mercoledì 25 novembre 2020 - Alberto SIGONA

La metamorfosi del Milan

Da circa 5 mesi il Milan sembra alle prese con una mutazione incredibile che gli permette di dare una forma ben delineata ai propri sogni Scudetto.

Sì è vero, siamo solamente alle prime 8 giornate di Campionato, ed in genere, quando ci si trova a questo punto, i giudizi, le considerazioni, le analisi e le relative previsioni sono suscettibilissime di variazioni d'ogni gamma, ed il rischio di vederli inabissare nel ridicolo è tutt'altro che remoto. Il pericolo di essere smentiti nel volgere di un amen è sempre dietro l'angolo, perciò è quanto mai saggio tenere un profilo basso e possibilmente imperscrutabile. Tuttavia, pur con tutte le riserve del caso, troverei osceno eludere dalle proprie osservazioni il Milan di Stefano Pioli. Trascinato da un rigenerato Zlatan Ibrahimovic, dal post lockdown dello scorso torneo di massima divisione il team rossonero sembra aver subìto una trasfigurazione eccezionale, che in pochi avrebbero potuto immaginare. Nel volgere di pochi mesi la squadra ingolfata, confusionaria e dal gioco “insipido” che si dilettava sul rettangolo verde ha decisamente ceduto il passo ad una compagine completamente revisionata in meglio. Il Diavolo da brigata allo sbaraglio s'è trasformato in un'armata compatta, volitiva e quasi inespugnabile, di quelle in grado di vedersela con qualsiasi battaglione e di sfondare qualsivoglia linea di sbarramento. Il gioco appare fluido e lineare (Bruno Pizzul direbbe “arioso”), il ritmo sostenuto, la concretezza rigorosamente a portata di mano, anzi...di piede (o di testa) di quell'Ibra...cadabra che non fa altro che tradurre in pratica la complessa teoria elaborata dai suoi compagni. Se Kessie, Bennacer e Saelemaekers sono la materia prima, lo svedese è colui che confeziona il prodotto finito, colui che lo imballa e colui che lo spedisce a destinazione (ovvero alle spalle dei portieri avversari). Pur essendo responsabile di ben 10 reti su 6 partite disputate nonché il leader carismatico indiscusso ed imprescindibile, Ibrahimovic però non è l'unico artefice della rinascita rossonera. La compagine meneghina, per capirci, non è il classico contingente che trae la sua forza unicamente da un militare, affidandovisi anima e corpo. Non è la provinciale di turno che privata del suo bomber si perde per strada o quella abituata alla filosofia del “palla lunga e che Dio ce la mandi buona”. La squadra rossonera è invece ben assemblata, costruita con perizia, senza lasciare nulla al caso. Ragion per cui la squadra lombarda ha tutto il diritto di presumere che questo periodo non sia figlio di chissà quali contingenze favorevoli o di particolari congiunzioni astrali, ma al contrario ha tutta l'aria di essere il basamento ben solido di una renovatio imperii tutt'altro che improbabile. Quella che sino a poco tempo fa aveva i contorni di una sensazione, adesso sta assumendo le vive sembianze di una concreta realtà. E la stagione corrente potrebbe prestarsi diligentemente ad assecondarne le aspirazioni idilliache. Per la prima volta dopo quasi un decennio, infatti, non s'intravede una formazione che possa dettar legge in maniera indisturbata. La feroce dittatura della Juventus sta probabilmente esalando l'ultimo respiro, e l'Inter, data da molti come pronta a seguirne la regale scia, non pare ancora matura per il grande salto di qualità. Le altre, a cominciare da Roma e Napoli, potranno tuttalpiù aspirare a qualche sortita di circostanza. Ed il Sassuolo?

 

Alberto Sigona

Foto di chatst2 da Pixabay 




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