mercoledì 2 settembre 2020 - Salvo

La politica di potenza di Erdogan

La Turchia si è rimessa in marcia. Le mosse di Ankara che vanno dall’intervento militare nella Tripolitania, in Libia, a sostegno del governo di Al Sarraj, al controllo dei confini tra Turchia- Siria e Iraq, con azioni armate ben oltre i propri confini, sono frutto di due visioni geopolitiche sovrapponibili e consequenziali: la profondità strategica di Davutoglu e la Mavi Vatan (Patria Blu) di Cem Gurdeniz.

 Il primo, uomo politico navigato, già consigliere di Erdogan, ex ministro degli esteri ed ex premier, negli anni duemila propugnava la visione di una Turchia non più rinchiusa entro uno spazio geopolitico ristretto ma proiettato nei territori che un tempo appartenevano all’Impero Ottomano. Non si trattava di inviare eserciti o di “occupare” territori altrui ma “penetrare strategicamente” con alleanze economiche. Ovviamente, nel tempo si è assistito ad abbracci tanto stretti in cui le pressioni militari sono ricomparse, basti ricordare il rapporto di dipendenza tra Qatar e Turchia in cui l’emiro Al Tani finanzia massicciamente l’economia turca in cambio ricevendone protezione militare.

La seconda visione è figlia dell’ ammiraglio Gurdeniz, un tempo posto agli arresti da Erdogan e poi riabilitato dallo stesso, dove l’imperativo strategico viene indicato con il nome di Mavi Vatan (Patria Blu). Concetto che si traduce in espansione dei propri confini marittimi vista la centralità dei mari per far parte delle potenze che contano. L’accordo del novembre 2019 tra Turchia e il governo libico di Al Serraj -sulla ridefinizione dei confini marittimi e delle Zone economiche esclusive (ricerca e sfruttamento dei giacimenti di gas)- deve essere letto in quest’ottica.

Si potrebbe affermare che le due teorie si compensino nella loro idea di centralità della terra e del mare per l’ aumento dell’influenza turca nel Mediterraneo. Di fatto già le tensioni si vanno accumulando. Ne sono segnali la “politica delle cannoniere turche”, specie nei confronti della Grecia e di Cipro, o la crisi all’interno dello schieramento Nato tra la marina turca e francese a seguito del quasi scontro navale del 10 giugno. Resta da vedere come la partita sarà giocata nella sua globalità. Di certo Erdogan è ben intenzionato a dimostrare che la Turchia è proiettata verso una politica di potenza che già agisce nello spazio mediterraneo. 

 Salvatore Falzone

Foto di Gerd Altmann da Pixabay 




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