venerdì 29 settembre 2023 - Phastidio

La diversione di Giorgia e l’assedio della realtà

La premier rafforza la comunicazione che ci accompagnerà nei prossimi mesi: vittimismo con ricerca di capri espiatori ed esaltazione di una realtà alternativa e immaginaria sull'economia

Aprendo l’assemblea nazionale di Fratelli d’Italia, la premier Giorgia Meloni ha dato fondo al suo noto repertorio di assertività, quello che ne ha plasmato il personaggio di underdog che, con una ferrea forza di volontà e lottando contro le forze oscure della galassia, arriva in vetta. Oggi, poi (tu guarda l’interessante coincidenza) è il giorno in cui arriva in libreria “La versione di Giorgia“, frutto di approfondita e fruttuosa conversazione col direttore del Giornale, Alessandro Sallusti.

Che poi sarebbe una sorta di sequel, attualizzato con le gesta di Chigi, di “Io sono Giorgia“, autobiografia di Meloni. Disclosure: ho questo libro ma non sono riuscito a schiodarmi dal primo capitolo. Prometto che prima o poi eserciterò tutta la mia forza di volontà e lo leggerò. Della “versione”, praticamente ci sono stralci su tutti gli organi di stampa, come è giusto che sia. Il Tg1, che con la nuova direzione ha deciso di essere sul pezzo prima e meglio degli altri, addirittura ha preceduto la pubblicazione, con intervista a Sallusti nell’edizione delle 20 di lunedì 11 settembre. Le breaking news della nostra vigile stampa.

IO SONO GIORGIA, FACCIO LA VITTIMA

Meloni, alla plenaria di partito, ha tirato fuori la sua celebre assertività, che poi è un modo vecchio quanto il mondo per galvanizzare l’uditorio e i seguaci. Il problema di Meloni è che, assieme all’assertività, si porta dietro un vittimismo piuttosto stucchevole. Di questo discorso tralascerei quindi la previsione secondo cui “attacchi e trappole si moltiplicheranno, il dibattito politico si farà ancora più feroce, i tentativi di disarcionarci pure”.

Meloni appare consapevole che soldi non ce ne sono, quindi è a metà dell’opera. I suoi cantori ci informano che sta attraversando l’inferno, tenendo per mano la Nazione: guerre, inflazione e quant’altro. Nulla che non fosse noto, in larga misura, alla conferenza programmatica di Milano di maggio 2022, quando i Fratelli d’Italia iniziarono a disegnare le costose mirabilie che avrebbero realizzato una volta giunti al governo.

Ma la realtà vince sempre: sull’odio, sul fango e sulle trappole. Purtroppo, vince anche sui sogni e sui desideri. Motivo per cui prevedo che, a fronte di resistenze della realtà a dare il via libera, Meloni e compari moltiplicheranno la ricerca di capri espiatori, dopo il povero Er Moviola, al secolo Paolo Gentiloni, che in questi giorni sta venendo “massaggiato” dalla stampa di destra e accusato delle peggiori nequizie. Presto anche del meteo avverso.

Addirittura, ho letto che questi attacchi a Gentiloni sarebbero di natura preventiva perché il commissario Ue, quando tornerà a Roma, dovrebbe sostituire la generatrice casuale di bigliettini progressisti dei Baci Perugina, al secolo Elly Schlein, quando la medesima sarà implosa dopo l’ultimo giro di riff, alle Europee, dopo essersi fatta portare a spasso dalla ficcante dialettica dell’uomo che si solleva da terra tirandosi per la pochette, gratuitamente.

Ma ce ne sarà anche per i “disfattisti” che “godono” quando vengono pubblicati dati macro non esaltanti. Personalmente, in questi lunghi anni, ho sempre segnalato quelle che erano aspettative irrealistiche dei governi di turno. Pressoché sempre ho avuto ragione. Nessun godimento, quindi, ma trovo buffo che l’imperativo sia quello di essere positivi e ottimisti perché altrimenti escono dati deludenti. Avete mai provato con un corno rosso? Magari funziona. O anche nero, se avete problemi armocromatici.

CAMPIONI D’EUROPA DI CRESCITA IMMAGINARIA

C’è un passaggio del discorso di Meloni all’assemblea di partito che vorrei tuttavia rimarcare. Sempre quello, che torna con cadenze ossessive: una crescita economica italiana “sopra la media europea”. Se fino a qualche settimana fa questa poteva essere affermazione vagamente fattuale, direi che oggi le cose sono un filo differenti. In che senso?

