martedì 17 ottobre 2023 - Giovanni Greto

La mostra “Edmondo Bacci. L’energia della luce” si è conclusa con uno spettacolare Finissage alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia

La PGC ha organizzato Avvenimento#1 Detto Mondo offrendosi come spazio di contaminazione fra discipline diverse.

 

Secondo una consuetudine, che a poco a poco sta prendendo quota nelle diverse, innumerevoli esposizioni artistiche, la Collezione Peggy Guggenheim (d’ora in avanti PGC) di Venezia ha organizzato un Finissage, un giorno prima della fine prestabilita per visitare una approfondita mostra, che ha rivalutato l’importanza del pittore veneziano Edmondo Bacci (21 luglio 1913 – 16 ottobre 1978).

Nelle intenzioni del curatore indipendente e ricercatore Edoardo Lazzari (1991), cui è stata affidata la curatela di Avvenimento#1, un macro-mondo, quello di Venezia, della laguna, della terraferma, si intreccia e si mescola con il micro-mondo della casa-museo della mecenate americana (26 agosto 1898 – 23 dicembre 1979), nella quale si avvicendano e si incrociano altrettanti universi possibili.

Esattamente come negli Avvenimenti, forse la serie di dipinti (quasi 500) più famosa di Edmondo Bacci, la serata, pur rispettando il programma stilato, composto di sette interventi di arti differenti, ha proceduto secondo un flusso continuo, libera da qualsiasi schema compositivo.

Una installazione luminosa diffusa, a cura di Cosimo Ferrigolo (1987), ricercatore, direttore di scena e spatial designer che animava il giardino delle sculture, trasfigurava lo spazio attraverso luci in movimento, ispirate ai colori identificativi della pittura classica. Una lunga linea di luce annulla i confini del cortile, restituendo una confusione ordinata. Gli astanti, tuttavia, erano liberi di ammirare ad libitum, sia la mostra dell’artista veneziano, che la collezione permanente, ricca di capolavori inestimabili, più e meno conosciuti, dell’arte contemporanea.

Palazzo Venier dei Leoni ha voluto aprire le porte alla scena artistica performativa locale, per ricordare come un tempo artiste e artisti, tra i quali lo stesso Bacci, trovarono uno spazio aperto in cui sviluppare le proprie poetiche, condividendo visioni e coltivando la propria ricerca.

Per una sera, adesso come allora, un tempo emotivamente molto lontano, giovani artisti si sono appropriati idealmente della casa-museo, sentendola e vivendola come un luogo di libera espressione. Bisogna stare attenti però a non essere creativi solo dentro i confini di uno spazio selezionato.

Tra le sette performances ha creato una felice ipnosi Ebbrezza distruttiva di una scimmia cappuccina, un progetto del compositore e altosassofonista Jacopo Giacomoni, il quale, in collaborazione con Eleonora Bonino, interpreta un primate di ottone, che gioca in un coro di bestie e porta il turbamento della solitudine.

Ma lo spunto iniziale è preso dall’artista da “I giochi e gli uomini. La maschera e la vertigine” di Roger Caillois (1913 – 1978). Nel libro, si parla dell’istinto ludico che accomuna l’uomo e l’animale, ossia di quell’impulso ad afferrare ed assaggiare, ma anche a rompere, sfidare, a portare turbamento e disordine. Come esempio di questo primitivo piacere di fare a pezzi, Caillois cita una scimmia cappuccina rapita dalla propria ebbrezza distruttiva. Nella performance, il sax contralto si trasforma in quella scimmia.

L’energia della luce, in poco meno di sei mesi ha raggiunto i 150 mila visitatori, riscuotendo un successo di critica e pubblico.

Curata da Chiara Bertola, responsabile del programma di arte contemporanea alla Fondazione Querini e Stampalia di Venezia, la mostra, la prima e più esaustiva personale dedicata all’artista, ha presentato circa 80 opere, molte delle quali mai esposte prima, tra dipinti e disegni inediti, provenienti dall’Archivio Edmondo Bacci, collezioni private, musei internazionali, tra cui il Museum of Modern Art di New York (MOMA) e l’Art Museum di Palm Springs.

La lungimirante collezionista e mecenate americana Peggy Guggenheim definì nella sua autobiografia Edmondo Bacci il mio secondo protége, dopo Tancredi Parmiggiani. Così scrive nella introduzione al Catalogo della XXIX^ Biennale Internazionale d’arte di Venezia (1958) : L’opera di Bacci rende magnetica ogni cosa con un sentimento interiore ricco di decoro e di splendore. La sua pittura è un’esplosione che mette un fuoco lirico nel mondo. E il mondo nel suo Avvenimento trova una straordinaria verità, un’intenso dinamismo più proprio alle fantomatiche suggestioni dello spirito. I suoi si chiamano tutti Avvenimento. Tra loro sono diversi e il legame è il tema, non nella tecnica, che l’invenzione dà loro una sorprendente felice originalità.

Per lui il colore è un conflitto di potenza e la materia vive di queste tensioni, sensibile e luminosa. Bacci ci mostra la purezza di ciò che è autentico e originale. La sua pittura non ha geografia; appartiene al mondo o allo spazio. Non si sa dove va il mondo e non si sa dove va Bacci.

Personalmente ho guardato con attenzione più volte l’esposizione, ricevendo emozioni dalla visione ma anche un senso di rilassamento, forse dovuto anche all’avvolgente percorso selezionato per gli artisti impermanenti, ossia quelli le cui opere ad un certo punto non si possono più vedere.

Dopo una breve pausa tecnica, la PGC ospita negli spazi allestiti per Bacci, fino al 18 marzo 2024, Marcel Duchamp e la seduzione della copia, a cura di P.B.Franklin, studioso indipendente, tra i massimi esperti del pittore francese (28 luglio 1887 - 2 ottobre 1968), naturalizzato statunitense nel 1955, considerato uno degli artisti più importanti e influenti del XX° secolo, inventore dell’Arte concettuale.

 




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