lunedì 6 giugno 2022 - YouTrend

La storia dei referendum abrogativi in Italia

Dal 1974 si sono tenuti 67 referendum abrogativi con un’affluenza media del 52%

di Lorenzo Ruffino

Il 12 giugno gli elettori italiani saranno chiamati a votare sui 5 referendum abrogativi sulla giustizia: promossi dal Partito Radicale e dalla Lega, i quesiti proposti puntano a cambiare alcune norme tecniche dell’ordinamento giudiziario.

La Costituzione italiana prevede che un referendum abrogativo, per essere valido, debba avere un’affluenza pari ad almeno il 50% + 1 degli aventi diritto. Un recente sondaggio dell’istituto SWG, però, indica che è estremamente improbabile che questi 5 referendum sulla giustizia riescano a superare il quorum.

Ma quanti sono i casi di referendum abrogativi passati o falliti nella nostra storia repubblicana?

 

I referendum degli anni ‘70 e ‘80

Il primo referendum abrogativo fu quello sul divorzio del 1974, nel quale votò l’87,7% dei 37,6 milioni di elettori. I contrari all’abolizione del divorzio vinsero con il 59% dei voti, mentre i favorevoli furono il 41%.

Nel 1978 si tennero due referendum: uno per abolire la Legge Reale che prevedeva un inasprimento della legislazione penale per combattere il terrorismo e uno per abolire il finanziamento pubblico ai partiti. L’affluenza per entrambi fu pari all’81,2%, ma il No vinse nel primo caso con il 76% e nel secondo con il 56,4%. 

Nel 1981 i referendum furono 5: l’affluenza fu pari al 79,4%, ma nessun quesito passò. Votò contro l’abolizione della Legge Cossiga sull’ordine pubblico l’85% dei votanti, contro l’abolizione dell’ergastolo il 77,4%, contro le norme sul possesso di armi l’85,9%, contro la proposta del Partito Radicale sull’aborto l’88,4% e contro quella del Movimento per la vita sempre sull’aborto il 68%.

Nel 1985 si tenne un referendum in merito alla norma che l’anno precedente aveva tagliato la scala mobile, cioè quello strumento che serviva a indicizzare automaticamente i salari in funzione degli aumenti dei prezzi di alcune merci al fine di contrastare la diminuzione del potere d’acquisto. L’affluenza fu pari al 77,9% e i contrari vinsero con il 54,3%. A votare contro fu il Nord in blocco, mentre le regioni rosse votarono a favore e Sud e Isole furono più divisi. 

Il 1987 fu un altro anno di referendum con 5 quesiti: l’affluenza fu pari al 65,1% per tutti e 5. Votò a favore della questione sulla responsabilità civile dei magistrati l’80,2%, a quello sulla commissione inquirente l’85%, a quello sulla localizzazione delle centrali nucleari l’80,6%, a quello sui contributi agli enti locali che ospitano centrali nucleari il 79,7% e a quello sul divieto di partecipazione dell’Enel a impianti nucleari all’estero il 71,9%.

 

I referendum degli anni ‘90

Nel 1990 gli elettori italiani furono chiamati a votare sulla caccia, sull’accesso dei cacciatori a fondi privati e sull’utilizzo dei pesticidi. Fu la prima volta che dei referendum non arrivarono al quorum, fermandosi a un’affluenza del 43%. I Sì ottennero il 92,2% per i primi due quesiti e il 93,5% per il terzo. 

Nel 1991 si tenne il referendum per la riduzione da tre a una preferenza per l’elezione della Camera dei Deputati: partecipò il 62,5% degli elettori e i Sì furono il 95,6%.

Il 1993 fu un altro anno di referendum abrogativi con ben 8 quesiti:

  • Competenze USL
  • Stupefacenti e sostanze psicotrope
  • Finanziamento pubblico dei partiti
  • Casse di risparmio e Monti di pietà
  • Soppressione del Ministero delle partecipazioni statali
  • Elezione del Senato della Repubblica
  • Soppressione del Ministero dell’agricoltura e delle foreste
  • Soppressione del Ministero del turismo e dello spettacolo

L’affluenza fu pari al 77% e tutti i quesiti passarono. Quello meno popolare fu quello sulle sostanze stupefacenti che ottenne solo il 55,4% di Sì, mentre tutti gli altri ottennero tra il 70 e il 90% di voti favorevoli.

