La società dei magnaccioni

Un anonimo autore romano, nel 1908 scrisse e musicò una canzone popolare che forse all’epoca non prevedeva potesse ottenere tanto successo. La canzone si intitola “La società dei magnaccioni” ed ancora oggi è cantata, ricordata e strimpellata in special modo nella Regione Lazio.
La canzone fu poi ripresa negli anni ’60 da Gabriella Ferri che ne fece uno dei suoi cavalli di battaglia.
Il testo propone una certa gioventù dell’epoca, votata a grasse libagioni ed a un comportamento arrogante al limite del bullismo. Oggi come ieri, generazioni di persone hanno posto l’accento su un comportamento considerato avverso al comportamento comune ed accettato. E nelle canzoni popolari, spesso si legge il tratto si una società civile che attraverso le strofe di una canzone viene in qualche modo dipinta così da poter essere compresa e riflettuta.
Magnaccioni di ieri. Magnaccioni di oggi. La Storia lascia impronte alle nostre spalle, ma la musica non cambia. Le orme sono sempre le stesse.
I magnaccioni nostrani non bevono litri di vino annacquato. Non ordinano polli arrosto. Non addentano pezzi di baccalà. E nemmeno si sollazzano con abbacchi a scottadito, come da migliore tradizione culinaria romanesca.
I moderni magnaccioni, vestono in grigio scuro. Siedono su poltrone di potere. Giocano in Borsa. Speculano sulle vite umane. Vessano la popolazione. Si arricchiscono coi soldi dei contribuenti. Mangiano in circoli esclusivi. Si permettono lussi inimmaginabili.
L’atteggiamento fondamentale è lo stesso del testo della canzone: arrogante e di bassa lega. Cambiano gli scenari, i luoghi, le cose, i fatti. Ma un filo unico unisce la canzonetta popolare ai magnaccioni dei nostri giorni: l’assoluta volontà di godersela ai danni di chi questo godimento lo produce. Coi propri soldi e col proprio lavoro.
Non puntate il dito su questo o su quello. Tutti. Tutti coloro che fin qui sono stati chiamati ad amministrare ed organizzare il nostro territorio, immediatamente dopo esser stato eletto e posto sulla aurea poltrona, ha iniziato la trafila del bravo magnaccione.
Una sorta di codice silenzioso e comune. Un modo di esser parte di un gruppo, quello che da alcuni viene chiamato Casta. Mangiano a sbafo. E magari si fermassero a qualche gozzovigliamento in trattoria senza pagare il conto. Magari non andassero oltre qualche piccola speculazione e qualche piccola agevolazione in più, rispetto alla cittadinanza.
No: “loro” procedono camminando su un tappeto di carne umana, travolgendo chi ancora in qualche modo riesce a mantenersi in piedi. Prendono a calci bambini, anziani e disabili. Mortificano padri di famiglia e madri costrette a lavorare per mettere insieme pranzo e cena.
Creano fitte reti di normative al solo scopo di bloccare in ogni modo il cittadino medio, rendendolo – prima o poi – soggetto che delinque. Volano oltre il Giudizio penale e Civile.
Comandano, anche se non è esattamente questa la loro missione. E riescono persino a convincere la Massa che tutto questo è giusto.
Paradossale.
La nostra società dei magnaccioni fa tremare. Quella di inizio secolo scorso ha fatto sorridere milioni di persone e lo fa ancora oggi. Perché se è vero che si perdona l’arroganza mangereccia di goliardica memoria, non si può perdonare né subire oltre una attitudine alla violenza contro gli esseri umani.
In Italia, pochi si stanno accorgendo fino in fondo di quanto il concetto di Diritto Umano sia stato completamente violato.
I magnaccioni di oggi, hanno affascianto coi loro modo assurdo di parlare, non spiegare, ritrattare, spergiurare. Innaffiando il tutto con litri di prezioso champagne, ogni qual volta una nuova vessazione ha colto nel segno uccidendo civilmente milioni di persone. Ed arricchendone poche altre.
Della cazone popolare godereccia potremmo anche analizzare eventuali allegorie sulla vita socio politica ed economica dell’epoca. Ritrovando così intatte le stesse identiche sotuazioni di oggi. Ma credo sia giusto conservare nei nostri ricordi un contenuto mirato più allo scanzonato modo di vivere che alla rappresentazione violenta di un potere assoluto.
La gente comune - si sa da sempre – “serve” affinché possa esistere qualcun’altro che li comandi, li derubi e li vessi.
Siete davvero sicuri che sia questo l’unico modo di esistere da cittadini onesti?
Forse è meglio cantare...“La società dei magnaccioniiii...