sabato 17 ottobre 2015 - angelo umana

La madre: un film di Angelo Maresca

La Madre è un film interessante del 2014 – opera prima di Angelo Maresca, tratta dal romanzo breve di Grazia Deledda - e molto attuale se, tra gli altri, un tema può essere considerato il celibato dei preti. Proprio nel nostro tempo Papa Bergoglio, il “ripulitore”, fa venir fuori come mai prima tutte le brutture e gli insoddisfatti o parzialmente soddisfatti bisogni fisiologici nascosti sotto le tonache, al punto da chiedere pubblicamente scusa per gli scandali ecclesiastici. A differenza di Woytila, immancabilmente santo, e di Ratzinger, anziano e stanco quasi come Celestino V° per occuparsene.

Ma sotto le tonache ci sono istinti, nei cervelli (sedi di quanto chiamiamo anima e cuore) ci sono passioni, talmente forti come in tutti i comuni mortali da travolgere i princìpi e le regole imposte ai religiosi, queste sì contro natura. Il don Paolo del film (Stefano Dionisi) non può resistere alla conturbante Agnese (Laura Baldi), una fedele del suo gregge, e sarebbe difficile resisterle anche ad ogni laico. Del resto don Paolo ha parole sagge per chi gli si rivolge, la sua morale è più elevata di quella di tanti appartenenti a congreghe e che sono “chiacchiere e distintivo”. In che viene diminuita la sua saggezza e la sua fede se lo si lascia amare liberamente? E’ allontanandosi da Dio che si può vivere una vita altamente morale, viene detto nel film, e più che da Dio bisognerebbe allontanarsi da norme che uomini di potere (religioso) hanno stabilito.

Chi congiura contro questo forte e irrinunciabile desiderio dei due è la madre di don Paolo, Maddalena è il suo nome d’obbligo (una stellare Carmen Maura), preda di convinzioni che sconfinano nella pazzìa, e giù preghiere e rosari. Lei che era stata violentata su una spiaggia da ragazza ha scelto la vita di “perpetua” di suo figlio, che vuole trattenere ad ogni costo tra le mura di una cittadella che sembra il Vaticano, con le colonne simili a quelle del Bernini.

Figurarsi la gelosìa per quella mantide di Agnese, una tenzone tra donne. Interessante che le scene sacre e quella strana chiesa ultramoderna, disseminata di croci sui muri di marmo bianco, siano in un ambiente luminoso, quasi celeste, contrapposto ai colori bui della canonica dove sembra risiedere l’espiazione di Maddalena, il senso di colpa e i dubbi sul viso di don Paolo. Alle fissazioni di Maddalena contribuisce il fantasma del precedente parroco, don Quirico (Luigi Maria Burruano), lui sarebbe responsabile del traviamento del figlio. Appare a Maddalena e la irride: La bestemmia libera l’anima. Desideri passioni egoismi paure sesso morte… tutto questo non è nient’altro che la vita.

 




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