martedì 6 marzo 2018 - YouTrend

La giornata tipo di un seggio elettorale

La cronaca dettagliata di un aspetto fondamentale nella giornata dell’espressione democratica per eccellenza: regole, ruoli e operazioni del seggio elettorale alle elezioni politiche.

A cura di Francesco Magni)

La giornata tipo di un seggio elettorale non è una giornata. Sono più giornate. Ed è un’esperienza di vita.

Tutto comincia il sabato pomeriggio. Mentre il resto del mondo sonnecchia sul divano e si prepara agli anticipi di Serie A, migliaia di persone in Italia si rinchiudono in un’aula scolastica ad aprire scatole e scatoloni, timbrare e vidimare schede elettorali, arredare al meglio per le (lunghissime) giornate che seguiranno.

Andiamo con ordine: ore 16 del sabato. Innanzi al portone principale della scuola si radunano i Presidenti dei seggi che sono stati chiamati a lavorare nelle sezioni elettorali ivi allestite. Con loro ci sono i rispettivi Segretari di sezione, che gli stessi Presidenti provvedono a contattare e a convocare.

I Segretari svolgono un ruolo importantissimo e spesso poco conosciuto. Assistono il Presidente in ogni operazione e, soprattutto, compilano i verbali con cui si dà conto a eventuali verificatori di ciò che è accaduto al seggio. Numero di elettori (uomini e donne) iscritti nei registri, numero di votanti, schede valide, bianche, nulle e così via.

Poi, ovviamente, gli scrutatori. Fare lo scrutatore non è una cosa semplice ma neanche così complessa. Con un minimo di attenzione e di ordine anche i meno esperti possono svolgere egregiamente il proprio compito e far sì che il lavoro di tutto il seggio prosegua con tranquillità – e, soprattutto, che le operazioni di scrutinio non finiscano all’ora di pranzo del lunedì.

A margine di tutto ciò operano i rappresentanti di lista. Alcuni si presentano a loro volta alla costituzione del seggio alle 16 di sabato, altri hanno già provveduto a depositare la propria nomina.

Ma se l’assenza del voto disgiunto semplificherà non poco la vita degli scrutatori, a complicare le operazioni di voto ci sarà il vero spauracchio di queste elezioni: il tagliando antifrode. La sua funzione principale è quella di evitare il controllo del voto, come nella nota scena di Gomorra. I tagliandi vanno preparati proprio il sabato. Le schede elettorali, infatti, vanno timbrate, vidimate e, per la prima volta, occorre anche apporrvi nello spazio preposto questo oramai famigerato tagliando antifrode.

Così, terminate le operazioni, vengono sigillate le finestre con del nastro adesivo (a sua volta timbrato e firmato sull’intersezione) e allo stesso modo si procede con l’urna e con la porta dell’aula, protetta anche da un lucchetto.

Il giorno successivo, la domenica, l’appuntamento al seggio è alle 6:45, perché alle 7 arrivano (e sì, arrivano sul serio) i primi elettori. Nell’aula è tutto predisposto come il giorno prima: le cabine, il tavolo con i registri per le file (separate) uomo/donna, il tavolo in disparte dove il Segretario inizia a compilare l’ennesimo verbale. Arriva il primo elettore: si controllano i documenti, si timbra la tessera elettorale e, soprattutto, si avverte l’elettore della novità del tagliando antifrode.

Fino a oggi, durante le operazioni di voto, gli elettori dopo aver espresso il proprio voto all’interno della cabina ripiegavano la scheda e la imbucavano personalmente nell’urna. Da queste elezioni, invece, ogni scheda avrà un tagliando con un numero di serie, che verrà annotato e verificato dal Presidente. Se tutto è in ordine la scheda viene inserita nell’urna. In questo modo sarà impossibile (si spera) procedere alla sostituzione della scheda. È essenziale, dunque, che il tagliando venga staccato da un membro del seggio, PRIMA che la scheda venga depositata nell’urna.

E in tutto ciò, che fanno i rappresentanti di lista? Ovviamente non sono membri necessari del seggio. Le liste possono nominarli o meno e, nel caso, i rappresentanti possono decidere di essere presenti sempre oppure di esserci solo durante lo spoglio. Nel caso in cui siano presenti possono stare nell’aula ove si vota con il cartellino esposto ovvero fuori dall’aula(per esempio nel corridoio) e senza esporre simboli politici. Non possono in alcun modo fare propaganda di alcun tipo o prendere parte alle vere e proprie operazioni di seggio.

Il Presidente provvede a comunicare l’affluenza a metà mattina e metà pomeriggio. E così, ora dopo ora (ed elettore dopo elettore) si arriva alle ore 23. Ultimate le operazioni di voto, il Presidente le dichiara chiuse e il Segretario provvede alla redazione dell’ennesimo verbale. A quel punto si comunicano al messo del Sindaco i dati definitivi sull’affluenza e si preparano le prime buste, con quella parte di materiale che viene immediatamente inviata all’Ufficio Elettorale centrale (elenchi degli elettori e altri documenti a quel punto non più utili).

Da questo momento inizia la fase più calda, quella dello spoglio. Si apre, per prima, l’urna contente le schede per l’elezione del Senato della Repubblica. Per ogni scheda, aperta dal Presidente, il voto viene proclamato e annotato sulle tabelle di scrutinio.

Affinché le cose vadano bene sono necessarie due cose: che i conti tornino (i.e. che il numero di schede corrisponda a quello degli elettori) e che non ci siano voti “strani” forieri di dubbi e, soprattutto, di contestazioni.

Nella seconda (e, purtroppo, assai più probabile) ipotesi, se il rappresentante di lista desidera contestare un voto, le ragioni di tale contestazione vengono messe a verbale (indovinate un po’ da chi? Esatto: dal Segretario) e a quel punto il Presidente deve decidere se considerare provvisoriamente quel voto valido o meno. A seconda della decisione la scheda verrà inserita in una diversa busta (“Schede contestate e provvisoriamente assegnate” o “Schede contestate e provvisoriamente non assegnate”) per poi trasferire l’onere della decisione definitiva all’Ufficio elettorale centrale. Palla a voi, grazie e arrivederci.

Dopo una breve (e sacrosanta) pausa si procede con lo scrutinio delle schede per l’elezione della Camera dei Deputati. Di nuovo: tabelle di scrutinio, verbali, schede valide, contestate, bianche e nulle.

Finalmente si finisce. Si firmano gli ultimi verbali, si stacca il nastro adesivo del giorno prima, si salutano i membri degli altri seggi e il personale di polizia con cui si è giocoforza familiarizzato. È piena notte, metà del Paese è incollato a guardare le maratone, l’altra metà pensa già alla prossima di campionato.

Un membro del seggio è incaricato di recarsi all’Ufficio centrale per consegnare il tutto, accompagnato da personale del Comune o da un taxi appositamente convocato. Gli altri si avviano verso casa o a brindare alla fine delle operazioni in qualche pub open all night. Tra mille difficoltà e mille sbadigli si è servito il proprio Paese. E si va a letto contenti, al di là del risultato elettorale.




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