giovedì 24 settembre 2020 - Gerardo Lisco

La necessità di una Politica autonoma per difendere la Democrazia

Ci sono milioni di italiani che chiedono autonomia alla politica; purtroppo a volte questo è un concetto di non facile comprensione. La vittoria del Sì segna un ulteriore passo in avanti nella trasformazione del nostro sistema politico da Democratico e Sociale in Ordoliberista. 

Chi gioisce soddisfatto ed inneggia alla riforma costituzionale ormai definitiva, è l'equivalente della plebe della Suburra romana o della plebe napoletana che si esaltava sulle note della Carmagnola per i Giacobini fatti a pezzi; non ci sarebbe altrimenti motivo di assecondare la reazione antidemocratica delle oligarchie finanziarie e mediatiche schierate contro la Democrazia. Solo una classe politica ridotta a casta, succube degli umori di una plebe teleguidata da media di regime può avallare la trasformazione del nostro sistema politico da Democratico in Ordoliberista ed Oligarchico. Provate solo ad immaginare una Corte Costituzionale nominata per un terzo da un Presidente della Repubblica come Draghi o Cottarelli, per un terzo da un parlamento di nominati dai proprietari dei marchi dei cartelli elettorali finanziati dalle oligarchie e per un terzo dalla corporazione dei magistrati sempre di più formati all'insegna del pensiero unico neoliberale: come potrà interpretare sentenze e norme in contrasto con i Principi della Costituzione ? Non ci vuole la “fantasia al potere” per capire che norme approvate a colpi di fiducia da un parlamento di nominati non potranno mai essere dichiarate incostituzionali da una Corte Costituzionale nominata da un ceto politico ridotto a casta. Non va dimenticata l’importanza che la Corte Costituzionali ha avuto nel determinare l’interpretazione e l’applicazione della nostra Costituzione in chiave Democratica e Sociale. Tutto questo è stato possibile perché il Parlamento e il Presidente della Repubblica erano espressione di un consenso vasto e sintesi tra culture politiche e giuridiche diverse. Non dovrebbe sfuggire l’importanza che ha la Supreme Court of the United States e di come la nomina di un giudice invece di un altro rivesta un’importanza rilevante rispetto alle istanze che vengono dalla Società. Circa il 70% dei partecipanti al voto ha votato Si, poco più del 30% ha votano NO, a votare è andato il 54% degli italiani, il 46% degli italiani si è astenuto. Negli anni passati gli italiani correvano in massa a votare sintomo questo di una Democrazia forte e radicata nella coscienza. Con una tale percentuale le Oligarchie economiche e finanziarie attraverso i media dei quali sono proprietari dimostrano che la politica non interessa ad almeno la metà degli italiani per cui meglio considerarla un’attività di loro stretta pertinenza. Ad intuito posso affermare che ad astenersi sono per la maggior parte coloro che per anni sono stati disciplinati al pensiero unico che sostiene che la politica è una cosa sporca, è inutile e che non vi possono essere politiche differenti, per cui tanto vale non votare, tanto a che serve. L’aver convinto milioni di cittadini ad astenersi dal voto è la più grande vittoria delle oligarchie finanziarie e mediatiche. Senza colpo ferire si è tornati indietro di 200 anni creando le condizioni per cui l'elettorato attivo e passivo spetta solo ai ricchi. Dai dati risulta che il Si ha vinto soprattutto al Sud e nelle periferie sociali. La riduzione della rappresentanza politica vince grazie a coloro che avrebbero dovuto chiedere di essere maggiormente rappresentati. Le periferie sociali e territoriali hanno dichiarato di non essere interessate al governo della cosa pubblica. Mi dispiace per Thomas Piketty e per la sua affascinate proposta di Socialismo partecipativo. Il referendum costituzionale certifica, almeno in Italia , che le classi sociali subalterne non sono interessate alla partecipazione e ad essere rappresentati. Il 31 % raggiunto dal NO al taglio dei parlamentari equivale a 7,5 milioni di elettori che hanno cercato con forza la salvaguardia della Democrazia Parlamentare. Molti degli elettori che hanno votato NO sono elettori alla ricerca di una patria politica, sta al PD e a ciò che sta a sinistra del PD rappresentare quelle istanze. In aggiunta alla difesa dei Principi che ispirano la nostra Costituzione bisogna rivendicare con forza l’autonomia della Politica. E’ da decenni che assistiamo al ribaltamento sul piano culturale del rapporto tra cultura politica e cultura economica. Da quando a prevalere è l’ideologia economica eretta a tecnica incontrovertibile la Politica ha perso la propria autonomia ed è stata ridotta al solo compito di attività regolatrice delle transazioni economiche. La Politica perdendo la propria autonomia ha determinato la nascita dell’antipolitica, della politica ridotta a una semplice attività di marketing, ha eliminato quella discrezionalità che consentiva alle classi politiche di rappresentare non solo gli interessi proprietari ma anche gli interessi dei non proprietari. La Democrazia nasce e si afferma come sistema politico grazie al passaggio da un sistema Liberale legato al censo ad uno legato all’essere cittadino di una determinato Stato. L’art. 3 della nostra Costituzione sancisce il principio che gli ostacoli di ordine sociale, economico, ecc devono essere rimossi per favorire le condizioni al lavoratore di partecipare alla vita politica. E’ stato possibile sancire in Costituzione un tale principio altamente democratico perché la Politica era autonoma, perché la classe politica era indipendente dalle lobbies e dall’appartenenza al censo. I Comitati per il No alla riduzione del numero dei parlamentari, non solo devono rivendicare che qualsiasi riforma della Costituzione debba essere finalizzata a realizzare in concreto i Principi Costituzionali, ma nel contempo devono rivendicare l’Autonomia della politica e l’indipendenza della classe politica. Per fare questo devono individuare i soggetti politici in grado di cogliere il messaggio. Non possono essere nè il centrodestra, il quale ha fino ad ora avanzato proposte in netto contrasto con i Principi Costituzionali; tanto meno il M5S, che ha dimostrato di essere totalmente incapace ad andare oltre la semplice propaganda demagogica della lotta alla casta. Non si può essere al servizio del sistema che si sostiene di voler combattere: non si può sostenere la linea dell’”uno vale uno” e, contemporaneamente, minare la rappresentanza democratica in nome della mera riduzione dei costi della politica.




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