La propaganda di guerra del Corriere della Sera

Il Corriere della Sera non è quel paludato foglio per la borghesia sonnolenta che si potrebbe credere e quando si arriva a discutere e raccontare le guerre occidentali assomiglia più a Libero e Il Giornale che ai grandi quotidiani europei e occidentali.
Orfano di Magdi Allam che interpretava il ruolo del musulmano che racconta dal di dentro quanto possono essere malvagi i musulmani, andato a male il tentativo di sostituirlo con l’omonimo Fouad Allam, il Corriere non ha comunque cambiato linea e continua a professarsi più realista del re, seguendo pedissequamente la propaganda diffusa dai comandi militari e in alcuni casi andando pure oltre. Si capisce che in via Solferino temono di lasciare troppo spazio a destra e così continuano a spingere sull’islamico cattivo, supportando addirittura la fanta-narrazione di una persecuzione planetaria ai danni dei cristiani.
C’è da difendere un paio di guerre perse che nessuno sa come terminare, c’è da difendere una linea editoriale che ha spinto il paese a partecipare illegalmente a quelle guerre a suon di falsi, c’è insomma da sostenere un disastro epocale fortemente sostenuto dal quotidiano e al Corriere non arrivano più aiuti e suggerimenti da Washington, dove persino la potentissima macchina della propaganda bellica americana si è piantata senza riuscire a produrre più narrazioni utili a giustificare un fallimento fin troppo evidente e riconosciuto universalmente come tale. Persino Robert Gates e Joe Biden dichiarano che agli Stati Uniti non interessa trasformare l’Afghanistan in una democrazia.
I diritti umani, quelli delle donne lapidate e dei giovani ai quali è vietata l’istruzione (e persino la musica) non sono in agenda, ma al Corriere continuano ad inventare favole e a suggerire ai propri lettori che la guerra è giusta perché si combatte contro i barbari per una nobile causa. Ieri era la difesa dell’Occidente dalla progettata invasione islamica, oggi è la difesa dei cristiani contro la persecuzione planetaria. Male che vada si conquisteranno benemerenze in Vaticano.
Così, in occasione del recente massacro di dieci medici di un’organizzazione umanitaria statutinitense, il Corriere della Sera ha accompagnato il robusto spargimento di retorica sul martirio dei "cristiani" con l’edificante racconto di un plotone americano impegnato a ricostruire una scuola e ci ha riempito la seconda e la terza pagina. Il giorno successivo ha insistito, affidanto a un editoriale di monsignor Fisichella e di Pierluigi Battista il compito di ribadire l’inquadramento dela strage nel cosidetto "scontro di civiltà", argomento-principe per spingere alla guerra legioni di xenofobi occidentali, ormai un po’ logoro, ma di meglio si vede che non hanno trovato.
Battista si è addirittura spinto ben oltre i confini del delirio, parlando degli attacchi ai cristiani come della "... più grande e sistematica persecuzione religiosa che insanguina il mondo del Duemila". Sarebbe quasi da sperare che avesse ragione, perché se così fosse il mondo sarebbe insanguinato da appena qualche decina di morti all’anno, ma ovviamente Battista ha torto e il motivo per il quale scrive spropositi del genere è sotto gli occhi di tutti.
Interessante ed istruttivo diventa allora confrontare come è stata data,dallo stesso Corriere, il 26 luglio, la notizia del massacro di 52 civili afghani per mano delle forze occidentali a Rigi nel distretto di Sangin (o Sangeen).
