mercoledì 26 giugno - Pressenza - International Press Agency

La libertà di Assange è una vittoria di tutti, ma la sua condanna è una grave intimidazione per tutti i giornalisti liberi

Dopo oltre 5 anni in carcere, Julian Assange è stato liberato. 

di  Rete #NOBAVAGLIO

(Foto di Rete No Bavaglio)

La notizia ci rende felici perché la RETE #NOBAVAGLIO ( insieme a tante altre associazioni a partire da Free Assange Italia e Articolo 21 e alle organizzazioni di categoria come Fnsi e Odg), ha lottato in questi anni per chiedere la scarcerazione e per denunciare la grave ingiustizia e persecuzione subita dal fondatore di WikiLeaks per aver informato l’opinione pubblica, pubblicando notizie che documentavano i gravi crimini commessi durante le guerre in Afghanistan, in Iraq e le torture sui prigionieri a Guantánamo. Questo risultato è stato raggiunto grazie a una mobilitazione globale che ha difeso Assange come simbolo della libertà di informare contro il chiaro tentativo di mettere sotto accusa il diritto di informare i cittadini senza sottostare a censure e bavagli da parte delle super potenze occidentali.

Julian Assange per tornare libero e lasciare il carcere nel Regno Unito ha dovuto però dichiararsi colpevole davanti a un tribunale statunitense, patteggiando la pena relativa alla fuga di notizie riservate sulle violenze commesse dall’esercito Usa in Iraq e Afghanistan. Ha dovuto accettare di dichiararsi colpevole del reato di “aver cospirato per ottenere e divulgare documenti riservati della difesa nazionale degli Stati Uniti”. La volontà del governo statunitense di perseguire a livello giudiziario e arrivare alla condanna di Assange per il solo fatto di aver svolto il proprio lavoro di giornalista costituisce però un precedente molto grave e preoccupante che assume un chiaro intento intimidatorio nei confronti di tutta la libera informazione.

Noi ribadiamo che il giornalismo e l’informazione non sono un crimine.




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