mercoledì 24 marzo 2021 - La bottega del Barbieri

La pandemia nasconde la questione migranti

Torna con prepotenza il dramma dei migranti. Con l’arrivo della nave Ocean Viking, dell’ong Sos Mediterrannee, ne sono sbarcati 116 ieri ad Augusta nel siracusano – molte le donne e i bambini, 51 minori non accompagnati – che erano stati soccorsi durante diverse operazioni al largo della Libia.

di Gianluca Cicinelli

 Di loro 6 sono risultati positivi al test rapido per il Covid. E mentre il sottosegretario leghista all’Interno Nicola Molteni chiede all’Unione Europea di accogliere i protagonisti dell’ultimo sbarco, si ripropone il tema dei migranti che l’emergenza legata alla pandemia aveva oscurato. Il paradosso è che mentre le forze populiste e della destra con la compiacenza delle sinistre di governo ripropongono per i migranti restrizioni e divieti alla libera circolazione, tutti i cittadini europei sono condizionati a restrizioni e divieti a spostarsi non soltanto all’interno dei loro Paesi ma di città in città. Ma questo fenomeno non sembra creare solidarietà nè riflessione in chi vuole chiudere le porte soltanto a chi è più in basso nella scala sociale.

Mentre ad Agusta sbarcavano gli ultimi migranti, la Digos e i carabinieri di Torino sgomberavano Chez Jesoulx, la casa cantoniera alle porte di Oulx, sulla statale 24 in Valle di Susa, trasformata da dicembre 2018, in polemica contro la politica dei respingimenti francesi, in un rifugio autogestito per assistere migranti diretti al confine con la Francia, dopo lo sgombero del locale sotto la chiesa della parrocchia di Claviere. Le cose non vanno meglio nel resto del vecchio continente. Riaperta ormai da qualche mese la terza rotta verso l’Europa, dopo Lampedusa in Italia e Lesbo in Grecia, sono le isole Canarie della Spagna a rappresentare l’approdo possibile per chi sfida la morte in mare per sfuggire alla morte da fame. Sulla rotta atlantica aumentano i naufragi e le derive. L’ultima a farne le spese è stata la piccola Nabody di due anni, morta per ipotermia dopo sei giorni di agonia. Con la madre e la sorellina era a bordo di una zattera con altri 51 migranti africani, insieme hanno affrontato un viaggio di 500 chilometri via mare partito da Dakhla, nel Sahara Occidentale. Dal canto suo il ministro dell’interno turco, Suleyman Soylu, ha accusato la Guardia costiera greca di aver lasciato in mare sette migranti dopo averli picchiati, senza una scialuppa né dei giubbotti di salvataggio. Tre dei migranti sono poi stati ritrovati morti al largo di Cesme e altri tre portati in salvo.

Tre giorni fa si è svolto un vertice tra i Paesi del Med5, Italia, Grecia, Cipro, Malta e Spagna, per mettere in campo “meccanismi operativi di solidarietà” per gestire i flussi migratori verso le coste mediterranee dell’Europa. La solidarietà espressa dal vertice è in realtà verso i Paesi stessi del vertice più che verso i migranti. La ministra italiana dell’Interno Luciana Lamorgese, che denuncia l’incremento degli sbarchi provenienti dalla Libia, ha specificato che lo scopo dell’organismo mediterraneo è di incentivare gli sforzi della Commissione europea per l’avvio di accordi strategici di sviluppo economico sostenibile nei Paesi di origine e di transito dei flussi migratori e per la definizione di un sistema europeo dei rimpatri. In sostanza Lamorgese e il Med5 chiedono agli altri Paesi della Ue di fare la loro parte accettando al loro interno gli stranieri che approdano sulle coste dei cinque paesi più esposti.

C’è dell’ipocrisia nelle parole del nostro ministro dell’Interno, che si avvale dei fermi amministrativi verso le navi delle Ong impegnate a salvare i migranti in pericolo, come Salvini si avvaleva dei divieti di ingresso nelle acque territoriali. Pochi giorni fa le autorità amministrative hanno contestato alla Sea Watch 3 di aver versato in mare dell’olio e il mancato avviso di ingresso in porto ai fini dello scarico dei rifiuti, tutti elementi che comportano il fermo amministrativo. Meno sensibilità le nostre autorità hanno invece dimostrato verso l’ultima strage in mare, sei cadaveri ritrovati vicino alle installazioni petrolifere al largo della costa libica che dovrebbero essere una parte delle 60 vittime disperse al largo tra Mellita e Zuwara, come denuncia Alarm Phone, un’organizzazione che raccoglie le segnalazioni dei migranti. Secondo Alarm Phone, le autorità libiche allertate alle 3 del mattino non sono intervenute, anzi, una volta riportati in Libia i 45 superstiti del naufragio con incendio sono stati arrestati.

I dati ci confermano quindi che sono spariti dalla stampa ma non dalla terra e anche in Italia i migranti nel 2020 della pandemia da coronavirus hanno aumentato gli sbarchi, anche se le restrizioni alla mobilità hanno ridotto le richieste d’asilo, 28 mila contro le 44 mila del 2019. Diminuiscono anche i nuovi permessi di soggiorno, 43 mila, meno della metà del primo semestre 2019. Non dimentichiamo inoltre che alla fine dello scorso anno risultavano accolti in strutture di accoglienza ordinarie e straordinarie 80 mila migranti. Il tentativo di nascondere il problema dei migranti sotto il tappeto con la scusa della pandemia non reggerà ancora a lungo. Sarà interessante capire se il governo Draghi opererà una discontinuità rispetto ai governi di Conte con Salvini e di Conte con Zingaretti.

Foto di Claudio Bianchi da Pixabay 




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