lunedì 21 dicembre 2015 - Fabio Della Pergola

La più melensa e banale strenna di Natale, roba da diabete

Città di medie dimensioni del Centro Italia.

Esterno giorno. Strada del centro, trafficata, umida e puzzolente.

Un poliziotto in divisa blu, grande e grosso blocca il marciapiede accanto alla berlina scura; uno più smilzo guarda fisso negli occhi un ragazzo di colore appoggiato di schiena contro il muro. Per terra brillano i frammenti di cristallo del finestrino spaccato. Una borsa da uomo è appoggiata ai piedi del poliziotto grosso. Qualche metro più in là il negoziante di pellami blatera frenetico, agitando in continuazione un dito accusatore verso la faccia del ragazzo scuro. Quello del ragazzo è lo sguardo di uno sconfitto, un perdente nato. Il volto alterato dell’uomo bianco maschera invece a malapena il trionfo del vincitore. I poliziotti ascoltano e aspettano, aspettano e ascoltano.

L’uomo arriva impaludato nel suo giaccone scuro, avvolto in un’ampia sciarpa grigia. Il viso è comune, ma segnato da linee dure. Gli occhi inespressivi dietro lenti non troppo spesse. Non dice una parola mentre il poliziotto smilzo gli parla a bassa voce. Le poche parole che aleggiano nell’aria parlano di negro, finestrino rotto, qualcosa di rubato, negoziante, polizia, fermato. Il ragazzo non è stato beccato in flagrante, capisco; ci vuole la denuncia di parte dell’uomo dai lineamenti duri.

Clacson. Puzzo, gente che guarda e se ne va frettolosa. Il ragazzo non ha più alzato lo sguardo una sola volta. Il poliziotto smilzo ora tace. Quello grosso guarda l’uomo con la sciarpa con faccia priva di espressione.

L’uomo infila una mano nella tasca dei pantaloni e tira fuori dal portafogli un biglietto da cinquanta euro e lo allunga al ragazzo di colore. Quello alza gli occhi e prende il biglietto senza dire una parola. L’uomo con la sciarpa prima borbotta qualcosa al poliziotto mentre il negoziante ascolta a bocca aperta, sconcertato; poi sale in macchina e parte. I poliziotti sembrano scusarsi con il giovane nero e se ne vanno anche loro. Alla fine se ne va anche il ragazzo, serio, a testa bassa e senza guardarsi intorno.

Mi avvicino al negoziante e mi informo, spacciandomi per giornalista. Non sembra chiedere di meglio: «Quell’uomo ha detto che il finestrino era stato rotto la mattina e che aveva incaricato il ragazzo di colore di venire a prendergli la borsa. Poi l’ha pagato per un lavoro che aveva fatto, così ha detto, e se ne è andato. Roba da non credere».

Il bottegaio sembra quasi triste, un povero coglione che ha avuto il suo momento di gloria - fermare un ragazzo, un immigrato, mentre ruba in una macchina e consegnarlo alla polizia - ma se l’è visto sfumare fra le mani. Ora gli è rimasto il suo solito tran tran anonimo e non se ne capacita. Tace e torna al negozio; è l’ora di chiudere.

La città si avvia all’imbrunire e fa freddo. Guardo la gente che si affretta verso casa e penso che vi ho raccontato la più melensa e banale strenna di Natale che abbiate sentito negli ultimi tempi; cose che non si raccontano più.

Oppure ho descritto un fatto vero; dimostrazione che la realtà può essere a volte ancora più melensa della favola. Roba da diabete.

In ogni caso decidete voi. Io non so che altro dire. Fa freddo, è umido ed è tardi.

 

Foto: K. Aaron/Flickr

 




Lasciare un commento