lunedì 15 febbraio 2016 - Antonella Policastrese

La protesta infiamma la Grecia

Non si placa l’ondatea delle proteste in Grecia. Aria di rivolta contro il Memorandum della Troika e contro Tsipras, colui il quale i cittadini avevano votato per uscire dalla sudditanza finanziaria e bancaria. FMI, BCE, e Grande Germania hanno stilato una serie di provvedimenti: si chiede in pratica il taglio delle pensioni, la privatizzazione dei servizi pubblici, la messa in vendita a quattro soldi del patrimonio dello Stato, nonché scali aeroportuali in buona salute che collegano la Grecia alle Isole, pietre miliari di un turismo che fin’ora ha permesso la tenuta economica seppur in una situazione drammatica e nera come la notte.

Nessuno parla di trasporti urbani fermi e della protesta di una classe media che deve essere rottamata come i dipendenti pubblici. Sono scesi in sciopero medici ed infermieri poiché è diventato difficile curare i cittadini per via di servizi e farmaci tagliati: forse i Greci hanno scoperto il segreto dell’immortalità per cui nessuno si ammala.

Come ha potuto Tsipras vendersi alla Troika, ad un’America sempre più avida di potere che sta distruggendo in nome di una geopolitica sordida pezzi di territorio ed un Mediterraneo al quale accedere con basi militari e rotte di smercio con il Medio Oriente. Medio Oriente dove la guerra si sta espandendo a macchia d’olio ed intere popolazioni sono costrette ad emigrare in massa per mettersi al riparo da distruzione e morte, e che attraverso la Turchia sono vomitate sul territorio greco, che non ha nessun strumento per gestirli; per cui a poveri si aggiungono altri poveri. Una Turchia divenuta arrogante, che chiede miliardi per trattenerli entro i propri confini, pagata congruamente da quell’Europa che con il registratore di cassa passa a riscuotere i soldi degli altri stati europei e crea condizioni di crisi ovunque. Un’europa dunque dei fili spinati, dove si alzano muri per non lasciar passare chi cerca salvezza, ma che esige, pretende, vuole dominare e renderci vassalli di un impero come quello tedesco divenuto prepotentemente forte dopo la riunificazione delle due Germanie.

Protestano i Greci, protestano gli agricoltori che hanno minacciato la chiusura del valico di frontiera Medzitilja, tra Macedonia e Grecia e non arretrano di un millimetro, poiché non ci si può fidare di chi ha rivoltato le carte in tavola e fatto il contrario degli impegni assunti in campagna elettorale. E ad unirsi al coro delle proteste, c’è la la Poasy, uno dei sindacati di polizia, che ha annunciato defezione non ubbidendo agli ordini di un governo fantoccio. La Grecia si ribella, ma nessuno deve sapere. La rivolta potrebbe essere contagiosa e diventare virale in una realtà come la nostra, vicina alla Grecia per storia cultura ed ora anche per un dissanguamento economico, che sta portando al fallimento le banche che presto dovrebbero diventare concentrazioni finanziarie, controllate da un super organo europeo destinato a dettare regole e sfilacciare il tessuto degli Stati. Nessuno parla tutti tacciono. Ma le notizie arrivano e si capisce che libertà e democrazia stanno tirando le cuoia e presto ci ritroveremo ad essere assoggettati ad una nuova forma di dittatura, spacciata per buona: la schiavitù.

L’unitarietà degli intenti potrebbe essere una risposta certa. Quanto succede in Grecia presto succederà da noi. D’altronde se i risparmi di tanti italiani sono stati truffati pur di salvaguardare banche e magnati, vuol dire davvero che siamo sulla stessa barca dei nostri fratelli greci ed a quel punto meglio remare insieme per salvarsi e vendere cara la pelle. 




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