martedì 10 marzo 2020 - Emilia Urso Anfuso

La morale della storia

“Se qualcosa può andar male, lo farà”. È una delle leggi di Murphy e credo che tutti, prima o poi, abbiamo dovuto ammettere che è vero. Se questo criterio si applica però a un’intera nazione e alla sua popolazione, le proporzioni sono di portata gigantesca. Un conto è risolvere un problema individualmente, un altro conto è dover tentare di porre rimedio a una situazione che colpisce milioni di persone contemporaneamente.

Dal 2008 a oggi l’Italia ha conosciuto il più lungo e terribile periodo di crisi economica. Una crisi che è estesa a livello mondiale, ma che in Italia a causa di politiche economiche distruttive, diritti civili negati, normative fiscali da girone infernale dantesco e governi che fanno a gara per evitare di risolvere le situazioni impellenti, ha determinato il crollo dell’ossatura nazionale: la classe media.

In realtà la situazione aberrante è iniziata diversi anni prima, con l’introduzione della moneta unica. Dimezzare gli introiti e raddoppiare le spese è stato un passo decisivo per iniziare a scardinare quel poco di sicurezza economica che l’italiano medio serbava grazie alla tradizionale capacità di pensare al domani e agli eventi avversi a cui dover far fronte all’improvviso, risparmiando il denaro guadagnato.

Lentamente ma inesorabilmente, i risparmi hanno iniziato a essere intaccati, la sicurezza via via è divenuta un’ombra nei ricordi di ognuno, la stabilità e lo sguardo ottimistico sul futuro un criterio dimenticato. I governi che si sono succeduti nell’ultima manciata di anni hanno enormemente contribuito a sostenere questa modifica nel tessuto sociale nazionale. I cittadini si sono abituati col passare del tempo alla condizione di disgrazia perenne. La mente umana si adatta a tutto, pur di sopravvivere, e infatti questo accade da anni: si sopravvive. Vivere è altra cosa.

Di anno in anno, di governo in governo, di promessa in promessa, a garantirsi il futuro sono stati pochi italiani, in special modo le nuove leve votate alla politica. Nel pieno della crisi economica molti si sono scoperti politici e statisti, pur non avendo nemmeno un grammo di capacità in questi ambiti. Il periodo storico ha consentito anche questo paradosso: la società civile, stanca e indignata, cercava leader a cui affidare la propria rabbia. Hanno pensato di averli individuati e li hanno sostenuti fino al punto da farli arrivare al potere, orribile ossimoro in una vera repubblica a regime democratico, ma sono considerazioni troppo sottili in un contesto popolare la cui capacità intellettiva è deviata da un livello di analfabetismo funzionale senza pari. Recenti ricerche internazionali indicano il popolo italico come quello maggiormente colpito da questo disturbo: incapaci di capire ciò che leggono e persino ciò che accade. Un vero disastro. Non è un'offesa ma un dato di fatto. La situazione in cui ci siamo trovati tutti dipende anche da chi non è stato in grado di rendersi conto di quanto stesse accadendo.

Troppo presi a mettere insieme il pranzo con la cena e il denaro necessario a pagare tasse sempre più esose, gli italiani non si sono accorti del danno che hanno cagionato a se stessi. La nazione è allo sbando, uccisa dall’incapacità, degradata dallo sperpero, umiliata dall’incompetenza.

In una situazione allucinante, nessuno poteva immaginare che potesse arrivare l’aggravante. Che si è presentato alla porta dell’esistenza di ognuno, invisibile ma aggressivo allo stesso tempo. Il Covid-19non ha bussato, ha sfondato le porte della nostra vita privata, ha negato a tutti la possibilità di pararsi dallo tsunami, ha scomposto quelle poche certezze fatte di quotidianità, riproduzione degli stessi gesti, abitudini. Piccole cose quotidiane che mantengono sano il cervello, in special modo in tempo di crisi.

