primo tratto dell’apparato digerente (gastriti acute e croniche, ulcere, emorragie, pancreatiti), per il sistema nervoso (conseguenze della neurotossicità dell’acetaldeide), e per l’insorgenza di tumori (bocca, faringe, laringe, esofago, fegato, mammella, colon-retto). Secondo le principali Agenzie Internazionali di salute pubblica, l’alcol è una sostanza tossica e cancerogena,tanto che la IARC (International Agency for Research on Cancer) lo classifica nel gruppo 1 (sicuramente cancerogeno per l’uomo). Il suo consumo prolungato e cronico è associato quindi ad aumentato rischio di cancro e non è possibile stabilire una quantità assolutamente sicura. [Tuttavia] e nuove linee guida italiane definiscono a basso rischio un consumo di 2 unità alcoliche per l’uomo adulto e 1 per donne adulte e anziani di entrambi i sessi, corrispondenti rispettivamente a 24 e 12 grammi di alcol ».

[5] Ministero della Salute, Legge 08 novembre 2012 , n. 189, “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, recante disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute”.

[6] Camera dei Deputati, Legge n. 125 del 30 Marzo 2001, “Legge quadro in materia di alcol e di problemi alcolcorrelati

La legge 125 del 2001 è inattuata

L’associazione Alcolisti Anonimi [leggi relazione in 4] lamenta perfino la mancata attuazione, a quasi 20 anni dalla nascita, della stessa normativa sulla cura degli alcoldipendeneti del 2001 [5].

In particolare:

  • « [il mancato] inserimento dell’alcologia negli ordinamenti didattici dei corsi universitari relativi alle professioni sanitarie o a quelle ad indirizzo sociale e psicologico nonché del corso di laurea in medicina e chirurgia »,
  • « l’assenza di norme che regolino l’istituzione, l’organizzazione e la funzione dei Servizi per l’alcologia. Negli ultimi anni la tendenza delle varie Regioni è stata prevalentemente quella di collocare i Servizi di alcologia all’interno dei Dipartimenti per le Dipendenze, in alcune realtà regionali gli stessi Servizi sono collocati nei Dipartimenti di Salute Mentale ».



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