Nel 1995 si tennero ben 12 referendum abrogativi:

  • Rappresentanze sindacali (richiesta massimale)
  • Rappresentanze sindacali (richiesta minimale)
  • Contrattazione pubblico impiego
  • Soggiorno cautelare
  • Privatizzazione RAI
  • Autorizzazione al commercio
  • Trattenute contributi sindacali
  • Legge elettorale dei comuni
  • Orari esercizi commerciali
  • Concessioni televisive nazionali
  • Interruzioni pubblicitarie
  • Raccolta pubblicità radiotelevisiva

Il quorum si raggiunse in tutti e 12 con un’affluenza pari al 57-58%, ma a passare furono solo i primi quattro quesiti e il sesto. 

Anche il 1997 fu un anno ricco di referendum, anche se fallimentari visto che l’affluenza si fermò al 30,2%. I quesiti riguardavano:

  • Abolizione dei poteri governativi nelle aziende privatizzate
  • Limiti per l’esercizio dell’obiezione di coscienza
  • Accesso dei cacciatori a fondi privati
  • Abolizione del sistema di progressione in carriera dei magistrati
  • Abolizione dell’ordine dei giornalisti
  • Abolizione degli incarichi extragiudiziari dei magistrati
  • Abolizione del Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali

Nel 1999 si votò invece per abolire la quota proporzionale della legge elettorale della Camera dei Deputati: il quorum non si raggiunse per pochissimo, con l’affluenza che si fermò al 49,6%. 

 

I referendum degli anni 2000

Il 2000 fu un altro anno di referendum con diversi quesiti:

  • Abolizione del rimborso delle spese per consultazioni elettorali e referendarie
  • Abolizione della parte proporzionale della legge elettorale (come nel 1999)
  • Elezione del Consiglio Superiore della Magistratura: abrogazione del sistema elettorale dei componenti magistrati con metodo proporzionale per liste contrapposte
  • Ordinamento giudiziario: separazione delle carriere dei magistrati giudicanti e requirenti
  • Incarichi extragiudiziari dei magistrati: abolizione della possibilità per i magistrati di assumere incarichi al di fuori delle loro attività giudiziarie
  • Licenziamenti: abrogazione delle norme sulla reintegrazione del posto di lavoro
  • Abolizione delle trattenute associative e sindacali tramite gli enti previdenziali

L’affluenza si fermò al 32% e i referendum fallirono. Chi votò era generalmente a favore, tranne nel caso dell’articolo 18 dove il 66,6% votò contro. 

Nel 2003 si tennero due referendum per estendere a tutti i lavoratori il diritto al reintegro nel posto di lavoro per i licenziati senza giusta causa e per abrogare l’obbligo per i proprietari terrieri di dar passaggio alle condutture elettriche sui loro terreni. L’affluenza fu solo del 25,5%.

Un’affluenza fallimentare simile si registrò anche nei 4 referendum del 2005:

  • Abolizione ai limiti alla ricerca clinica e sperimentale sugli embrioni
  • Abolizione di limiti all’accesso alla procreazione medicalmente assistita
  • Abolizione di norme su finalità, diritti dei soggetti coinvolti e limiti all’accesso alla procreazione medicalmente assistita
  • Abolizione del divieto di fecondazione eterologa

Nel 2009 si tennero 3 referendum dove l’affluenza si fermò tra il 23 e il 24%. I quesiti riguardavano:

  • Assegnazione del premio di maggioranza alla lista più votata, anziché alla coalizione, per la Camera
  • Assegnazione del premio di maggioranza alla lista più votata, anziché alla coalizione, per il Senato
  • Impossibilità per una stessa persona di candidarsi in più circoscrizioni

 

I referendum dal 2010 in poi

Dopo una stagione di referendum fallimentari si torna a superare il quorum con i 4 quesiti promossi dal centrosinistra nel 2011:

  • Abrogazione delle norme che consentono di affidare la gestione dei servizi pubblici locali a operatori privati
  • Abrogazione delle norme che prevedono che all’interno della tariffa dell’acqua sia compresa anche la remunerazione del capitale investito dal gestore
  • Abrogazione delle norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia nucleare
  • Abolizione della legge sul legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei ministri e dei ministri

L’affluenza fu pari al 54,8% e i Sì furono tra il 94 e il 95%. 

L’ultimo referendum abrogativo tenutosi in Italia è stato quello sulle trivelle del 2016, nel quale l’affluenza si fermò al 31,2%.

Complessivamente in Italia si sono tenuti 67 referendum abrogativi con un’affluenza media del 52%: 39 hanno superato il quorum e 28 no. Dei 39 quesiti che hanno superato il quorum, in 23 hanno vinto i Sì (e quindi c’è stata effettivamente l’abrogazione) e in 16 i No.

 

 

Nella tabella qui di seguito è possibile vedere tutti i referendum abrogativi che si sono tenuti in Italia.

 

 
 
 



Lasciare un commento