Un virus inatteso e sconosciuto, in un periodo storico in cui al governo siede chi è capace solo di firmare decreti legge creati però da chi è in grado almeno di mettere per iscritto due parole messe in croce. L’avanzata della diffusione del contagio contrastata inizialmente a cannonate composte da slogan atti a non far perdere la trebisonda “Va tutto bene, madama la Marchesa, tranquilli italiani”. L’evidenza dei fatti ha fatto emergere un’altra criticità evidente ma da troppi non compresa in tempo utile: l’importanza di essere partecipi, collettivamente, alle vicende della nazione quando si parla di politica, di economia, di diritti civili, di welfare, di sanità.

Oggi paghiamo il pegno di aver lasciato, a una maggioranza d’italiani, la decisione finale su chi dovesse decidere ogni ambito dell’esistenza umana. Oggi tutti si accorgono che gli ospedali non sono attrezzati per le grandi emergenze, che molte strutture sono state addirittura chiuse - nel Lazio un vero genocidio sanitario sotto il governo Zingaretti - che si può morire di virus, ma anche di mala politica. Nell’ultimo decennio questa nazione è stata lasciata nelle mani degli italiani che hanno scelto, a maggioranza, le persone sbagliate per gestire un paese già deturpato da scandali e ruberie. 

Bisogna sperare di esser fortunati dalla nascita, e di vivere nei rari territori amministrati in maniera saggia e competente, ma in questo caso con l’arrivo del Coronavirus, anche i migliori stentano a trovare rimedio all’aggressore invisibile.

Da questa situazione, si confermano in maniera palese e assoluta alcune cose: gli italiani sono razzisti contro i propri simili, non sanno autogestirsi, vanno nel panico immediatamente, sono capaci di far del male a se stessi e a chi hanno intorno. Non lo dico io, lo dicono i fatti. In questi giorni gli irresponsabili sono molti e lo dimostrano costantemente: tornano al paesello natio prendendo d'assalto i treni e migrando da Nord a Sud col rischio di diffondere maggiormente il virus, non onorano le indicazioni - caotiche a dirla tutta - emanate dal governo, si accalcano in fila per depredare i supermercati. Mettono a rischio se stessi e tutta la comunità.

Incapaci di scegliere chi deve dirigere il paese, incapaci di comprendere ciò che accade, incapaci di controllare le emozioni, in special modo quelle peggiori, incapaci di autoregolarsi per non determinare un effetto domino negativo in caso di emergenza.

Quando la situazione Coronavirus sarà rientrata, perché dovrà rientrare prima o poi, ricordate quanto vi dico ora: con le aziende costrette a chiudere i battenti, le attività bloccate, gli esercizi commerciali in crisi, l'economia in dissesto, si assisterà a ciò che accade alla fine di una grande guerra. Gli stipendi subiranno un abbattimento, che si aggiungerà ai già scarsi introiti dei lavoratori. I cittadini dovranno adeguarsi a nuovi scenari economici disastrosi.

Saremo chiamati tutti a contribuire per salvare la nazione. Non è dettp che, nel frattempo, il governo non decida di mettere le mani sui risparmi degli italiani che sono conservati fondamentalmente attraverso Cassa Depositi e Prestiti: da anni tentano di statalizzare CdP e trasformarla in banca di Stato, ora il momento è tragico e quale migliore risorsa da depredare se non questa?

Nel frattempo abbiamo 30.000 militari statunitensi sul nostro territorio, impiegati nella maxi operazione "Defender Europe 20". Per "monitorare la situazione Coronavirus". Dicono. 

Dobbiamo comunque attendere l’evoluzione di questa ennesima sciagura, di cui anche stavolta conosciamo la data d’inizio ma non della scadenza. La morale della storia poteva essere diversa, ma non lo è e resta sempre la stessa. 

Concludo con un appello a tutti gli italiani: siate responsabili. #RESTIAMOACASA 

Foto di Elijah Lovkoff da Pixabay 




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