lunedì 16 dicembre 2024 - Phastidio

La spending review di Musk e Trump

Nella Memeland del nuovo duo padrone d'America, arriva una ambiziosa spending review. Finirà come le precedenti oppure Trump accetterà l'impopolarità di tagliare i programmi di spesa più amati dagli americani? 

Il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ambisce a ridimensionare fortemente la spesa pubblica federale, con la ciliegina della eliminazione del Dipartimento dell’Educazione, cedendone funzioni e bilancio agli stati, nel solco della purezza federalista. Per ottenere questi obiettivi, creerà una nuova agenzia federale, di nome Department of Government Efficiency.

Un DOGE contro la spesa

Il cui acronimo è DOGE, come la criptovaluta farlocca col cane di razza Shiba Inu resa popolare da Elon Musk, che l’ha suggerito per il nuovo dipartimento. Che peraltro non sarà un vero dipartimento, cioè un ministero, perché questi ultimi possono essere creati e sciolti solo dal Congresso. Trump invece ha annunciato che la nuova agenzia della spending review sarà a termine e si scioglierà il 4 luglio 2026, nel duecentocinquantesimo anniversario della Dichiarazione d’Indipendenza.

Un interessante explainer sotto forma di Q&A, è stato realizzato da Bloomberg. L’ho letto per voi e ve lo sintetizzo con qualche chiosa.

La nuova agenzia sarà guidata da Elon Musk e dall’imprenditore biotech ed ex candidato Repubblicano alla presidenza, Vivek Ramaswamy. Le modalità di funzionamento non sono ancora note ma la sua creazione potrebbe passare attraverso il Federal Advisory Committee Act, una legge del 1972 che consente al presidente di chiedere il contributo di comitati composti da partecipanti del settore pubblico e privato. Trump potrebbe creare un comitato del genere tramite ordine esecutivo, nel qual caso diventerebbe uno dei circa 1.000 comitati consultivi federali che sono costati, sottolinea con perfidia l’articolo di Bloomberg, un totale di 399 milioni di dollari l’anno scorso.

Si fa presto a dire spending review, però. Musk ha indicato un obiettivo di tagli per 2.000 miliardi di dollari su un totale di spesa pubblica federale di 6.500 miliardi di dollari annui. C’è motivo di essere scettici, se non fosse che in molti sono rimasti estasiati dai tagli feroci agli organici del fu Twitter compiuti da Musk subito dopo il suo arrivo, con il social che è sopravvissuto. A chi compie parallelismi di questo tipo sfugge che molte Big Tech social erano fortemente sovradimensionate negli organici e che la pubblica amministrazione non è un social, ma di questo avremo modo di parlare.

Come si legge nel pezzo di Bloomberg,

Mettere Musk e Ramaswamy in un comitato consultivo federale li renderebbe dei cosiddetti dipendenti governativi speciali. Si tratta di posizioni che possono essere non retribuite e consentire a un individuo di lavorare fino a 130 giorni per un’agenzia federale o per la Casa Bianca. Una considerazione importante per Musk e Ramaswamy, un ex dirigente del settore biotech: tali posizioni non richiedono alla persona di rivelare pubblicamente o disinvestire i propri beni.

In effetti, avevo qualche dubbio sulla fattibilità di un blind trust per Musk, che è un enorme contractor del governo federale: la sola SpaceX, che si mangerà la NASA (facile profezia), ha in essere oltre 15 miliardi di dollari di contratti federali. Le società di Musk sono regolate da una ventina di agenzie federali: che probabilmente smetterebbero di regolarle (e fors’anche di esistere) dietro azione di Musk medesimo. Così funzionano le cose, nelle oligarchie.

Trump ha affermato che la nuova struttura fornirà “consulenza e guida dall’esterno del governo e collaborerà con la Casa Bianca e l’Office of Management & Budget per guidare una riforma strutturale su larga scala e creare un approccio imprenditoriale al governo mai visto prima”. Ha definito l’iniziativa il “Progetto Manhattan” dei nostri tempi. Niente meno: una Bomba, in pratica.

