mercoledì 19 novembre 2014 - antonio cianci 251039

La follia di una classe dirigente

Il paese, letteralmente, è distrutto. Fiumi che straripano, laghi che esondano, colline che franano. Le famiglie e le aziende colpite da simili calamità sono alla disperazione, hanno perso tutto, né hanno alcuna speranza di poter ricavare qualcosa da uno Stato in bolletta; le periferie delle grandi città sono percorse da sintomi sempre più angoscianti di disagio e di ribellione sociale. Ma i nostri politici sono preoccupati della legge elettorale: se bisogna adottare le preferenze o meno, quali soglie di sbarramento per proteggere ciascuno il proprio seggio, quale premio di maggioranza, quali privilegi conservare e così via. 
 
I sindacati pensano a scioperi generali inutili, a fare un braccio di ferro con il governo sull'art.18 dello statuto dei lavoratori, ma non hanno detto una parola sulle responsabilità loro e dei politici circa i disastri, la disoccupazione, e i mille gravissimi problemi che attanagliano cittadini, famiglie ed imprese.
Mai un'autocritica, una parola contro le storture, i privilegi loro e del sistema marcio ed insopportabile che hanno creato. Mai una proposta su come attirare quei capitali che servirebbero per creare occupazione. Niente. A tutto deve pensare uno stato praticamente fallito. Intanto, a mo' d'esempio, non un euro dei fondi europei viene speso, quando accade, per creare attività produttive. No, quasi sempre i finanziamenti europei finiscono in spesa corrente, in progetti di formazione professionale o peggio.
 
La realtà e l'esperienza non contano. Contano per lorsignori i principi ideologici, dietro i quali spesso si celano i loro interessi innominabili. La colpa è sempre degli altri, dell'egoismo dei padroni, di complotti di sedicenti poteri forti, che hanno spesso proprio le loro sembianze o dei loro compagni di merende.
Gli unici provvedimenti che puntualmente propongono riguardano patrimoniali e tasse a danno dei cittadini e di chi lavora, produce e rischia; mai sono rivolti al taglio o alla riduzione dei propri privilegi, sinecure e vantaggi, che sono tantissimi e non tutti conosciuti.
 
A questo spettacolo d'indecente e spudorata irresponsabilità contribuisce anche gran parte dei media e della stampa. Nessuno ama esporsi più di tanto, per paura di scomodare i padroni, i potenti protettori di riferimento, perdere prebende e paga per il lesso. Per cui bisogna barcamenarsi, fare il pesce in barile, lanciarsi in generici, quanto vuoti, discorsi che non dicono nulla e quindi non possono avere conseguenze. I pochi veri intellettuali opinionisti di rango non vengono mai invitati, o si sottraggono a questo bailamme frastornante. Il Paese ha bisogno di verità, ma nessuno gliela dice, ha bisogno di sperare e di fiducia, ma l'esempio che gli piove addosso è sconsolante.
 
La cecità di questa classe dirigente mi ricorda il proverbio latino che dice che " il Padreterno toglie il senno a coloro che ha deciso di mandare in rovina." 
Forse è proprio così. È una classe dirigente folle.
 
 
Goto: Frédéric BISSON, Flickr
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
             
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  



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