venerdì 20 aprile 2018 - Emilia Urso Anfuso

La disumanizzazione della politica

 

A cosa serve la politica nella vita di milioni di cittadini? A garantire che, la gestione delle priorità umane – quali la salute, il lavoro, la pensione, la vecchiaia, la famiglia – sia fatta in maniera tale da soddisfare le esigenze della popolazione.

Come fa la politica a gestire questi ambiti così sensibili e importanti per l’esistenza umana? Attraverso i dicasteri o, come vengono denominati nel nostro paese, i ministeri, ognuno dei quali ha l’incarico – appunto – di prendersi l’onere di gestire e programmare le esigenze umane, oltre che di proporre campagne di informazione e sensibilizzazione sui temi che tratta direttamente.

Queste esigenze necessitano di un’organizzazione amministrativa, in grado di gestire il denaro che confluisce nelle casse di ogni singolo ministero, attraverso i finanziamenti dello Stato. E’ questo lo scopo dell’esistenza dei ministeri, non altri.

Da dove arriva il denaro che confluisce, attraverso i finanziamenti dello Stato, nelle casse dei vari ministeri? Dalle tasse e dalle imposte che ogni singolo italiano versa, in una nazione col livello più alto, su base europea, per ciò che riguarda la pressione fiscale.

Fin qui, ciò che dovrebbe essere, se vivessimo in una nazione sana.

Invece, tutto questo è divenuto pura utopia.

Perché e da quando? Il perché, è sotto gli occhi di chiunque non viva coprendosi costantemente gli occhi con la famosa fetta di prosciutto. I ministeri e i politici che li dirigono, non utilizzano il loro incarico per gestire al meglio le esigenze della popolazione. I ministeri sono diventati, da anni, una produzione schizofrenica di burocrazia, voti di scambio (posti di lavoro), poteri di vario livello, utilizzo insano delle risorse economiche, sprechi miliardari.

Alla seconda domanda – da quando? – posso rispondere: da quando la politica ha capito che era giunto il momento di convertire il proprio ruolo da amministratori saggi e onesti della vita di milioni di persone, in aguzzini. E chi ha permesso tutto ciò? Molto è da ricondurre alla cosiddetta “crisi economica internazionale”, che non è scaturita da una carenza di moneta, bensì dalla decisione – a livello mondiale – di creare un’umanità divisa tra poche persone che detengono potere, anche economico, e miliardi di altre persone che sostengono quotidianamente questo potere, politico ed economico. In questo articolo, pubblicato nel 2015, spiegai da cosa deriva la "crisi economica mondiale": "Crisi economica: come le banche hanno sconfitto l'umanità".

Misure quali ad esempio la cancellazione, di fatto, del diritto alla pensione nel nostro paese, scaturisce dall’aver mal gestito – anche in ordine di cattiva amministrazione dei fondi – il denaro dei cittadini. Quando fu deciso di accorpare altri enti all’INPS – ad esempio l’Impdap – in effetti non si creò un maxi ente previdenziale, ma si fecero confluire i debiti di vari enti nei bilanci dell’INPS - già fortemente compromessi – per salvaguardare gli enti stessi, non la popolazione.

Quanti cittadini italiani sono a conoscenza del fatto che lo Stato ha creato un buco di ben 23 miliardi all'Impdap non versando i contributi ai dipendenti pubblici? Si: è questa la realtà. Lo Stato, che obblica i cittadini a versare i contributi, non li versa a sua volta. Di conseguenza possiamo dire che, lo Stato italiano è il primo evasore fiscale della nazione.

Nel 2011, lo ricordate tutti, fu deciso che in Italia era necessario realizzare un “governo tecnico”. Di tecnico, il governo Monti, aveva davvero molto poco, ma vallo a spiegare alla gente comune, che non è detto debba essere esperta di politica e strategie politiche ed economiche. 

Quel governo, servì – anche – a iniziare il processo di distruzione del diritto alla pensione, attraverso la famigerata “Legge Fornero”, che creò un’infamia sociale con la creazione di un nuovo soggetto: l’esodato. Persona che non lavora per raggiunti limiti di età, ma non va in pensione, almeno fino a che non decide il governo. Monti, sia chiaro, non è solo un professore e un tecnocrate: è un uomo potente. Come spiegai nel 2011, in questo articolo pubblicato il giorno dopo il suo insediamento al governo.

Da li in poi, gli italiani – poco a poco – si sono abituati a perdere diritti civili. La strategia funziona da sempre: se togliessero diritti tutti in una volta, la popolazione insorgerebbe. Se abitui la popolazione alla negazione dei diritti un po’ per volta, per quanto se ne renda conto, non insorgerà. È la cosiddetta “bollitura delle rane”…

La Legge Fornero però, è solo uno dei tanti esempi che posso portare per spiegare il processo di disumanizzazione della politica. La cosa molto chiara, in ogni caso, è che ciò che sta accadendo in Italia, accade ovunque nel mondo. Ed è la conseguenza di quel criterio che ho esposto prima: è in atto una strategia che verte ad abbattere le popolazioni al fine di sostenere quei pochi che fanno parte di un sistema, politico o industriale che sia.