In un unico articolo abbastanza smilzo e intitolato: - Nuova strage di civili in Afghanistan. Karzai accusa la Nato: «Uccisi innocenti» - il Corriere ha presentato un resoconto-macedonia diviso in brevi paragrafi, nel primo dando la notizia della morte dei 52 civili e dalla reazione irata del presidente Karzai per il massacro di "civili innocenti". Nel secondo tre righe per testimoniare la smentita della Nato che definisce le notizie sul massacro: "Completamente infondate". Nel terzo le rituali dichiarazioni di Frattini sul genere: "Bisogna fare tutto il possibile per non uccidere i civili". Nel quarto due righe per riferire che i bravi "alpini neutralizzano due trappole esplosive". Quinto paragrafo per riferire del ritrovamento del cadavere di un soldato americano, ucciso qualche giorno prima e fine della storia. Nessun commento, una strage di civili (l’ennesima) offerta ai lettori con la stessa valenza della rituale smentita dei comandi NATO, delle frasi di rito di Frattini, di un intervento di routine degli alpini e del ritrovamento del cadavere di un americano ucciso giorni prima, tutto mescolato insieme. Le vittime sarebbero state "uccise da un razzo Nato che ha centrato in pieno una casa", si dice nel primo paragrafo, praticamente uno sfortunato incidente, un colpo tra i tanti che ha mancato il bersaglio.
È bene ricordare che gran parte degli altri giornali e media non hanno fatto tanto di meglio e hanno preferito addirittura identificare la notizia nella smentita americana, incorrendo nel medesimo inconveniente dei servizi di Minzolini, che di solito fornisce le smentite governative a notizie (negative per il governo) che evita accuratamente di dare, provocando un notevole disorientamento negli spettatori che non ne sono altrimenti al corrente. Quasi tutti sono poi rimasti ligi alla narrativa ufficiale che voleva una sola casa colpita da un solo razzo, anche se è difficile immaginare una casa afghana con 52 persone ammassate dentro in attesa del razzo sfortunato. Il Corriere è solo l’esempio più rilevante per la sua diffusione e per certi eccessi, ma non è che la concorrenza, in primis La Repubblica, voli tanto più in alto.
Nei giorni successivi al massacro il sito rethinkafghanitan.com ha inviato sul posto un blogger armato di telecamera a raccogliere le testimonianze di quello che è successo, un’impresa evidentemente al di sopra delle possibilità dei media occidentali, che non ci hanno pensato proprio, preferendo lasciare i propri inviati al seguito delle truppe americane, come fa il Corriere, che ha in Davide Frattini quello che sembra uno dei pochi inviati sul campo.
Frattini, già autore di pregevoli eulogie della politica israeliana; che, tenetevi forte, gli sono valse il premio istituito in memoria del povero Enzo Baldoni; dev’essere troppo impegnato a raccontare lo sforzo dei marine nella difficile ricostruzione di una scuola afgana per scomodarsi a verificare un massacro di queste dimensioni o forse non ha creduto possibile un massacro del genere, visto che nel suo racconto si è preoccupato di riferire che i marine usano la forza con grande cautela, a differenza dei soldati afghani che sparacchiano come matti. Suo è infatti l’articolo scelto per accompagnare le paginate dedicate al "massacro dei medici cristiani", creando l’effetto "occidentali buoni vs islamici malvagi".
Il reporter improvvisato ha così prodotto alcune video-interviste ai locali che ora si possono ora trovare sulla home del sito. Interviste nelle quali i locali raccontano addolorati di una pioggia di fuoco sulle loro case, delle numerose vittime per famiglia, di membra squarciate e arti sparsi in mezzo a pozze di sangue e di come, finito il bombardamento, nessuno li abbia soccorsi. Raccontano di come si siano diretti verso un ospedale della Croce Rossa che li ha rimbalzati all’ospedale cinese a chilometri di distanza, distanza che per alcuni feriti è stata fatale. I racconti confermano il numero di 52 vittime e di un numero imprecisato, ma multiplo, di feriti e e testimoniano una vasta distruzione per mezzo di un intenso bombardamento dal cielo e da terra. Altro che un singolo razzo su una singola casa.
Nessuno dei media italiani è ritornato sul massacro e ben pochi sono stati quelli occidentali che si sono avventurati nel dare una notizia tanto negativa per le forze d’occupazione. Notizia significativa tanto che alcuni giorni dopo sono uscite statistiche che segnalano un’impennata delle uccisioni (e ferimenti) di civili in Afghanistan. Davide Frattini non ne deve averne sentito parlare, o dormiva, quando in Afghanistan ne hanno discusso e con lui dormono il sonno dei giusti i colleghi di altre testate nelle loro redazioni a pochi passi da casa, ai quali non è proprio venuto in mente di usare internet per seguire gli sviluppi della vicenda.