Una storia con pochi successi

Ora, è utile sapere che non è stato proposto nulla di rivoluzionario. Le spending review falliscono pressoché ovunque, nelle democrazie e non solo in quelle. In passato, la commissione Simpson-Bowles del 2010 ha proposto tagli per 4 mila miliardi di dollari in circa un decennio, posticipando l’età pensionabile per la previdenza sociale, limitando i costi dell’assistenza sanitaria e potando le agevolazioni fiscali. Non si inventa nulla, vedete. Ma il Congresso ha messo tutto in un cassetto, che strano.

Poi, un nuovo comitato congressuale soprannominato “Supercomitato” ha tentato il “Big Deal” tra il presidente Barack Obama e i repubblicani del Congresso nel 2011. Anche qui, nulla di fatto. A intervalli regolari, a Washington va in scena lo psicodramma del tetto al debito da adeguare, con qualche temporaneo shutdown del governo federale, ma sin qui sono state solo soluzioni di cortissimo respiro e mai risolutive. Lo stesso Trump ha promesso nel 2016 che avrebbe portato in pareggio il bilancio “abbastanza rapidamente”, ma quando ha lasciato l’incarico, nel 2021, il debito degli Stati Uniti era a un livello record. Tetto finto e deficit vero, come ho scritto tempo addietro.

La difficoltà deriva dal fatto che le principali voci di spesa pubblica federale sono le più amate dagli americani, inclusi quelli che vorrebbero la motosega per gli altri: Social Security, Medicare, Medicaid e benefici per i veterani. Sono i cosiddetti entitlements, la spesa sociale non discrezionale, che assieme a quella per interessi oggi assorbono il 53 per cento della spesa federale.

Altro mantra della politica è il taglio di “sprechi, abusi e frodi”, rigorosamente quelli di gruppi di elettori diversi dai propri. Il Government Accountability Office (GAO) stima che le agenzie federali perdano ogni anno tra 233 e 521 miliardi di dollari a causa delle frodi. Il principale colpevole, nel recente passato, sono stati i pacchetti di spesa per il Covid-19 che Trump ha firmato nel 2020; una verifica dell’Associated Press del 2023 ha rilevato che il 10 per cento dei 4.200 miliardi di dollari di aiuti per la pandemia è stato speso in maniera impropria.

Il concetto di spreco, come detto, è quello massimamente soggettivo. Dal 2011, il GAO ha inviato al Congresso 14 relazioni contenenti 2.018 raccomandazioni per ridurre o eliminare programmi duplicati o ridurre i costi nel governo federale. Il Congresso ne ha adottati circa due terzi, risparmiando circa 667,5 miliardi di dollari. Il che è comunque un ottimo risultato.

La legge federale richiede che le riunioni del comitato consultivo siano pubbliche e lo stesso Musk ha promesso che tutte le azioni del DOGE saranno “pubblicate online per la massima trasparenza”. Ha anche lasciato intendere che potrebbe esserci un contributo pubblico simile a un gioco. “Avremo anche una classifica per la spesa più follemente stupida dei vostri soldi delle tasse. Sarà sia estremamente tragico che estremamente divertente”, ha detto.

Tagli impopolari

Trump può dunque procedere per ordine esecutivo, quindi infischiarsene del Congresso, peraltro controllato dai Repubblicani, ma l’ultima parola sulla spesa spetta al Congresso. Trump, tuttavia, pensa di aver trovato una soluzione alternativa. Ha in programma di contestare una disposizione chiave di una legge del 1974 che costituisce la base del moderno processo di bilancio federale. Tale disposizione, nota come Impoundment Control Act, afferma che il presidente deve spendere i soldi stanziati a meno che il Congresso non decida di revocarli. “Ripristinare l’impoundment ci darà uno strumento cruciale con cui annientare il Deep State, prosciugare la palude e far morire di fame i guerrafondai”, ha affermato Trump l’anno scorso.

Al netto della tecnica istituzionale di bilancio e della dialettica tra presidenza e Congresso, che entra direttamente nel discorso di pesi e contrappesi che plasmerà il futuro dell’oligarchia americana nei lustri a venire, c’è un punto critico: le revisioni di spesa non piacciono, e le voci di spesa federale da incidere sono quelle più popolari. Per un soggetto come Trump, morbosamente attento a piacere ed essere amato, non sarà così semplice accettare proposte di tagli a pensioni e spesa sanitaria. In quel caso, l’opera di Musk potrebbe finire in un cassetto, e i due potrebbero anche entrare in rotta di collisione. Ma non portiamoci troppo avanti.




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