venerdì 17 giugno 2022 - Antonello Laiso

La sindrome di Medea

La.piccola Elena Patti di circa cinque anni è stata quella nuova vittima.sacrificale di figlicidio da parte materna di una follia che imperturbabile, inarrestabile da anni colpisce quei figli in momenti di separazione tra coniugi.

Narcisismo, depressione, voglia di vendetta per un torto immaginario si celano come moventi spesso nelle menti di padri o madri di chi compie un tale delitto. La recrudescenza del fenomeno di figlicidio, purtroppo in aumento negli anni, sottolinea quel malessere psicologico border line spesso tenuto celato, quelle notti insonni quell'apatia, fino a quelle azioni che culminano in acuzie. Quella possessività unica di uno o più figli da non condividere con l'altro partner benché non ci sia più altro da condividere se non l'affetto e l'amore di un figlio che, oltre per quella legge dei codici, deve essere in primis quella del cuore. Quella voglia di vendicare un torto inesistente che resta solo come movente malato in menti malate. Colpire il partner negli affetti più cari più importanti come un figlio è di gran lunga come ferocia che colpirlo personalmente. Tante volte tali persone malate non si accorgono del loro stato, non si rivelano a quella depressione latente grave o psicosi di cui sono affetti e quindi difficilmente identificabili a cure appropriate per prevenire un ipotesi delittuosa come come un figlicidio.

Il figlicidio è di quanto più penoso e barbaro possa compiere un genitore ad un essere umano indifeso da lui concepito che per natura dovrebbe essere quell'amore più forte,un amore interminabile ed insuperabile della.sua esistenza. Una depressione gravissima annulla quella logica di inconcepibile, quel qualcosa a cui la scienza della psichiatria ben conosce ma di cui non ne facciamo idea, non possiamo concepire che uno obbrobrio simile possa accadere, poi purtroppo accade.




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