mercoledì 20 luglio 2016 - Paolo Giardina

La storia suggerisce una sola parola: integrazione

Non sappiamo esattamente cosa sia accaduto a Nizza, i misteri sono tanti, ma appare evidente, manifesta la riconducibilità dell’evento a quell’odio sociale che investe tutto il pianeta.

Ieri ho visto il video di un processo in America. Si stava giudicando l’assassinio di una giovane ragazza. Il padre, visibilmente provato dalla morte della figlia, non appena l’imputato è entrato in aula, è scattato come una furia sull’assassino, con una rabbia ed una determinazione tale, che poteva anche ucciderlo.

Una reazione istintiva, naturale e forse comprensibile. Però non possiamo pensare che sia quella giusta.

Ora, immaginiamo per un attimo se tutte le “contese”, piccole o grandi, fra gli individui si risolvessero in questo modo.

Ecco, prima accadeva, poi è subentrata la civiltà, l’organizzazione della società.

Bene, la reazione istintiva, naturale e forse comprensibile di ognuno di noi, a quello che è accaduto a Nizza, è stata quella di “ucciderli tutti”.

A parte che non sappiamo esattamente “chi uccidere”, ma una simile risposta ci metterebbe, comunque, sul loro stesso piano, quello dell’inciviltà.

Non sappiamo esattamente cosa è accaduto, i misteri sono tanti, ma appare evidente, manifesta la riconducibilità dell’evento a quell’odio sociale che investe tutto il pianeta.

L’approccio del passato, anche recente, degli Stati, come reazione agli “attentati” dichiarando “guerre inutili” non è la soluzione del problema, anzi.

Il nostro nemico non è un altro Stato o un altra Religione, ma soltanto delle persone catalogabili nell’area dell’inciviltà.

Limitiamoci a combattere i nemici, che sono sia in quella parte del mondo, che nella nostra, e soprattutto, per fare questo, occorre inevitabilmente fare fronte comune con “gli amici”, che sono sia in quella parte del mondo, che nella nostra.

Non è condivisibile la posizione di chi in Italia sostiene “prima gli italiani”.

Questa è soltanto la legge del più forte, che si abbatte come un macigno sul più povero. Che poi, chi lo sostiene non comprende neppure che noi, in fatto di povertà, siamo messi male. E se la Germania decidesse di chiuderci le frontiere, e se gli americani non consentissero più l’ingresso nella loro fortezza…

Non è buonismo, integrarsi è una necessità per l’uomo, lo dice la storia dell’umanità, anche contro la nostra volontà, è scritta.

L’unico modo per uscire da questa situazione è favorire l’integrazione, quella vera, che può nascere soltanto se tentiamo di comprendere le altre culture e tradizioni, per dirla con Pico, a condizione che, non ci “fermiamo alla veste” ma procediamo nella ricerca dello “spirito”.

Si tratta di un “miracolo umano”, per questo si può fare.

Si farà comunque, al massimo, cinici ed autolesionisti come siamo, possiamo ritardarlo con un pizzico di inciviltà, qualche inutile guerra, ed altri morti in giro per il mondo.




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