lunedì 10 settembre 2018 - Paolo Giardina

La leggenda dell’astuto Matteo Salvini… e dell’ingenuo…

Così come l’”Odissea” segue all’”Iliade”, e i due poemi, per avere l’esatta visone dell’insieme, vanno letti con questa cronologia, allo stesso modo occorre leggere la nostra storia.

L’Iliade, racconta della “guerratra Matteo Salvini e la Magistratura, non narra l’intera vicenda della guerra tra politica e Magistratura, ma soltanto i giorni che vanno dal presunto reato all’arrivo della “missiva”.

L’Odissea si concentra sul viaggio di ritorno di Matteo Salvini, che “frena” sull’attacco ai magistrati.

Tra i due “poemi”, accade qualcosa…

L'altro vice presidente del Consiglio Luigi Di Maio, prima privatamente, poi a beneficio social, richiama il suo collega imponendogli il rispetto e obbligandolo a piazzarsi “sotto la legge”.

Questi sono i fatti, la ribalta, il luogo in cui si concretizza la scena, poi ci sono i retroscena, dove si discute della scena.

Ecco, ritorniamo all’Iliade.

La leggenda narra che l’astuto Ulisse, dopo un assedio decennale alla “fortificata” Troia, con un colpo da eroe, s’inventò un geniale stratagemma per penetrare nella città e distruggerla: il “mito del Cavallo di Troia”.

Tramandato per millenni, non è narrato dagli “Omeridi” nell‘'liade ed è solo accennato nellOdissea. Strano, la “più mitica” delle leggende mitologiche, non trova compiutezza nei più mitici” dei poemi epici, ma viene raccontata da Virgilio, nellEneide.

Con un salto “epocale” ritorniamo ai nostri giorni.

L’astuto Matteo Salvini, al cospetto di un ingenuo Luigi Di Maio, servendosi del “cavallo”, ricevuto in prestito dai magistrati, conquista l’Italia.

La storia è scritta, purtroppo non è una leggenda.




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