lunedì 14 dicembre 2015 - Fabio Della Pergola

La questione israelo-palestinese in sintesi. Ma con garbo

Una giovane donna, molto carina e limpidamente briosa, ha postato su youtube un suo filmato che ricostruisce, molto sinteticamente, l’annosa questione israelo-palestinese.

Oltre 56mila contatti che non sono certo pochi.

Lei si firma Dumb res, ma si chiama Fiore e la trovate nel suo canale, rigorosamente non monotematico, qui

L’argomento del video in questione si presta, come si sa, a deliberate manipolazioni, fino a vere e proprie truffe storiografiche e - anche per l’insita complessità delle vicende storiche narrate - era davvero molto ardimentoso affrontarlo con semplicità e capacità di sintesi.

Il video è di un anno fa e, a parer mio, pecca di qualche omissione di troppo, un po’ ideologicamente orientata, da cui una mia pacata critica. A cui lei ha risposto, ohibò, con molto garbo dicendosi pronta a discuterne in vista di una prossima riedizione.

Vedremo se la cosa avrà un seguito. Intanto prendiamo nota della disponibilità al dialogo che, visto l’argomento, non era affatto scontata; al contrario di norma è più probabile che sfoci in acredine e poi rapidamente in astio e nel turpiloquio tipico delle curve sud della politica internazionale.

Fatto il doveroso omaggio al garbo della gentile signorina, ed anche al suo coraggio nel muoversi tra le innumerevoli trappole della spinosa questione, colgo l’occasione per chiarire un passaggio - la battuta finale del suo video - che ha sempre dato adito a vaghe incomprensioni e alterazioni interpretative, per fortuna meno importanti di tante altre. Un banale errore in cui anche lei è scivolata.

La chiusa tratta dell’antisemitismo di cui, a torto o a ragione, qualcuno fu accusato (dovete vedere il video per scoprire chi). Alla fine la nostra videosaggista ha deciso di concludere così: “fate un pochino di attenzione al termine antisemita nel senso di antiebreo, perché tecnicamente semiti sono anche gli arabi...”.

Questa affermazione, che viene usata spesso nei dibattiti, tende più o meno volontariamente a sfumare l’accusa di antisemitismo che viene rivolta non solo verso chi, per motivi suoi, odia apertamente gli ebrei, ma anche verso chi promuove artatamente o per ignoranza i classici pregiudizi antiebraici (di solito annose questioni originate per rivalità nel cristianesimo primitivo) che lavorarono nel profondo della mentalità di massa per pianificare e realizzare il dramma della Shoah. Oggi non hanno più un peso così drammatico, ma sono indubbiamente persistenti. 

Sia chiaro, definire “tecnicamente semiti” gli arabi è assolutamente esatto: “semita” è un termine derivato dalla linguistica ed indica tutte quelle lingue (e, per estensione, i popoli che le parlavano) apparentate fra di loro e appartenenti, appunto, al ceppo semitico. Quindi accadico, fenicio, assiro, babilonese, aramaico e non so quante altre. Ivi comprese l’ebraico e l’arabo.

Ben diversa è l’origine del termine “antisemita” che non deriva affatto dalla linguistica; mi pare ovvio che non siano mai esistite lingue “anti”, cioè contrarie a quelle semitiche. Era un termine inesistente quindi, almeno in linguistica, perché non avrebbe avuto alcun senso.

Un termine inesistente fin quando non è diventato esistente; cioè fino a che non è stato inventato. L’autore del neologismo sembra sia stato un giornalista tedesco di nome Wilhelm Marr che, si dice, sul finire degli anni ’70 dell’Ottocento creò la parola antisemitismus proprio per indicare quella particolare forma di avversione verso gli ebrei che si andava diffondendo a macchia d’olio in Europa già da almeno mezzo secolo, innestandosi sul plurisecolare antigiudaismo cristiano.

Il nostro aveva qualche motivo di astio antiebraico (era stato licenziato da un paio di aziende di proprietà ebraica), ma non sono i suoi trascorsi personali che ci interessano quanto il fatto che era un ateo di origini politiche anarco-comuniste approdato dopo varie vicissitudini alla fondazione della Lega Antisemita, attivamente impegnata nel progetto di espulsione degli ebrei dalla Germania. Egli volle inventare un termine diverso dal tradizionale “antigiudaismo” proprio per depurare l’ostilità antiebraica dalle contaminazioni religiose; coniò così “antisemitismus” per parlare dell’avversione laica, con dichiarati contenuti razzisti, verso gli ebrei.

Il motivo è presto detto: l’antigiudaismo cristiano si placava con la conversione degli ebrei (cosa che il Vaticano ha deciso solo in questi giorni di cancellare dai suoi propositi evangelizzatori); l’antisemitismo etnico-razziale no, perché contestava la proposta assimilazionista propria del portato culturale illuministico.

Come sappiamo l'antisemitismo si sarebbe “placato” solo con l’espulsione totale degli ebrei dal territorio europeo o, come poi avvenne realmente, con il loro sterminio. Grazie anche a gente come Marr.

In conclusione che gli arabi siano (tecnicamente) semiti è corretto; insinuare che l’antisemitismo possa riguardare anche altri che non siano gli ebrei non lo è.

E, in più, non se ne capisce l'utilità se non quella di poter finalmente (!) accusare gli ebrei di essere, loro, dei veri...antisemiti!.

Storicamente inaccettabile. Anche se detto con garbo.




Lasciare un commento