La resa dei conti

La parola di B. non vale nulla!
Dopo aver messo il suo nome e la sua faccia nei simboli elettorali e preteso un giudizio politico, non amministrativo, quando questo giudizio è arrivato ha vigliaccamente dato la colpa alla Moratti, mentre i toni, i manifesti, la strategia della campagna elettorale li aveva decisi lui.
Così è successo anche per Lettieri a Napoli, e si può tranquillamente concludere che questa sovrapposizione della immagine berlusconiana sui nomi dei candidati sindaci sia stata decisiva per la loro sconfitta.
A Berlusconi che chiedeva un giudizio politico e non amministrativo (cosa che si poteva risparmiare) la gente ha risposto: vai a casa, e ha dimostrato di non gradire la indebita ingerenza in una consultazione amministrativa.
Chiunque al mondo, dopo la risposta dell’elettorato (sovrano solo quando fa comodo), avrebbe dovuto dare le dimissioni per onorare la parola data, e prenotare un viaggetto per Hammamet per non finire in galera i suoi giorni.
Sfido chiunque a sostenere che B. rimane in carica perché ha a cuore le sorti dell’Italia, che si preoccupa della crisi e degli 8 milioni di pensionati che sopravvivono con cinquecento euro al mese, dei precari e della tremenda disoccupazione giovanile, mentre è attaccato come una zecca malefica alla poltrona, perché ciò significa impunità e difesa del proprio patrimonio e di quello dei figli (fotocopia del padre).
E’ ora che se ne vada perché ha dimostrato di non saper governare, spargendo ridicolo
ottimismo sulla fine della crisi, al punto che anche
Questo miliardario gaudente, che ha fatto i soldi nell’intreccio tra affari e politica, monopolista mediatico partorito da Bettino Craxi, dall’ego smisurato, specialista della bugia, senza etica né morale, ha fatto il suo tempo e ancora non comprendo come un soggetto del genere abbia potuto ottenere tanto credito e tanta fiducia.
Con la partecipazione ai referendum, con il SI’, possiamo liberarcene definitivamente!
E il referendum più importante sia quello sul “legittimo impedimento”, perché è lì che si difende