giovedì 19 maggio 2016 - Paolo Giardina

La politica? Non è più quella di una volta. Forse

Chiudiamo gli occhi, facciamo un viaggio con la mente, torniamo indietro di almeno un trentennio, e “taliamo” il Parlamento di allora.

Bene, paragoniamo il personale politico di allora con quello di adesso. Mai nella storia, sia nel livello locale, sia in quello nazionale, il personale della politica è stato così scadente, mediocre, da rasentare il nulla, cosi incapace di guardare oltre la quotidianità. 

Ma questi siamo.

Infatti, neanche il “popolo sovrano”, la “gente” di oggi è quella di allora. Siamo, forse, peggiori tutti, politici e cittadini. La politica di oggi è figlia di quella e i cittadini di oggi siamo figli di quei cittadini. Questo con tutto ciò che comporta.

Ma c’è un leit motiv, una tonalità di fondo che è sempre presente, la “Questione Morale”, che si materializzava allora come oggi nell'antipolitica.

Mio nonno, agli inizi degli anni settanta, aveva una radiolina, che ogni tanto ascoltava. Non era interessato alle notizie di politica, ma seguiva, con passione, il conduttore di GR Parlamento, il quale iniziava le trasmissioni sempre con la stessa frase: “sono aperti i lavori del Parlamento”. A quel punto, spegneva la radio e con disappunto ribadiva, ogni giorno: “come si fa a chiamarlo lavoro, li vorrei qui a mietere e zappare, un paio di giorni….

In fondo è quello che leggiamo oggi sui social. Mio nonno, per farla breve, direbbe: "munnu ha statu e munnu è"

Anzi. Per amor della precisione, c'è una differenza. I lavori del parlamento, erano e sono uguali, allora come oggi, parole, solo parole inconcludenti. Il popolo sovrano, spenta la radio, allora lavorava. Oggi dopo aver chiuso Facebook, apre Twitter, poi Google, ma di lavoro, per un infinità di motivi, "manco a parlarne".




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