giovedì 20 gennaio 2011 - Professional Consumer

La politica e il capitalismo dei consumatori

La  crisi incombe e la politica parla d’altro?

E se costringessimo lor signori a parlare che so… del Capitalismo dei Consumatori?

Fa sorridere, inquieta una tal prospettiva?

Sì, se come insegnano i sociologi il consumatore è un imbelle senza limiti.

Sì, se sa far solo quello.

Sì, se spende e spande senza tregua indebitandosi.

Sì, se nel consumare inquina.

No, se con gli acquisti genera i 2/3 del Pil.

No, se consumando l’acquistato fornisce l’input per nuovamente produrre.

No, se come operatore di mercato l’imbelle trasforma la merce in ricchezza e fa crescere l’economia.

No, se la crescita economica, così dipendente dagli acquisti, fa i consumatori forti.

Ancor no, se a fronte di uno strutturale eccesso di capacità produttiva, che ingolfa il mercato,

rivendica un idoneo tornaconto economico per poter smaltire l’eccesso di offerta.

Essipperchè hanno più bisogno i produttori di vendere che i consumatori di acquistare.

Essipperchè il centro della crisi sta nell’alterazione del rapporto di scambio domanda/offerta; nell’eccesso di merci e in un consumo insufficiente che il debito ha tentato di surrogare fino a fare sboom.

Essipperchè i redditi da lavoro erogati dai produttori risultano insufficienti ad acquistare quanto prodotto.

Si scorge la necessità di un cambio di rotta nel meccanismo economico per uscire dal guado?

Certo per far questo i consumatori dovranno dotarsi di adeguate competenze professionali:  Professional Consumer, appunto, altro che dilettanti allo sbaraglio.

Avranno di che vantarsi e avvantaggiarsi fino a farsi lobby, la lobby più forte di tutte le altre.

Insomma: la domanda comanda!

Per la politica, oltre l’inerzia, si apre lo spazio per tornare a prendere parte, a farsi parte.

La crisi? Altro che terra incognita!




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