lunedì 12 giugno 2017 - Piero Tucceri

La democrazia secondo... Padoan

Sembra che sia proprio vero: il “volgo disperso che nome non ha” di manzoniana memoria vive in una dimensione atemporale. Come tale, gli risulta ardua la compiuta interpretazione del passato e del presente, così come non sa prospettarsi il futuro.

 La sua rimane pertanto una condizione scandita dall'effimera contingenza. In questo senso depone l'affermazione fatta dal nominato ministro dell'economia Pier Carlo Padoan, che si è così espresso in proposito: "Sotto ciclo elettorale, in Italia ma anche negli altri Paesi, è molto difficile fare dei cambiamenti". E che bisogna pensare a "meccanismi politici che permettono la transizione verso istituzioni più forti, al netto dei cicli elettorali".

Stando alle sue parole, il fatto di chiamare il popolo alle urne, quindi l'intento di operare nel rispetto di uno dei cardini della vera democrazia, rappresenta un pericolo per la società. Si tratta, ben inteso, di un pericolo riguardante non la gente comune, ma gli ambienti finanziari nella cui orbita egli gravita, i quali sono comunque preoccupati dalle iniziative popolari.

In un contesto sociale che fosse minimamente informato alle più elementari regole della democrazia, la sortita del ministro Padoan avrebbe suscitato scalpore. Ma così non è stato, essendo il nostro assetto sociale pesantemente condizionato dalle farneticazioni degli pseudolevogiri “asinistri” coagulatisi attorno a quella eccentrica diramazione del potere finanziario chiamata PD, o, meglio, PDR (Partito Di Renzusconi), le cui scelleratezze hanno irreversibilmente prostrato l'Italia. Stando alla loro “asinistra” rappresentazione delle dinamiche sociali, quella prospettata dal ministro dell'economia, sarebbe addirittura la regola! In questo si traduce il loro concetto di democrazia: di una democrazia ormai irreversibilmente mortificata e svuotata di ogni suo autentico contenuto, grazie anche al contributo offertogli dalla sempre più invalsa orwelliana neolingua, la quale surroga surrettiziamente l'assetto democratico con quello oligarchico. Nella loro surreale concezione degli equilibri sociali, al centro della civile convivenza non si collocherebbe più la sovranità popolare, non espressa attraverso farsesche consultazioni elettorali, bensì la tutela dei loro perversi interessi finanziari.

Le preoccupanti affermazioni del ministro Padoan, sono state recepite con sconcertante abulia dal sempre più anòdino volgo: da quello stesso volgo agevolmente condizionato dalla sempre più allarmante disinformazione di regime, atteso che i mezzi di informazione dovrebbero per contro accompagnare la difficile transizione del volgo verso una organizzazione sociale capace di dimostrare di meritare la difficoltosa conquista della dignità di Popolo.

 

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