La Commissione europea ha pubblicato proprio ieri, in ritardo di un paio di mesi ma con dati aggiornati, la Summer Forecast. Ora, ripetete con me: le previsioni economiche sono previsioni, non leggi fisiche. Sono costruite con dati prevalentemente a bassa frequenza e in base a relazioni tra variabili economiche che sono necessariamente fluide e, soprattutto, modellizzate. Una previsione economica ci dice, al più, direzione e velocità presunte di un sistema economico, in funzione del modello adottato.

Ciò pedantemente premesso, per il 2023 la Commissione prevede la crescita italiana a +0,9% e quella media per la zona euro a +0,8%. “Visto? Ha ragione Meloni!”, diranno i più entusiasti tra i miei lettori. Capisco che, argomentando così, siamo in modalità quattro passi nel delirio, ma prendiamo per buona la cosa. Che dire, invece, per il 2024?

Qui le cose si complicano. Ve l’ho già segnalato settimane addietro, lo confermo alla luce delle previsioni aggiornate. Secondo i modelli, nel 2024 l’Italia frena. Tanto che la Commissione Ue prevede per noi un +0,8% e per l’Eurozona un +1,3%. Altro caveat enorme: occhio, perché i modelli non possono sapere che la Germania è avviluppata in una crisi strutturale del suo modello di sviluppo e di conseguenza potrebbe mancare il rimbalzino atteso per il prossimo anno. E noi con lei.

Ma a parte questa e altre avvertenze, l’Italia è attesa a una legge di bilancio 2024 molto impegnativa. Si parla di un fabbisogno di circa 30-35 miliardi, come saprete. E c’è un problema: il documento di economia e finanza (Def) pubblicato la scorsa primavera vedeva la nostra crescita per il 2024 a +1,5%. Oggi, le stime sono pari a circa la metà. Il che vuol dire deficit aggiuntivo, oltre il famoso fabbisogno di 30-35 miliardi. Anche correggendo per la fase del ciclo economico divenuta avversa, il peggioramento esiste.

A fine settembre, il governo presenterà la Nota di aggiornamento al Def (NaDef), da cui si capirà l’ampiezza del deficit. Ma direi sin d’ora che una crescita 2024 superiore all’1% faremmo meglio a scordarla. Nel senso che proprio non è nei modelli, qui e ora. Ed è sui modelli che si validano le previsioni economiche. Quegli stessi modelli che Meloni oggi usa per fare il giro di campo e proclamare che cresciamo più della media europea. Nel 2023.

IL SIGNOR MALAUSSÈNE GENTILONI

Il governo italiano non può mettere a bilancio 2024 una crescita di 1,5%, e direi oggi neppure di 1 e spiccioli, perché questi numeri non sarebbero validati. In primo luogo dall’Ufficio parlamentare di Bilancio, e poi dalla Commissione Ue.

Quindi, questo è il problema. Certo, potremo sempre dire che c’è un complotto contro le nostre previsioni e che il signor Malaussène Gentiloni ci ha messo lo zampino e la maglietta, ma il risultato finale non cambierebbe.

Quindi, e qui finalizzo il mio pensiero: gentile premier, perché menarla tanto con questa “crescita superiore alla media” che semplicemente non esiste sul 2024, previsioni alla mano? Soprattutto, Meloni si è chiesta per quale motivo le previsioni “spengono” la nostra crescita e ci collocano ancora una volta contromano rispetto al resto dell’eurozona? Ecco, mi piacerebbe avere un/a premier che riflettesse su questo, anziché ripetere ossessivamente che siamo i migliori, i più credibili, i più ganzi.

Aspetterò a lungo ma anche Meloni deve fare attenzione, perché questi scoppi di vittimismo rischiano di portarla a condotte di cui potrebbe pentirsi. E con lei potrebbe pentirsi ‘aaa nazzzione. Quindi, sia underdog sino in fondo: lavori con realismo, tenga gli occhi sulla realtà ed eviti di farsi circondare da questa insostenibile pletora di corifei che passano le giornata a turibolare sui suoi passi. Ricordi l’eterna legge: una volta caduta lei, i camerieri si fionderanno a soccorrere un nuovo ristoratore.

Photo by governo.it – Immagini messe a disposizione con licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT




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