mercoledì 14 ottobre 2009 - Doriana Goracci

La sostenibile leggerezza di una Guardona

Luisa Di Gaetano fotografa, come lei si definisce, è una di quelle donne che è stata a Roma, sabato 10 ottobre, all’appuntamento pubblicato anche sul Manifesto e di cui avevo accennato, a modo mio, in Samantha vive Carmela è morta e Rosy in mezzo: Casa Internazionale delle Donne. La conosco da alcuni anni, e non è molto definibile Luisa, scrive assai raramente. L’ho vista fare teatro con le sue mani, burattinaia in scuole e circoli per anziani, e non solo in Italia, anche all’estero dove è amata e apprezzata, in particolare in Sudamerica. Non ha età Luisa, a tratti sembra una ragazza, a tratti meno spesso, si irrigidisce, la voce si fa roca. L’ho incontrata per anni alle manifestazioni e camminava rapida, tutta presa a fotografare , un sorriso complice e via.

Le foto presenti nel testo, non sono sue, l’ho fatto volutamente, mentre quella all’inizio è lei, dove è stata fotografata. Preferisco farla paralare una volta tanto, lei che fotografa sempre, la guardona… femminista. Luisa ama cucinare, è bravissima e spesso con ingredienti del suo orto. Luisa ama ridere, mangiare insieme, bere vino “buono”, Luisa ha amato molto gli uomini e anche loro l’hanno amata. Luisa ama le donne, spero che dopo quanto ha scritto, continuino a farlo, certe donne.

Alcune hanno già risposto in rete, come Silvia M., che metto alla fine con il suo inizio e conclusione.

C’è da farsi una risata, e forse anche un po’ amara, nel leggere queste impressioni di una Guardona, spero poi per ripartire e camminare davvero: la strada è molto lunga.

Sempre più convinta che C’è qualcosa di nuovo oggi nell’aria, anzi d’antico: il fascismo.

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Foto tratta da Marginalia-Vincenza Perilli

 

Incontro alla casa di sabato 10 ottobre: Sesso e politica nel post patriarcato
Pensieri sparsi di una guardona

La sala piena, traboccante. Tante facce conosciute, tanti saluti curiosi o affettuosi. La sorpresa o la gioia di rivedersi Grate alle Cinque Firmatarie per aver proposto le TESI, per aver avuto la forza e la capacità di organizzare l’incontro. Quando succedono questi miracoli si giustifica tutta la fatica per mandare avanti la Casa , dichiara una amica. E’ vero. E’ bello ritrovarsi in tante, venute da tutta Italia con la voglia di capire, di partecipare, di esprimersi, di condividere, di confrontarsi, di….Il giardino pieno, la sala anche. Il ristorante che lavora alla grande. Evviva Ma: io sono una guardona, per deformazione professionale. E ho sempre combattuto contro la ristrettezza della comunicazione esclusivamente verbale. Alla fine degli incontri tra kurde e turche – raccontava un’ amica – le donne si mettono a cantare in coro e a fare balli in tondo. E questo dà loro una grande dimensione di unità e rafforza la consapevolezza di stare insieme. L. Malaguzzi diceva che i bambini hanno 100 linguaggi e gli adulti gliene censurano 99 (lasciandogli solo la comunicazione verbale). Penso che per le donne (e per gli uomini) sia lo stesso. Ma chi censura gli altri 99 linguaggi? Oppure, come si opera questa castrante autocensura? L’ironia e l’autoironia non fa parte del bagaglio culturale delle grandi TESI e spesso – purtroppo – neanche di chi le propone… Peccato. Mi manca. Come il sorriso, o la risata (che ci differenzia dalle bestie, dicono). Alla proposta di farsi fotografare con il cartello “io sono femminista”, alcune delle Cinque Firmatarie hanno risposto con un cenno serissimo di diniego.

 

Ma non hanno rispettato la fila delle donne – lunga, eterna per le affamate partecipanti – per riuscire a prendere un po’ di cibo. Hanno semplicemente scavalcato la fila e preso il loro mangiare. Alla faccia della coerenza: si predica bene e si razzola male, eh?

Il solito problema del potere (e poi, potere de che?) E anche questa volta me ne sono andata un po’ disgustata e molto avvilita.
Propongo anch’io una domanda: a quando un salto di qualità, una proposta di azioni, un ballo, uno scoppio di risa?
Luisa Di Gaetano – fotografa
[email protected]

 

Cara Luisa, approfitto delle tue parole per esprimere il sottile disagio con cui ho vissuto l’incontro di ieri. Difficile capire e comunicare il perché. Se si cercassero le parole-chiave, una che mi verrebbe in mente sarebbe la parola “passerella”. Forse sono io ingenerosa, ma mi sembrava che il primo imperativo di chi si esprimeva fosse “io sono qui, sono presente, esisto” più che curarsi di comunicare riflessioni personali ad altre che avrebbero potuto accoglierle, riflettervi sopra, modificarle, respingerle…Forse ha contribuito al mio fastidio il fatto che ero stipata nella pre-saletta, dove non si poteva vedere chi parlava e la voce andava e veniva per problemi di audio (eppure quando, arrivando, ho visto l’enorme affollamento sono stata contentissima), fatto sta che me ne sono andata prima della fine e non ho visto la simpatica scenetta della corsia preferenziale per il pasto delle firmatarie. Mi dispiace molto avere avuto questa impressione deludente, vorrei poter contare sull’autorevolezza delle donne, sento che ne abbiamo bisogno ma mi è sembrata un po’ un’occasione mancata.Speriamo che mi sbaglio! (come diceva il simpatico bambino: “speriamo che me la cavo”). Mi viene un altro pensiero: il re sarà pure nudo, ma non è che noi siamo poi tanto vestite/i !
Ciao a te e a tutte Silvia M"




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