martedì 3 ottobre 2017 - Yvan Rettore

La polveriera catalana

La repressione violenta attuata recentemente dal governo spagnolo nei confronti degli autori e dei partecipanti al referendum sull'indipendenza della Catalogna è ovviamente da condannare e anziché una prova di forza ha dimostrato la debolezza e la completa inadeguatezza di questo esecutivo nel gestire questa crisi.

Questa situazione si è venuta a creare perché la grave depressione economica in cui versa la Spagna ormai da tempo ha ingigantito i problemi cronici del paese che vedono la regione più ricca del paese, la Catalogna, doversi accollare sempre più gli oneri della povertà dilagante nel resto del regno iberico.
Mettici poi il fatto che la Catalogna è stata il focolaio e rimane il baluardo di tutti i movimenti di sinistra spagnoli (l'unica repubblica anarchica del mondo fu quella catalana) e che stiamo parlando di una vera e propria nazione con una sua lingua e cultura ben distinte da quella castigliana e il quadro appare completo.
La reazione autonomista prima e indipendentista poi rappresenta la risposta al fallimento del sistema neoliberista imposto in modo prepotente da una serie di esecutivi che non hanno mai avuto veramente a cuore il bene complessivo del paese e hanno tirato a campare, favorendo sempre più coloro che ricchi già lo erano.
Il problema è che adesso anche i ceti agiati dominanti in Catalogna si stanno impoverendo sempre più e non sono quindi più disposti a pagare dazio per il resto della Spagna.
Può essere considerata una reazione egoistica e probabilmente lo è, ma sta a dimostrare che in Spagno rimane assente una politica sociale e industriale seria e costruttiva e soprattutto autenticamente solidale che avrebbe permesso a questo paese non soltanto di evitare l'attuale situazione di tensione, ma avrebbe anche consentito una rilancio economico solido e duraturo.
Le balle sulla ripresa continuamente avanzate dai vari leader europei stanno sempre più affermando che uno degli effetti domino del crollo inevitabile del sistema sta proprio nel rischio di affondamento dell'Unione Europea, ma anche dell'integrità territoriale dei suoi stessi stati membri.
Ritornando alla polveriera catalana, ora è ovviamente molto arduo riuscire a stabilire cosa accadrà. Ciò che è certo è che più nulla sarà come prima e che una via d'uscita sarà tutt'altro che agevole.
Un dialogo tra le parti avrebbe sicuramente evitato questa escalation, ma contrariamente a quanto affermano certi osservatori, sono convinto che da solo non sarebbe comunque bastato, perché la questione catalana ha radici profonde e una soluzione doveva necessariamente passare anche per una riforma profonda dell'insieme delle istituzioni iberiche a cominciare da una ridefinizione dei ruoli del governo centrale da una parte e delle regioni dall'altra.
Ora purtroppo questa possibilità sembra alquanto remota a meno che Rajoy venga finalmente defenestrato e si possa insediare un esecutivo autenticamente solidale e costruttivo per l'insieme dello stato spagnolo.
Al momento l'unico risultato ottenuto dal governo Rajoy è di avere alimentato maggiormente la spinta indipendentista della Catalogna, a dimostrazione del suo completo fallimento nella gestione di questa questione.
 
Yvan Rettore 



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