venerdì 29 dicembre 2017 - Leandro Malatesta

"La ruota delle meraviglie", ancora un giro di giostra al Luna Park di Woody Allen

Giusto un anno fa avevamo lasciato Woody Allen nella New York degli anni trenta con “Café Society” per ritrovarlo ora, sempre nella stessa cornice cittadina ma dopo un salto temporale di ben vent'anni.

A parte l'ambientazione però rispetto al film precedente è cambiato tutto; niente più lustrini e bicchieri di buon vino francese in quella che era la sfrenata vita notturna raccontata nella pellicola del 2016.

Ne “La Ruota delle Meraviglie” (Wonder Wheel) Woody Allen ci porta negli anni 50 sulla spiaggia di Coney Island in una New York brulicante di working class e di sogni inespressi.

Quello che a prima vista colpisce del film sono sicuramente le luci affidate al direttore/autore della fotografia Vittorio Storaro (alla seconda collaborazione con il regista) e vale davvero la pena soffermarci su questo punto perché la “fisiologia del colore” come definita da Storaro stesso è un punto di forza ineccepibile. Si procede dai colori rosseggianti del tramonto a quelli più cupi della notte che segna il passaggio chiave della narrazione.

La fotografia come detto gioca un ruolo determinante per il modo di accompagnare il filo della storia; anche se con una luce così vivida e “dinamica” nasce spontaneo chiedersi se non fosse stato più giusto assecondare questa vivacità di luci con la forma della commedia pura.

Domanda da un milione di dollari, si diceva un tempo e che ovviamente resterà inevasa dato che invece il film nelle sale è in fin dei conti un film drammatico, anche se alcuni spunti (il ragazzino piromane su tutti) potevano davvero essere maggiormente sviluppati e portare il film verso la svolta decisa della commedia mentre invece se si vuole trovare un appunto al lavoro di Allen si potrebbe dire che questo lavoro rimane in qualche modo “sospeso” senza prendere la forza del racconto drammatico né la leggerezza canzonatoria della commedia.

Va detto però (come si dice in questi casi) che è pur sempre un lavoro di Woody Allen e non fosse altro per questo merita di essere visto. Avendo già parlato del straordinario lavoro della fotografia e delle luci, va menzionata anche la colonna sonora che come sempre viene scelta in modo perfetto per sostenere ed amplificare la potenza delle immagini.

In un film però ciò che conta davvero (spesso ma non sempre) è la trama.

“La ruota delle meraviglie” ci racconta i fatti della famiglia (di seconde nozze) composta da Ginny (Kate Winslet) e Humpty (Jim Belushi) i quali lavorano nel Luna Park di Coney Island, la prima come cameriera mentre il secondo come addetto alle giostre. Ginny è anche madre di un ragazzino di undici anni (avuto dal precedente matrimonio) il quale ha seri problemi nel relazionarsi con i coetanei e che preferisce il cinema alla scuola mentre come passatempo preferito ha quello di dare fuoco ad ogni cosa.

Anche Humpty ha una figlia avuta dal primo matrimonio, Carolina questo il nome del personaggio interpretato da Juno Temple la quale irromperà sulla scena portando con sé un mare di guai legati alla propria relazione (ora terminata) con un boss mafioso, il quale la sta cercando per ucciderla dato che Carolina ha “spifferato” alla Polizia diverse cose sull'ex marito criminale.

Il rapporto tra Jinny e Carolina non sarà di certo semplice e verrà portato all'esasperazione dalla relazione che entrambe le donne intraprendono con il bel (e colto) bagnino Mickey (Justin Timberlake).

Insomma c'è abbastanza materiale per dar vita ad una storia emotivamente intrigata che segue l'evoluzione interiore dei personaggi.

Come detto, forse il tono della commedia sarebbe stato più incisivo ed esplosivo al tempo stesso per garantire al lavoro di Allen un'immediatezza che manca e personalmente non posso non pensare ad esempio ad un lavoro come “Pallottole su Broadway” quale termine di paragone Alleniano.

In conclusione mi viene da credere che forse il regista americano nel suo continuo lavoro alla regia che non prevede soste possa aver pensato nel progettare “La ruota delle meraviglie” a Baudelaire quando questi diceva “lavorare è meno noioso che divertirsi”.




Lasciare un commento