Se tutto questo non chiarisce ancora bene: si guardi a ciò che accade quotidianamente con la giustizia nazionale. O sarebbe meglio chiamarlo “sistema dell’ingiustizia nazionale”. Ti ammazzano un figlio? Non è detto che l’assassino vada in galera, unico luogo in cui dovrebbe albergare a lungo certa gente. Sei vittima di un grave sopruso? Non è detto che otterrai la ragione, anzi.

La magistratura nazionale, evidentemente al comando della politica, sta sostenendo a spada tratta un diverso settore della negazione dei diritti civili. E in questo ambito, è una cosa ancor più grave. A meno che, abbiano deciso che i cittadini inizino a farsi giustizia da soli. Ma non voglio crederci.

Ormai, è più facile che ti ritrovi con la vita rovinata per le tasse non pagate, che per aver ucciso qualcuno. Iniziai più di trent’anni fa a immaginare questa evoluzione, ma era troppo presto, e molta gente mi guardava esterrefatta. Eppure, i segnali c’erano tutti.

Tornando al tema centrale: in molti mi chiedono “Possibile che i politici non capiscano”? oppure “Ma perché il tal politico non ne vuole sapere di uscire dalla politica”? La risposta è semplicissima: innanzitutto, i politici sanno benissimo ciò che fanno contro la popolazione. È la popolazione che stenta ancora a volerci credere. E’ tutto talmente chiaro, talmente palese, che spesso resto basita per le considerazioni di molti cittadini. Cosa devono fare di peggio, affinché la gente capisca? Si pretende per caso che i politici nazionali, magari a reti unificate, dichiarino: “Si, vi stiamo rovinando la vita volutamente perché di voi non ci interessa un fico secco”?

Lo fanno e basta. E mentre lo fanno, recitano la parte dei salvatori della patria e dell’umanità. Che cosa spettacolare che è la speranza. Milioni di italiani, ancora oggi e malgrado tutto, ogni giorno, sperano. Sperano di tornare a vivere e non a sopravvivere. Sperano che arrivi il paladino delle cause perse a trarli in salvo da un futuro ancora più terribile dell’attualità. Sperano che tutti i politici e gli industriali si ravvedano, e inizino a restituire denaro e diritti civili ai cittadini.

Dimenticatevene. Non accadrà mai. Anzi…

Per come siamo messi a livello mondiale, ma anche solo a livello nazionale, le cose peggioreranno alquanto. Continueranno a dirvi che “mancano le risorse economiche” nell’esatto momento in cui con quelle risorse loro campano da intoccabili.

Arriveranno misure ancora peggiori ai danni dei cittadini, e parallelamente prometteranno di sanare situazioni e sostenere diritti civili. Bieco metodo ma alquanto funzionante.

La Comunità Europea, per fare un esempio, ci chiede da tempo una “Fornero Bis”. Cosa fanno i nostri politici, di ogni partito? Promettono di cancellarla. Non parliamo poi del diritto al lavoro. Nessun partito sta avviando processi utili alla creazione di posti di lavoro. Il massimo è stato proporre un “reddito di cittadinanza” che fa accapponare la pelle, essendo la copia carbone della terribile Riforma Hartz, che in Germania ha cancellato i diritti di milioni di cittadini, ma è servita ad aumentare – statisticamente – la percentuale di persone occupate. Nessuno che spieghi come queste persone stanno lavorando e che cosa percepiscono in cambio del loro lavoro. Ne parlai in questo approfondimento pubblicato nel 2013: "Non è vero che la Germania è migliore dell'Italia".

Come se ne esce, da una situazione del genere? Non se ne esce. Non ci sono più possibilità. Ci vorrebbe una risposta corale, da parte di tutta la popolazione nazionale e – allargando il discorso – a livello mondiale, per fermare questo processo infernale di disumanizzazione della politica. Ma come sperare in un evento simile? La gente è divisa. Fanno di tutto, ovunque, per tenere divisi i cittadini.

Ognuno ragiona per sé e a modo suo. Ci sono ancora troppe persone convinte che la politica, a un certo punto, cambierà e finalmente si occuperà davvero delle esigenze della gente.

Mi spiace doverlo ribadire: non accadrà. Badate bene, non si tratta di pessimismo, come a volte mi sento dire. È la constatazione dei fatti, è lo studio approfondito e quotidiano di ciò che accade politicamente ed economicamente. È la conoscenza del tema. Che non fa affatto presagire nulla di buono.

Ne riparleremo, e lo dichiaro fin d’ora: anche stavolta, amerei tanto aver torto.




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